FP CGIL, CISL FP, CONFSAL/UNSA ed FLP Ecofin della Liguria denunciano lo stato emergenziale in cui sono precipitati taluni degli Uffici doganali liguri più importanti, che sovrintendono ad un settore letteralmente vitale per l’economia ligure quale quello della portualità e dei traffici commerciali marittimi. In attesa del confronto con l’Amministrazione doganale per determinare l’attivazione del nuovo insediamento di Santo Stefano Magra (che da solo vale almeno 23.000 controlli fiscali-doganali annui in ordine ai traffici portuali dello spezzino) e della nuova piattaforma Maersk di Vado Ligure (che varrà a regime, in termini di contenitori, circa 800.000 TEU l’anno), la portualità ligure subisce un durissimo colpo: la recente chiusura e la letterale evacuazione della SOT Passo Nuovo.
Purtroppo si è avverato ciò che, da anni, le OO.SS denunciavano costantemente: lo stato di forte degrado di quella struttura.
La Sezione, fulcro dell’attività terminalistica nel porto di Genova Sampierdarena ed una delle Sezioni doganali in assoluto più importanti d’Italia (conta circa 20.000 controlli l’anno, che si sommano a quelli dell’altro polo fondamentale di Genova Voltri, a sua volta al centro di un confronto serrato tra OO.SS. ed Amministrazione doganale circa le condizioni di funzionamento e addirittura di accessibilità del sito), dallo scorso 19 novembre 2019, a causa della rottura dell’impianto di riscaldamento, di infiltrazioni d’acqua e di cedimenti strutturali, è stata chiusa ed i circa 45 dipendenti sono stati tempestivamente riposizionati, in altri locali a disposizione dell’Amministrazione doganale, in situazione di emergenza ed al limite delle condizioni normali di vivibilità.
Nonostante i forti investimenti pubblici per svariate migliaia di euro, effettuati dall’Amministrazione sul sito, i problemi non sono stati mai risolti; persino la palazzina c.d. ex Unital, di nuova costruzione e messa a disposizione dall’Autorità Portuale, presenta i medesimi problemi ed, al momento, non è utilizzabile.
Tale situazione, non solamente costringe le lavoratrici ed i lavoratori della Dogana, oltre agli operatori commerciali, ad espletare le proprie attività in condizioni emergenziali ma, la chiusura di un presidio nevralgico nel tessuto portuale, rende estremamente difficoltoso lo svolgimento di tutte quelle attività di sdoganamento, di circolazione delle merci, di supporto dei traffici marittimi, di contrasto alle frodi tributarie ed extratributarie e priva di un presidio del territorio all’interno di uno dei Porti sui quali le Autorità pongono maggiore attenzione, essendo a forte rischio di infiltrazioni mafiose e criminali.
Dal 19 novembre scorso, malgrado le sollecitazioni, nessuna risposta sulle prospettive di soluzioni logistiche alternative a lungo termine è stata presentata dall’Amministrazione; i rimedi temporanei e palliativi presentati ed alcuni dei quali adottati, non possono rispondere alle necessità di un ufficio strategico per la fiscalità e per il commercio, come quello doganale in uno dei Porti più importanti d’Italia.
Le Organizzazioni sindacali si appellano all’Amministrazione Doganale, all’Autorità di Sistema ed a tutti gli stakeholders portuali affinché, in sinergia fra loro, individuino soluzioni efficaci a garantire il ripristino della normale operatività dei servizi doganali nel Porto di Genova, affinché si recuperi quel presidio di legalità e sicurezza funzionale allo sviluppo dei traffici commerciali. Il rischio, diversamente, concludono le stesse, è quello di un’insostenibile penalizzazione per il sistema portuale ligure e per i lavoratori del settore, da cui dipende gran parte dell’economia della regione, che andrebbe a sommarsi alle gravi difficoltà già generate dal crollo del ponte Morandi.