Don Ciotti è il vincitore del premio "Fionda di Legno" 2019. Spiega Gino Rapa dei "Fieui di Caruggi": "Siamo tornati sui preti ed abbiamo scelto Don Ciotti l'uomo più minacciato di Italia. Totò Riina ne aveva 'emesso il verdetto di morte'. È una scelta fatta con il cuore e con la testa. Don Ciotti è, ormai da anni sotto regime di protezione per le minacce subite, anche per questo non è stato facile organizzare questa edizione del premio.
Per una volta abbiamo deciso di rinunciare agli effetti scenici perché abbiamo capito che c'è un tempo per ridere ma anche uno per stare seri e parlare di legalità e giustizia. Con lui pensiamo di poterlo fare nella giusta maniera. La fionda di quest' anno ha un grande spessore morale secondo noi".
Ospite all'evento in cui è stata comunicata la scelta dei "Fieui di Caruggi" anche un gruppo del coro popolare della Maddalena: un quartiere del centro storico di Genova nato per aiutare le persone in difficoltà.
Afferma il vicesindaco Ricardo Tomatis: "Siamo davvero felici del successo di questa manifestazione che ha il grande merito di portare il nome di Albenga in giro non solo a livello nazionale. I Fieui di Caruggi creano un clima magico sul palco dell'Ambra e mettono gli ospiti a loro agio tanto da farli aprire e legarli indissolubilmente alla nostra città".
Sottolinea l'assessore Alberto Passino: "L'ufficio turismo sostiene con gioia i Fieui nelle loro iniziative. Riescono a dare grande lustro alla città tenendo sempre ben presente lo sfondo benefico delle loro iniziative"
Queste le motivazioni per il Premio Fionda 2019
Fionda di legno a don Luigi Ciotti per un’intera vita dedicata alla ricerca di una giustizia sociale troppo spesso latitante nella nostra epoca. Per le lotte avviate e sostenute in difesa di chi è sempre costretto a stare ai margini della società. Per avere insegnato che la politica deve partire dai bisogni reali e dall’esistenza concreta delle persone ed essere al servizio del bene comune e della pace.
Per essere uno straordinario lottatore di speranza e di vita. Fionda di legno a don Ciotti per avere fatto capire che è facile commuoversi, ma molto più difficile muoversi e che prendere atto della propria fragilità è segno di forza.
Fionda di legno a don Ciotti per essere un piccolo uomo innamorato della legalità e della giustizia, un trafficante di sogni come don Gallo e come lui armato del Vangelo e della Costituzione.
Capace di opporsi anche alla grande criminalità organizzata, alla mafia, alla corruzione di alto livello, mettendoci sempre la faccia e rischiando ogni volta in prima persona. Per essere la guida carismatica di tanti giovani che hanno trovato in lui la forza per non arrendersi e lo stimolo per sperare in un futuro più umano.
Don Ciotti - la vita
Nato a Pieve di Cadore si trasferì con la famiglia in cerca di lavoro a Torino, vivendo nelle baracche dei cantieri operai. A vent’anni fondò il Gruppo Abele, per aiutare i disadattati e i drogati per strada. Fra le sue prime attività la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere.
Il suo interesse per gli ultimi attirò l'attenzione ed il sostegno del cardinale torinese Michele Pellegrino che lo spinse a entrare in seminario e nel 1972 lo ordinò sacerdote affidandogli , come parrocchia, la strada. Il Gruppo Abele cominciò ad affrontare il disagio sociale nel modo più ampio possibile e dal 1979 si aprì’ anche alla cooperazione internazionale, con progetti in Vietnam, Sud America e Costa d’Avorio.
Convinto che solo il “noi” potesse essere protagonista di un vero cambiamento sociale don Ciotti partecipò alla fondazione della Lega italiana per la lotta contro l'AIDS (LILA) per la difesa dei diritti delle persone sieropositive e negli anni novanta allargò il suo l'impegno alla lotta contro la criminalità organizzata fondando Libera, oggi punto di riferimento per migliaia di organizzazioni nazionali e internazionali.
Nel 1996 Libera ha promosso l'approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati. Obiettivo di Libera è alimentare quel cambiamento etico, sociale e culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d'ingiustizia, illegalità e malaffare.
A questo servono i percorsi educativi in collaborazione con 4.500 scuole e numerose facoltà universitarie, le cooperative sociali sorte sui beni confiscati con i loro prodotti dal gusto di legalità e responsabilità, il sostegno concreto ai familiari delle vittime, l'investimento sulla ricerca e l'informazione, l'attenzione alla dimensione internazionale.