Non una personale d’arte, non una collettiva. Un qualcosa di completamente diverso: un vero e proprio “duo” artistico, due donne-artiste che collaborano allo sviluppo di un progetto unico.
Questo è quanto stanno sviluppando insieme la finalese Faé A. Djéraba e Riccarda Montenero, donna dalla vita divisa tra Torino e Parigi.
Una mostra torinese, presso la Galleria “Mutabilis” Arte di via dei Mille 25/c, dall’8 al 26 ottobre. Noi di Savonanews abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima qualche piccolo “assaggio” dell’immenso e complesso lavoro che andrà a formare questa esposizione, e pensiamo di non esagerare se diciamo che tutto ciò, sia per l’originalità delle forme e dei contenuti, sia per il concetto alla base del quale è stato sviluppato, lascerà un segno di rilievo mondiale nella storia dell’Arte contemporanea.
Ma non è tutto: abbiamo incontrato Faé e Riccarda in momenti e luoghi diversi, abbiamo voluto parlare con loro separatamente, per avere da ciascuna di loro un commento libero e incondizionato. Siamo rimasti turbati, a tratti commossi, con la pelle d’oca lungo le braccia, nell’assistere a una tale comunione di intenti, a tratti quasi come se spesso a esprimersi fosse una persona sola. Il tutto ulteriormente nobilitato dalla dolcezza nei loro sguardi, dall’entusiasmo nelle loro parole, dall’energia e dalla forza nei loro concetti, dalla loro capacità di fare “entrare” l’ascoltatore nel vissuto che ha portato alla nascita di questi lavori. Perché la loro non si può definire soltanto arte: è vita.
“Liberté – Femme Magique” si chiama questo progetto che, come abbiamo detto, non è un collettivo artistico, ma un’inedita formula a due. Già questo nome così forte dice tutto, riassume un progetto di riconquista della consapevolezza del proprio sé, perché la donna è una creatura magica, come dice il nome, e deve essere libera.
Il tutto, quindi, è fortemente incentrato sulla violenza alle donne, tema che diventa sempre più di triste attualità. E allora come è possibile che una mostra che trasmette un messaggio così violento, così doloroso, si intitoli “Merveilles de la vie”, cioè le meraviglie della vita? Sì, il duo Djéraba/Montenero non ha paura di lanciare forti provocazioni. Ci spiegano coralmente: “L’ossimoro è quanto di più azzeccato ci sia. L’ossimoro, in un momento così doloroso come la violenza, ci aiuta a riflettere su un percorso di rinascita, di rivincita, di positività”.
La stessa positività che troviamo nel titolo di un’opera esposta: “Point de rupture”. Il “punto di rottura” è quello dato dal momento della canna di una pistola puntata prima contro di sé e poi verso lo spettatore. Un’altra immagine forte.
Spiega Faé: “La donna non deve colpevolizzarsi, non deve cedere a tutti quei messaggi falsati che la trasformano da vittima a carnefice, deve prendersi la sua rivincita, deve venire a patti con il proprio passato, il proprio vissuto, anche doloroso. E rinascere”.
Ed è proprio “rinascita” la parola che più di tutte ci è emersa nel cuore, vedendo le opere realizzate da Liberté – Femme Magique”: in esse abbiamo scorto crisalidi, figure moltiplicate e sovrapposte che descrivevano un io mutevole capace di diventare forza della collettività, oggetti fisicamente bruciati e ristrutturati, verso un nuovo Rinascimento inteso nel senso più letterale di momento storico di grande esplosione ed energia delle scienze e delle arti.
Il tutto sotto forma di due titoli di Faé, “Tourbillon” e “Avalanche”, e due di Riccarda, “Victime non coupable” e “Point de rupture”. In queste parole è racchiusa la chiave di lettura di tutto: un turbinio di emozioni, una valanga che pesa sul cuore, il riscatto di una vittima incolpevole, il punto di rottura. Una vera trama da film che si snoda in queste quattro opere.
Non staremo qui a spiegare al lettore come tutto ciò è stato realizzato, nemmeno ci interessa farlo, perché sono opere che non vanno descritte tecnicamente e men che meno spiegate, vanno “vissute”, bisogna entrarci dentro. Ci limiteremo a dire che in esse tutte le arti moderne, fotografia, oggetti, ritratti, corpi femminili, assemblaggi, addirittura il fuoco (quello vero, che brucia, non inteso come metafora) confluiscono in una performance innovativa che può risultare persino spiazzante al primo impatto.
Il risvolto umano di tutto ciò è fondamentale, è al primo posto. Non è un caso che una parte del ricavato della vendita di eventuali opere sarà devoluto all'Associazione "NonPiùInDifesa".
Le sensazioni sono forti: c’è la paura, l’angoscia, il disorientamento, ma alla fine trionfano le “meraviglie della vita”, proprio come in quel titolo già citato.
Loro, Riccarda e Faé, amano descriverlo come “lavoro circolare”, un interscambio di materiali nei quali l’una diventa a turno materiale plasmabile dall’altra.
E come è nato tutto ciò? Ridono, descrivendolo con un titolo di film che riassume tutto: “Proposta indecente”. Una conversazione in un bistrot di Torino, un’altra in una mansarda con vista sui tetti di Place de la République (è incredibile come certi luoghi torinesi e parigini si assomiglino!) ed ecco che, di fronte a un caffè sorseggiato in due luoghi così “magici” (ah, il tema della magia che ritorna sempre), non si può dire di no. Riccarda dice: “Da anni sognavo un progetto in duo, ma non si verificavano mai le circostanze ideali”. Ma alla fine poco importa chi ha proposto che cosa a chi. È l’arte che le ha chiamate, che le ha fatte incontrare.
E dopo Torino? Il percorso continua.
Il 27 febbraio 2020 saranno a Parigi a “Mèmoires de l’Avenir”, in primavera a Siracusa. E le opere esposte in questi due contesti saranno ancora completamente diverse da quanto vedremo a Torino, come ci spiega Faé: “Ogni luogo ha una sua anima e una sua storia, impensabile ripetere una stessa opera in più posti differenti, ciò che avviene in una mostra è poi vissuto, metabolizzato rielaborato in modo del tutto differente in un’altra”.
E a proposito di luoghi: quanto ha influito il continuo viaggiare delle due artiste, tra la Tunisia, la Francia, Finale Ligure di Faé, tra Parigi e Torino per Riccarda, nei loro percorsi? Ci risponde Riccarda: “Siamo semplicemente due cittadine del mondo. L’apertura mentale che ne scaturisce è quella che poi porta al rispetto del lavoro dell’altro, delle sue metodologie, dei suoi tempi. E nonostante siamo due perenni incontentabili, in questo caso l’alchimia è riuscita”.
Del resto, prima che nascesse “Liberté – Femme Magique”, le due artiste avevano già collaborato. Faé A. Djéraba infatti aveva curato la mostra di Riccarda Montenero svoltasi il dicembre scorso a Finalborgo, intitolata “Rue d’expérance” e costituita da circa 80 opere, mentre sempre a Finalborgo Riccarda Montenero gestisce la curatela di un complesso percorso sull’identità realizzato da Faé A. Djéraba.