La tecnologia è ogni giorno sempre più parte delle nostre vite in modo concreto e tangibile. Dal nostro risveglio sino a sera, al ritorno nelle nostre abitazioni, viviamo in modo inconsapevole immersi in città intelligenti, in cui siamo aiutati a trovare parcheggio in centro grazie a sensori che comunicano al navigatore della nostra auto il primo posto libero più vicino a noi, risparmiamo tempo nella prenotazione di visite mediche via App, oppure possiamo combattere con efficacia il problema delle polveri sottili semplicemente abbassando dal nostro smartphone i gradi della caldaia di casa.
Se è vero che il vento della tecnologia non può essere fermato con le mani e che soffia talmente forte anche in Italia da trasformare l’innovazione in progresso per tutti, d'altra parte non dobbiamo mai dimenticare il ruolo che da sempre ha il nostro Paese nel mondo ed in ogni settore produttivo in termini di creatività, bellezza e capacità di saper fare.
Da nord a sud, da est a ovest dello stivale, gli oltre 200 distretti industriali italiani sono uno dei fenomeni fondamentali su cui si basa l’intera economia italiana che coinvolge tutta la filiera produttiva dalla grande azienda sino al piccolo artigiano, maestro nel sapere trasformare le idee in fatturati. È quindi alla concretezza ed alla capacità di cogliere il valore del Made in Italy delle piccole botteghe italiane che dobbiamo oggi il ruolo fondamentale dell’Italia nel mondo, ovvero la riconoscibilità che la moda, il design, la ricerca scientifica, il settore automobilistico, le arti, la filiera enogastrofood, la nautica e la robotica contribuiscono a rendere il nostro paese “brillante” nel mondo.
All’epoca degli algoritmi in grado di creare whisky dal gusto perfetto, del 5G capace di connettere sale operatorie a distanza di migliaia di km le une dalle altre e dei notai digitali che ci permettono di acquistare una nuova casa in Spagna senza averla mai vista fisicamente, ma con la certezza che sarà esattamente come l’abbiamo visitata grazie ad un visore di realtà aumentata e che le spese di gestione dei prossimi 10 anni saranno già prevedibili oggi, il solido vantaggio competitivo da cui parte l’Italia è la vicinanza geografica delle imprese fra loro e l’alta specializzazione professionale.
Questa è l’eredità storica che ogni giorno chi si occupa di innovazione digitale e di nuove tecnologie deve avere come punto di riferimento per continuare ad essere orgogliosi di abitare una nazione che resta unica al mondo per capacità imprenditoriale e per competitività in settori strategici globali.
Abbiamo la fortuna di vivere un’Italia che possiede nel suo DNA da sempre l’X-Factor per trasmettere al mondo la passione e la qualità dell’ingegno per costruire modelli imprenditoriali e sociali attenti prima alle persone poi al profitto, un punto di riferimento per la valorizzazione del capitale umano, delle idee e del coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo per dimostrare che le sfide si vincono quando si decide di affrontarle.
Ed a questo punto, potrebbero seguire una serie di suggerimenti su come fare rete, su come investire tempo e risorse in Ricerca piuttosto che in spesa pubblica improduttiva, o su come aumentare il livello di rappresentanza e di reputazione internazionale con Istituzioni 4.0.
Tutto legittimo e tutto giusto, ma per riacquistare la consapevolezza che il tessuto imprenditoriale italiano sia al top, basterebbe ricominciare ad investire sulla tecnologia più innovativa che da sempre esiste in Italia: la scuola, e ricordarsi che il talento universale di Leonardo da Vinci, inventore, artista, scienziato, filosofo, architetto, pittore, scultore, scenografo, anatomista, botanico, musicista, ingegnere e uomo d'ingegno, in fondo è nato proprio in Italia.