"Sono gli occhi a vedere? No, gli occhi sono strumento, e come diceva Saint-Exupéry, l’essenziale è invisibile agli occhi. Ma gli occhi parlano, sono lo specchio dell’anima e ci dicono chi siamo". E' questo un principio che Tribaleglobale mette in pratica da anni, esponendo insieme opera d’arte del nostro mondo e di quelli degli altri.
"Il presepe che potete vedere è su questa lunghezza d’onda. Abbiamo messo insieme nello spazio della biblioteca del MAP (il Museo nomade di Arti Primarie che a Onzo ha cuore e deposito) gli sguardi della Madre e di suo Figlio, dipinti nel 1550 da un seguace di Cranach e quelli di alcune antiche maschere dei popoli Mumuye (Nigeria), Pende (R.d.C.) e Bassa (Liberia)" spiega il direttore Giuliano Arnaldi.
"Tutti evocano la potenza dello sguardo. Uso l’espressione potenza perché lo sguardo profondo - quello alla Saint-Exupéry per intenderci - non prevede necessariamente una rappresentazione diretta della realtà per come si manifesta, ma per come essa agisce in noi evocando uno stato di coscienza. In realtà la funzione profonda non cambia: anche il realismo dell’arte occidentale funziona solo se evoca stati di coscienza, esattamente come l’alfabeto sintetico usato dai linguaggi artisti extraeuropei".
"Ognuna di queste maschere, come sempre accade nelle culture di tutto il mondo, come accade per la Natività cinquecentesca al centro in questo Presepe, è creata per narrare una storia diversa ma organica alla grande narrazione dell’essere umano. Se vorrete conoscerne i dettagli visitate questa pagina (CLICCA QUI)".
"Ci preme oggi rendere evidente il fatto che questi oggetti vengono da lontano ma parlano di sentimenti che ci appartengono, che riconosciamo grazie ad un misterioso linguaggio di forma, colore e materia che dà vita ed emozione al lavoro dei nostri neuroni/specchio, e ci rende in un lampo consapevoli di un Mistero più grande di noi, anche se fatto su misura per noi, per essere compreso da noi, per essere usato da noi ed aiutarci a capire e governare ciò che di sorprendentemente misterioso ci accade. Sopratutto ora, sopratutto in questo Natale così impegnativo" conclude.