Se si girasse un film sul Superbonus al 110%, bisognerebbe far qualcosa che si collochi a metà fra “La febbre dell’oro” e l’umorismo “psichiatrico” di Woody Allen.
Sulla carta, il bonus che consente di ristrutturare, a spese dello Stato, interi edifici, dovrebbe produrre un nuovo boom economico – tutte le imprese e tutti i professionisti sono stracarichi di commesse – di fatto, rischia di moltiplicare (del 110%...) l’isteria di un Paese già stressato da due anni di crisi pandemica.
I racconti di chi ha osato imbarcarsi in questa avventura, parlano di un iter burocratico bizantino, di imprese che non riescono a trovare neppure i ponteggi, di geometri che rinviano di giorni, settimane o mesi la consegna dei calcoli. Un quadro che trasforma i proprietari di case in ostaggi, costretti a prolungare all’infinito la formula del lockdown: “Io resto a casa”.
Vivere per ristrutturare. Non si sa come, non si sa quando…. La Liguria è un caso da manuale. Teoricamente la quantità di case obsolete è così alta che il Superbonus dovrebbe rilanciare l’intera regione, riscattandola dalla débacle anche economica del Ponte Morandi, invece va tutto a rilento col rischio di bucare la dead-line del Bonus: il 2022.
”La Liguria avanza col freno a mano – spiega Roberto Giannecchini presidente provinciale di 'Confabitare', l’associazione dei proprietari immobiliari – specialmente Savona e specialmente le aree interne, che più avrebbero bisogno del bonus perché hanno un patrimonio immobiliare vetusto e precario”.
Com’è noto si può accedere al bonus solo se si sanano gli abusi edilizi, mentre per gli abusi interni (ad esempio l’aver creato un bagno dove non c’era, oppure aver sostituito quello che era sul balcone) tutto si complica, così come con gli abusi presenti sulle facciate, sia interne che esterne. Se impediscono di fare il “cappotto”, cioè uno degli interventi “trainanti”, cioè fondamentali, per il miglioramento energetico dell’edificio non si può accedere al Superbonus.
“A Savona – dice Giannecchini - il numero degli abusi è enorme. La metà degli splendidi palazzi che sovrastano le ‘vie dello struscio’, come Corso Italia, hanno degli abusi: soprattutto verande, costruite nei cortili. Sulle facciate esterne, invece, incombono delle tutele architettoniche e monumentali che impediscono di fare il cappotto”.
L’altro intervento “trainante” che consente di far salire di due livelli la qualità energetica di un edificio è quello sull’impianto di riscaldamento, ma per migliorarlo/sostituirlo occorre avere un impianto di partenza e qui entra in gioco l’arte ligure di arrangiarsi. Molte case costruite fra gli anni ’40 e ’70 non hanno impianti a norma e i proprietari, fiduciosi soprattutto nel bel tempo, si sono arrangiati con impianti posticci, come la stufa catalitica con bombola dentro, che spopolava nel dopoguerra e, negli anni’80, con la stufa a pellet, soluzione comunque marginale perché, essendo Savona una città di vegliardi, “camallarsi” (portarsi) un sacco di pellet al terzo piano può essere un problema.
Oltre a ciò a rallentare il ricorso al SuperBonus 110% c’è la Spada di Damocle dell’Agenzia delle Entrate. La Gorgone più temuta dagli italiani, ha otto anni di tempo per verificare se il “miglioramento energetico” pagato dallo Stato, è corrispondente alle norme.
“La domanda che tutti ci fanno – racconta Giannecchini - è: come faccio a dormire tranquillo? Se fra 8 anni l’agenzia delle entrare fa un carotaggio nella mia parete e verifica che il materiale del ‘cappotto’ non è quello approvato dall’Enea, quante possibilità ho di rivalermi sul geometra o sull’impresa ? Chi mi garantisce che siano ancora sul territorio?’. Da savonesi questa minaccia ti mette nella condizione di dire: ‘stavo al freddo, resto al freddo”.
Antonio, che abita nel quartiere di Santa Rita, racconta perché il suo condominio ha rinunciato a ricorrere al bonus: ci sono molte verande abusive sulla facciata sia interna che esterna, diversi appartamenti hanno ricavato bagni dove non c’erano e il 90% è privo di un impianto di riscaldamento a norma. L’amministrazione ha contattato vari “general contractor”, per fare il lavoro, ma costoro, una volta acquisito il credito, avrebbero pagato a imprese e progettisti il 70 %, trattenendo per sé il resto della cifra, cioè il 30% + il 10%. Un furto. Nel frattempo, la domanda generata dal ricorso al superbonus ha fato impazzire il mercato dei materiali. Solo fare un esempio il prezzo del ferro è salito del 400 %, che si tratti dei tondini delle armature o del metallo delle lattine di vernice…
Se oggi uno psichiatra si specializzasse sulla ‘Sindrome da Superbonus” curando i BonusDipendenti diventerebbe ricco. E potrebbe ristrutturare casa studio e lettino…