Attualità - 24 maggio 2020, 11:00

"Ritorno in classe per l’ultimo giorno di scuola": la proposta del viceministro per gli studenti a fine ciclo

E sulla ripresa delle lezioni a settembre: "L’anno deve partire in presenza, in modalità quasi esclusiva. Attività a distanza solo per gli studenti delle superiori"

"Ritorno in classe per l’ultimo giorno di scuola": la proposta del viceministro per gli studenti a fine ciclo

"Dare la possibilità agli studenti delle ultime classi dei singoli cicli, la quinta elementare, la terza media, le quinte superiori, di potersi incontrare a scuola, se possibile anche nella loro aula, per celebrare l’ultimo giorno dell’anno scolastico 2019-2020".

E’ la proposta che il viceministro alla Pubblica Istruzione Anna Ascani intende sottoporre quanto prima al Comitato tecnico scientifico impegnato a monitorare l’andamento della pandemia. "Una proposta dal forte valore simbolico", ha annunciato la vice di Lucia Azzolina in un’intervista concessa oggi a "La Repubblica", scendendo anche nei dettagli delle modalità con le quali immagina, per gli studenti italiani a fine ciclo, un momento di congedo che verrebbe altrimenti meno a causa dell’epidemia: "All’aperto – ha spiegato –, a piccoli gruppi, se proprio non si potrà dare il via libera per un incontro a scuola, immaginiamo allora un museo: l’ultima visita di istruzione nell’anno in cui gite e mostre sono saltate per l’emergenza. I comuni, rappresentati dall’Anci, la pensano come me".

La sottosegretaria umbra, che nel marzo scorso era stata anche positiva al Covid-19, parla poi dei centri estivi ("Meglio parlare di servizi educativi, però"), per i quali il Comitato tecnico scientifico dovrebbe annunciare lunedì l’apertura alla fascia di età 0-3 anni, finora esclusa, mentre sulla ripresa delle lezioni a settembre spiega: "Si deve tornare in classe senza subordinate. L’anno deve partire in presenza, in modalità quasi esclusiva. Si possono immaginare lezioni a distanza solo per gli studenti delle superiori. Sotto i 14 anni la riproposizione della didattica da remoto allargherebbe un deficit culturale che già abbiamo registrato da marzo ad oggi".

redazione

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