Dopo i disagi di lunedì sulla linea Genova – Ventimiglia tutto torna alla normalità, ma la normalità vede ritardi e disagi che, quasi quotidianamente, i pendolari subiscono e segnalano.
Questa mattina, ad esempio, si sono accumulati rallentamenti (la situazione adesso dovrebbe essere tornata alla regolarità) a causa di un guasto al locomotore del 655 a Ventimiglia determinato dalla sovralimentazione.
Afferma Mauro Serra del comitato pendolari: “Quello della sovralimentazione a Ventimiglia è uno di quei problemi già noti da tempo e che, finora, non ha trovato ancora soluzione ed è la causa di molti ritardi dei treni in partenza dalla città di confine all'inizio della giornata”.
In questo caso, però, non sarebbe un problema legato a treni vetusti o linee inadeguate, ma alle due tensioni diverse (francese ed italiana) che – come specificato da Serra – possono influire sui locomotori, soprattutto quelli nuovi e con schede elettriche più sensibili.
Inevitabilmente i guasti o le problematiche che possono verificarsi comportano ritardi che, poi, si accumulano su tutta la linea specie quando, questa a tratti è ancora ad un unico binario.
Torna così in auge il tema del raddoppio ferroviario e quello degli impegni da parte del Governo o, infine, della necessità di trovare una soluzione sia finanziaria che logistica per realizzarlo.
L’ipotesi è sempre quello del trasferimento a monte che, però, porta con se (specie ad Albenga e nei comuni turistici della costa) tutta una serie di problematiche che vanno dal dover spostare le stazioni dai centri cittadini (con una difficoltà per i turisti – qualora non siano contestualmente creati collegamenti adeguati – a raggiungere la costa) e, ad Albenga, dover sottrarre dei terreni agricoli (in una zona dove è questa la principale attività economica) per fare passare i binari nell’entroterra o, ancora, la necessità di prevedere una manutenzione costante per la massicciata ferroviaria che, se non dovesse essere adeguatamente “curata” rischierebbe di subire danneggiamenti e “non riparare” più la pina di Albenga (e le aziende agricole sulla costa – si pensi a quelle in prossimità di viale Che Guevara) dal mare.