Una terza commissione consiliare ad hoc sul tema del bando per il nuovo direttore del teatro Chiabrera dopo la lettera di 56 artisti savonesi che si sono opposti alla direzione unica e ancora una volta una maggioranza che si spacca contro il sindaco e l'assessore alla cultura.
Questo pomeriggio al centro della discussione proprio la missiva degli esponenti del mondo della cultura che si erano messi di traverso chiedendo che la figura del direttore sia separata, divisa tra la parte artistica e quella amministrativa. Ma il comune non ci sente.
Ad essere ascoltati nella sala consiliare tre firmatari della lettera Marco Ghelardi, Francesco Ottonello e Felice Rossello.
"Sono principi condivisi da 56 artisti che operano in diversi campi culturali con una posizione largamente condivisa. E' prima volta che il mondo culturale savonese riesce a far sentire la sua voce dal basso e abbiamo sentito la necessità di esprimere alcuni principi" spiega Ghelardi.
"Tutti i teatri del mondo hanno difficoltà economiche, non hanno soldi da sprecare ma tutti hanno due direttori, uno che ha la gestione amministrativa e l’altro la gestione artistica, deve essere la conditio sine qua non e soprattutto essere un incarico a termine. Ci premeva intervenire nel dibattito cittadino. Vogliamo stemperare le polemiche, è necessario che questa gestione sia ripartita una gestione totale, non vogliamo due figure dirigenziali ma due assunte a tempo determinato soprattutto il direttore artistico, tutto ciò potrebbe far risparmiare dei soldi" prosegue Ottonello.
"Il teatro Chiabrera si chiama civico e deve coinvolgere tutta la città. Sappiamo che i budget sono limitati ma bisogna pensare ad teatro diverso anno per anno. Il direttore del teatro civico devo avere un ruolo di coordinamento delle attività culturali della città di Savona come lo deve avere l’assessore alla cultura" ha continuato Rossello.
Il sindaco Ilaria Caprioglio ha illustrato le motivazioni che hanno portato alla pubblicazione del bando, facendo mea culpa sulla gestione della cultura in città ma non facendo mancare qualche frecciata ai firmatari della lettera.
“Fare rete e attuare un’azione di coordinamento. Avevo le deleghe alla cultura ed è stato un lavoro immane, difficilissimo, proprio per far sedere al tavolo tutte le associazioni culturali. In parte ho fallito non sono soddisfatta e riuscita ad arrivare al risultato. Credo che dei firmatari della lettera non ci sia nessun abbonato al teatro Chiabrera, un segno di poco affezionamento e tra di loro ho visto persone che anni fa come associazioni mi avevano chiesto dei finanziamenti - ha detto la prima cittadina - Questa strada non l’abbiamo presa a cuor leggera, ci abbiamo riflettuto lungamente con tutte le incognite che comporta un piano di equilibrio finanziario. La competenza amministrativa ci vuole comunque oltre a quella culturale, ci vuole quella caratteristica per saper mandare avanti un teatro" ha specificato il sindaco.
Dai toni forti anche la risposta dell'assessore alla cultura Doriana Rodino: "Trovo un'incoerenza del mondo culturale savonese. Questa divisione dei ruoli in Italia non esiste, i teatri nazionali hanno una unica figura, il direttore o il sovrintendente. Il percorso è iniziato nel 2019, sono state fatte analisi sulla gestione diretta o sull’esternalizzazione che sarebbe dovuta passare comunque in consiglio comunale e che però avrebbe avuto problemi legati al condizionamento dovuto a fattori esterni . Quando è andata in pensione la direttrice della Pinacoteca nessuno si è lamentato nonostante fosse un ruolo fondamentale, sono perplessa cosi come per il teatro".
Spazio agli interventi dei consiglieri e non sono mancate le stoccate direttamente dai due consiglieri di maggioranza Emiliano Martino della Lega e Alberto Marabotto della lista civica del sindaco.
"Il teatro dovrebbe essere disponibile alla città, mi pare che ad oggi non sia così, credo che si sia persa l’ennesima occasione di confronto. Non mi ricordo che in commissione o in consiglio si sia parlato delle possibilità future dopo il pensionamento del direttore del teatro" il commento di Martino a cui ha fatto seguito la risposta di Rodino.
"Non ci siamo mai riuniti in una stanza chiusa, da fine 2018 si sapeva comunque delle dimissioni del direttore Bosi, nessuno si era mai interessato prima delle ultime due settimane del futuro del teatro. La percentuale di copertura del 50% è un risultato fantastico, non ci sono imprese culturali che vivono grazie agli emolumenti".
"La condivisione è mancata come maggioranza e come consiglio e non è vero che chi ha firmato la lettera lo ha fatto perché in passato non aveva ricevuto finanziamenti. La programmazione si è sempre rivolta ad un pubblico, non c'è stata trasformazione ma una continuità, mi aspettavo un colpo di reni di innovazione che non c'e stato - ha dichiarato Marabotto - I problemi di bilancio ci sono ma sul sociale si poteva aprire ad una fondazione esterna, si poteva chiedere a questo consiglio cosa poteva succedere. Oggi da un punto di vista politico noi solleviamo questo problema perché la divisione dei compiti è fondamentale. Anche per la Pinacoteca si è fatto un errore e si poteva trovare una soluzione. La gestione amministrativa non è giusta ai tempi d'oggi, va ripensata anche in questa occasione abbiamo perso. La giunta si fermi, ripensi e prenda una decisione".
Attacchi arrivano anche dalle minoranza con la capogruppo del Pd Elisa Di Padova e il capogruppo del M5S Manuel Meles.
"Per fortuna il bando è trasparente e nessuno mette in dubbio il lavoro di Bosi, ma la sua nomina è di 30 anni fa e il panorama artistico e amministrativo è cambiato, non si può parlare di continuità giusta e discontinuità sbagliata. Insieme alle idee ci vogliono anche le capacità, due mesi fa abbiamo sperato che si potesse fare una riflessione ulteriore. Credo che il loro sia un appello generoso, le soluzioni possono essere trovate, ha ragione il consigliere Martino non c’è stata una condivisione su questi passaggi. Questo è uno dei momenti della svolta" le parole della consigliere dem.
"Non sempre la continuità vuol dire che sia sempre positiva e la discontinuità diventa fondamentale. Trovo scorretto dire che non sono separati i ruoli del direttore artistico e amministrativo, le figure in Italia esistono. Meno male che ci sono gli abbonati soddisfatti perché sennò non ci andrebbe nessuno, bisognerebbe capire invece il perché di chi non ci va. In questo momento si è persa l’opportunità di dare qualcosa di diverso, è una sfida mancata. Il problema è il confronto politico che non c’è stato" il commento di Melis.
"Oggi ho visto per la prima volta maggioranza e minoranza dire lo stesso pensiero. Condivido tutto quello che hanno detto e chiedo che venga rivista la situazione" chiude la consigliera del gruppo Savona Capoluogo.