Alla Libreria Ubik di Corso Italia, 116r a Savona, incontro con la nipote di don Milani sui 6 mesi trascorsi dal Priore di Barbiana a Savona e Vado Ligure nel 1939.
Giovedì 4 aprile ore 18: “Vi racconto mio zio Don Milani”. Incontro con la nipote di don Lorenzo Milani e Vincitrice del Premio letterario “Feudo di Maida 2019” Valeria Milani Comparetti sulla figura del Priore di Barbiana, e sui lunghi periodi trascorsi a Vado Ligure e Savona.
Nell’incontro verranno visionati e raccontati documenti inediti: i disegni di Lorenzo, le lettere scritte da Vado Ligure alla famiglia. Presentazione del libro “Don Milani e suo padre. Carezzarsi con le parole". Testimonianze inedite dagli archivi di famiglia (Edizioni Conoscenza). Introduce Renata Barberis.
C’è qualcosa che spinge non solo maestri e insegnanti di tutta Italia, ma anche tanti cittadini comuni, a salire per la strada impervia e polverosa di Barbiana, dove era stato ‘confinato’ nel ’54 don Lorenzo Milani. Probabilmente è la ricerca di un messaggio coerente e affascinante, quello di una didattica che parte dalla realtà, dall’incontro con i problemi veri e sentiti degli alunni futuri cittadini.
E’ il desiderio di capire l’attualità di un messaggio scomodo, incapace di scendere a compromessi, ma proprio per questo ancora attuale e incredibilmente urgente: il messaggio dell’attenzione agli ultimi, ai più poveri, a chi la scuola esclude, come un “ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Nella scuola di Barbiana ogni parola veniva scelta con cura, perché è proprio il numero di parole che fa la differenza tra il figlio del montanaro e quello del dottore. E se l’obiettivo è non lasciare indietro nessuno, ecco che le parole devono essere chiare, semplici, dirette. “I care” è il messaggio che campeggia su una parete della povera scuola di Barbiana, significa “Mi sta a cuore” ed è l’esatto contrario del motto fascista “Me ne frego”.
Battezzato durante le persecuzioni razziali, nel 1943 Lorenzo entra in seminario a Firenze, e diventa sacerdote; cappellano a San Donato di Calenzano, vi fonda una scuola serale. Rimosso dall’incarico e inviato nel ‘54 come priore a Barbiana, minuscola parrocchia di montagna nel Mugello. La sua attività didattica varca presto i confini locali trasformandosi nell’esempio di una scuola inclusiva per i figli di contadini e operai (esperienza da cui ha origine “Lettera a una professoressa”). Gravemente malato dal 1960, muore il 26 giugno 1967.
Lorenzo Milani ha vissuto mesi a Vado Ligure nel 1935 ma anche nel 1939 frequentando, in questo ultimo caso, il Liceo Chiabrera a Savona, periodo di cui si parlerà nell’incontro. La Ubik incontrerà la nipote Valeria (figlia del neuropsichiatra Adriano, fratello maggiore di Don Milani, che partecipa da anni a numerosi convegni e seminari sull’opera dello zio) la quale ha catalogato i documenti in possesso della famiglia ed ha scoperto il ruolo, fino ad oggi totalmente sconosciuto, di suo nonno Albano nell’educazione e nella formazione culturale e sentimentale dei figli, in particolare di Lorenzo.