Finalborgo sabato 4 gennaio 2020 rivivrà le magiche e antiche atmosfere medievali con una manifestazione particolare che prenderà il via dalle 14.30 presso Castel San Giovanni: si tratta del “Dinô da nùxe”, una rievocazione in costume di un momento storico intenso ricostruito partendo dalle antiche tradizioni, per una manifestazione a cura dell’Associazione “Centro storico del Finale” e patrocinata dal Comune di Finale Ligure.
Nel pomeriggio il castello di Finalborgo sarà ricco di sorprese. I visitatori si troveranno in un’atmosfera magica, potranno incontrare molti personaggi in costume medievale: guardie, prelati, mendicanti e ciarlatani, potranno ammirare damigelle impegnate nei loro ricami o gli “Spadaccini del Finale” e gli “Arcieri del Marchesato” mentre si esibiscono in duelli di spade e in tiri con l’arco e ancora potranno essere travolti dalla musica dei “Sonagli di Tagatam” e dagli spettacolari giochi di fuoco dei “Focus Magistri”
Inoltre sarà possibile assaporare ricette dell’epoca: figuranti in abiti da popolani offriranno una calda tisana speziata, realizzata secondo antiche ricette tramandate, procedendo sino al momento culminante del pomeriggio da cui la manifestazione stessa prende il nome: il momento del dono del sacchetto di noci, in collaborazione con il Supermercato PAM di Finalborgo, il “Dinô da nùxe”, offerto dal “Marchese Giovanni del Carretto” in una sala della torre del castello dove i visitatori saranno ricevuti con tutti gli onori.
L’antica tradizione del “Dinô da nùxe” ha un suo profondo significato che si conserva e si rivive oggi a Finale grazie all’Associazione “Centro storico del Finale”. Partendo da un breve resoconto storico, se nelle terre anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato con tradizioni che risalgono a un passato pagano come “ U Confôgü” (Il Confuogo), nel finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese, questa tradizione non veniva mai seguita. I finalesi hanno sempre celebrato in forma molto più familiare e privata il loro Confôgü: alla vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a casa, dove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l’arco dell’intera giornata. Gli uomini, terminati i lavori più pesanti, visitavano parenti ed amici augurando “Bun Dinô”, mentre i bambini giravano per le contrade bussando alle porte e gridando “dinô da nùxe, dinô da nùxe...”. Al grido ogni porta si apriva e in dono veniva offerta frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini. Una tradizione che oggi Finale rivive con la magia e la dolcezza dei tempi antichi.