Arrivano i rinforzi: per sostituire l’olio di semi girasole ormai introvabile sul mercato, si potranno utilizzare altri olii, tipo mais, colza, soia e palma.
Una misura eccezionale - emanata dal ministero per lo Sviluppo economico - che permette ai produttori un adeguamento progressivo delle etichette, sulla base delle forniture disponibili. La materia utilizzata dovrà comunque essere segnalata e potrà essere fatto attraverso una etichetta aggiuntiva che evidenzia la sostituzione parziale o totale dell’olio di girasole. Questo non solo per la massima trasparenza verso i consumatori ma anche per segnalare eventuali allergeni all’interno del prodotto.
“Siamo soddisfatti per la risposta tempestiva da parte del ministero - spiega ai microfoni di TargatoCn Alberto Balocco, ad dell’industria dolciaria con sede a Fossano, che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo -. In questo modo potremo garantire la produzione senza mai tralasciare la sicurezza alimentare del consumatore”.
Alcuni giorni fa, l’Unione Italiana Food - della quale Balocco fa parte del consiglio direttivo - aveva chiesto al governo di intervenire, per non “corre il rischio che si fermino interi settori produttivi e, in ricaduta, di un effetto scaffali vuoti”.
Come è noto il problema nasce per il sostanziale blocco delle importazione dell'olio di girasole a causa del conflitto in Ucraina, che produce l'80 per cento del fabbisogno mondiale. “La mancanza di questo olio - sottolinea Balocco - si protrarrà a lungo, considerando che proprio questo è il periodo della semina che, naturalmente i contadini ucraini non possono certo fare”.
L'olio di girasole in questi ultimi anni ha sostituito quello di palma, che era stato additato come alimento dannoso alla salute, nonostante l'Istituto Superiore di Sanità, abbia specificato che “l'olio di palma non è più dannoso di altri tipi di grassi saturi e non espone a rischi cardiovascolari o ad un aumento dei valori del colesterolo nel sangue più di altri alimenti simili”. Ed infatti non è mai stato bandito, tanto che molte aziende produttrici di dolci e prodotti da forno non hanno mai smesso di utilizzarlo come ingrediente fondamentale per le sue caratteristiche organolettiche.
Il problema non si pone per il più classico dei dolci della Pasqua: “Nelle colombe - precisa Balocco - per legge l’unico grasso che si può utilizzare è il burro. Che poi questo sia aumentato di quattro volte in poco tempo, è un altro discorso”.