"Purtroppo qui le cose non si stanno modificando, mi domando se servirà tutto questo, saremo in qualche maniera più tutelati per riaprire al più presto possibile? Non basta quello che sta facendo il Governo, qui rischiano di saltare intere categorie che tengono in piedi la nostra bellissima Italia".
Questo il commento del presidente di Confcommercio Savona Vincenzo Bertino alla vigilia della chiusura di bar e ristoranti dopo il passaggio della regione alla zona arancione per via dell'emergenza Coronavirus.
"Due settimane di chiusura che ci auguriamo bastino ma saranno due settimane che il mercato non girerà e non tengono conto delle spese che comunque ancora ci sono. E' una disdetta, cosa dobbiamo fare? Bisogna stoppare queste chiusure a macchio di leopardo, la cosa pubblica deve fare di più a tutti i livelli, dai comuni alle regioni e al governo centrale" ha continuato Bertino.
"Una decisione che ha creato un disagio enorme, molti non si erano attrezzati con l'asporto, non sapevano come gestirlo, avevano già fatto gli acquisti della settimana - spiega il presidente della Fipe Confcommercio Savona Pasquale Tripodoro - Non sanno cosa fare e come comportarsi, stiamo preparando i cartelli per sapere cosa dire ai cittadini, ma non sarà per niente facile. Abbiamo chiesto tutti i chiarimenti, ci hanno dato risposte e le trasmettiamo ai colleghi sul territorio".
"Questa chiusura ha creato ulteriori problemi, non ce l'aspettavano, buttano ancora benzina sul fuoco. Visto che il problema era a Genova potevano decidere di fissare la zona arancione nel genovese, nel savonese siamo al limite come giorni fa, ma almeno potevamo continuare a lavorare fino alle 18. E' un dramma, penso anche anche a chi lavora in trasferta, dove mangiano? Gli faremo le consegne a domicilio direttamente sul posto di lavoro, nessuno si è mai posto questo problema" continua Tripodoro.
Preoccupazione anche da parte della presidente dell'Ascom Confcommercio Savona Laura Chiara Filippi che punta il dito contro i prossimi pagamenti e i ristori che non sono ancora arrivati in vista di un Natale che è a due passi.
"Il problema grosso è che a prescindere da chi può stare aperto o chi può fare solo asporto, questo secondo me non serve commercialmente a salvare il Natale, ci sono una serie di attività che per le feste natalizie iniziano a lavorare in anticipo. Lo Stato non ha rinunciato a nulla, ci chiedono di pagare tutte le tasse e questo non va bene, non arrivano i ristori e come pensano che i commercianti possano continuare a mettere i soldi in tributi? Non ha proprio valore tutto questo. Per chi non è già collassato questo è un ulteriore problema, devono rinunciare a delle tasse non basta rinviarle, abbiamo perso tutte le opportunità di lavoro tra la Pasqua, una parte dell'estate e forse il Natale. Così facendo aiutano solo le rivendite online" conclude Laura Chiara Filippi.