«Pensare troppo non è che mi diverta molto se poi lo stesso pensiero diventa tossico. Questa canzone parla di mancanza, di attese, di lavoro, di limbo cortese. L’asfissia di alcuni sentimenti che pian piano si trasformano in consapevolezza sovrastando questo nostro tempo malandato e cambiando abitudini e mete. Iniziamo ad abituarci al cambiamento e quando cambiamo lo facciamo sia in meglio che in peggio. Questa canzone parla di amore e responsabilità così come di sostanze che mai più di oggi diventano parte preponderante della nostra società e del nostro esistere», spiega Margherita Zanin.
Il singolo lancia l’album “Distanza in stanza”, un disco che tratta di tematiche importanti legate all’essere umano. Un concept in cui ogni canzone racconta una stanza in cui vivere emozioni sonore. Ogni stanza ha una chiave per accedervi, che viene rappresentata da una frase, un incipit di accesso, una intro letta da grandi artisti che hanno voluto spalancare la porta: Appino (The Zen Circus), Pierpaolo Capovilla, Mauro Ermanno Giovanardi, Cristiano Godano (Marlene Kuntz), Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Morgan, Motta, Omar Pedrini, Riccardo Sinigallia, Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), oltreché da Lele Battista produttore artistico del disco, che ha dato a “Distanza in stanza” fortI identità sonore che Giovanni Versari ha sapientemente amalgamato.