Nuovo atto oggi, nell'aula magna del tribunale di Savona, del processo che vede coinvolta Tirreno Power per quanto riguarda la centrale elettrica di Vado Ligure. Ad essere ascoltato è stato il consulente delle difese, l'ingegner Giovanni Micheloni, che ha continuato l'esposizione iniziata nella scorsa udienza e che terminerà presumibilmente nella prossima.
A spiegarlo, in un comunicato, è l'associazione "Uniti per la Salute Odv": "Una lunghissima esposizione che ha spaziato dai problemi sanitari alla fisica dell'atmosfera, dall'epidemiologia all'impiantistica, nell'intento (a nostro avviso, andato a vuoto) di smontare le gravi accuse di disastro ambientale e sanitario a carico di 26 funzionari e dirigenti della centrale termoelettrica di Vado Quiliano".
"Il tentativo del consulente di dimostrare con le sue tesi di come la centrale non avrebbe influito sulla qualità dell'aria - si legge nella nota - esprime un punto di vista piuttosto singolare visto che siamo in presenza di una delle più grandi centrali a carbone d'Italia, che ha funzionato sino al 2014 con tecnologie obsolete".
"Bisognerebbe a questo punto ricordare le mappe di ricaduta degli inquinanti forniti dal dipartimento di Fisica dell’Atmosfera dell’Università di Genova che coincidono con le mappe degli studi del consulente del PM (proprio in quelle aree nell'indagine epidemiologica ordinata dalla Procura della Repubblica, le tipologie dei problemi di salute riscontrati sono compatibili con le emissioni di una centrale a carbone) e le evidenze emerse nelle indagini di biomonitoraggio lichenico che restituiscono un quadro significativo sull'inquinamento del territorio - proseguono dall'associazione - Si ricorda che un altro consulente sempre delle difese, il prof. Loppi, ha ammesso che il biomonitoraggio lichenico è stata una scelta ragionevole e giustificata".
"Riteniamo in ogni caso le tesi esposte dal consulente della difesa non scalfiscano minimamente quanto emerso finora nel processo - sottolineano da Uniti per la Salute - cioè le importanti perizie dei consulenti del PM e lo studio di coorte effettuato dal CNR (massimo ente di ricerca italiano che ne ha anche ottenuto la dignità di pubblicazione su prestigiosa rivista scientifica internazionale) che le ha di fatto confermate, sottolineando anzi che che nei 12 comuni considerati, nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne) del 49%, con punte del 90% per malattie dell’apparato respiratorio negli uomini".
Da qui la considerazione da parte dell'associazione su alcuni dati: "Lo stesso consulente Micheloni ha ammesso valori nelle concentrazioni di Biossido di zolfo emesse al camino di 350-400 mg /Nm3 (quando ricordiamo che il limite massimo previsto dal BREF europeo del 2006 era la metà, ovvero 200 mg /Nm3, essendo il range consentito dalle migliori tecniche disponibili 20-200). Ci risulta anche anche che oltre a SO2 , NO2, CO, CO2 la combustione del carbone emette sostanze quali mercurio, arsenico, nichel, cadmio, piombo, cromo eccetera. Quanto alle polveri sottili, ricordiamo che il prof. Gilli, altro consulente delle difese, ha riconosciuto in udienza precedente, la rilevante maggiore pericolosità del particolato PM 2,5 proveniente da centrali a carbone rispetto alle polveri sottili provenienti da altre fonti (combustione delle biomasse, traffico stradale ecc.) su cui il consulente Micheloni ha ripetutamente, e del tutto impropriamente, richiamato l'attenzione".
"Da quanto ci risulta si era in presenza di un utilizzo di carbone vicino alle 4.000 tonnellate giornaliere che corrisponderebbero a ben 4 treni merci da 1000 tonnellate ciascuno di carbone bruciato ogni giorno in pieno centro abitato. Riteniamo si possa infatti considerare centro abitato una larga fascia di costa e relativo entroterra dove noi viviamo e respiriamo" conclude la nota.