- 26 gennaio 2019, 13:34

Il Civ Vivi Certosa chiede uno sforzo in più alle istituzioni per i commercianti

Enzo Greco, presidente del Civ Vivi Certosa: "Il Decreto Genova non ha ancora inciso sulle reali esigenze dei commercianti, molti dei quali finora hanno tirato avanti grazie ai contributi di Autostrade per l'Italia"

Il Civ Vivi Certosa chiede uno sforzo in più alle istituzioni per i commercianti

Sono passati ormai più di cinque mesi dal crollo di Ponte Morandi, ma gli annunciati interventi del governo a sostegno del tessuto commerciale, fin qui, si sono rivelati poco incisivi. A segnalarlo è Enzo Greco, presidente del Civ Vivi Certosa, in prima linea dalla scorsa estate: "I requisiti di accesso agli indennizzi stabiliti all'articolo 4 del Decreto Genova hanno sicuramente rappresentato un passo avanti per le aziende di grandi dimensioni, ma non si sono rivelati altrettanto efficaci per quelle più piccole", spiega Greco.

Il provvedimento del governo, infatti, definisce il contributo spettante alle singole imprese sulla base del decremento di fatturato registrato tra il 14 agosto ed il 29 settembre 2019 confrontato con il valore mediano degli incassi riferiti allo stesso periodo negli ultimi tre anni. "Il problema evidente di questo meccanismo - spiega Greco - è che non tiene conto delle dinamiche di un piccolo negozio di un quartiere residenziale, ma non certo turistico, come quello di Certosa: molte attività della zona sono solite osservare la chiusura estiva proprio in questo arco di tempo, per cui il confronto con i fatturati delle annualità precedenti non rende l'idea del reale danno economico subito dal crollo del ponte e dai disagi che ne sono seguiti e che purtroppo continueranno a protrarsi per chissà quanto tempo ancora".

Decisamente più efficace potrebbe essere lo strumento previsto dall'articolo 8 dello stesso decreto, quello che istituisce la cosiddetta Zona franca urbana che prevede una serie di esenzioni fiscali, con cui alleviare le sofferenze delle imprese. "Purtroppo, però, questi sgravi che rappresenterebbero un'autentica boccata di ossigeno, esistono solo sulla carta, perché le aziende continuano ad essere soggette al pagamento di tasse e contributi: probabilmente verrà trovata una soluzione sotto forma di credito di imposta per tutte le attività che rientrano nella Zona franca urbana, resta però il fatto che, ad oggi, non abbiamo alcuna notizia certa in merito, e che le misure previste dagli articoli 4 e 8 sono alternative l'una all'altra. In altre parole, questo significa che chi farà domanda di risarcimento non potrà beneficiare degli sgravi fiscali, e viceversa, e che, in assenza di chiarimenti da parte del governo, moltissime imprese non sono in grado di sapere quale dei due strumenti sia il più conveniente per loro. In tutto questo, il prossimo 28 febbraio scadono i termini per presentare le domande di contributo previste dall'articolo 4".

"Non ci resta dunque che constatare la totale asincronia tra le misure predisposte dal Decreto Genova e le reali necessità di commercianti, professionisti e artigiani ed è un dato di fatto - denuncia Greco - che molte attività della zona arancione abbiano ricevuto una boccata di ossigeno esclusivamente grazie ai contributi erogati su base volontaria da Autostrade per l'Italia che, intervenendo tempestivamente, ha tamponato le esigenze di cassa di molte aziende consentendo loro di tirare avanti. Auspichiamo quindi da parte del governo una rapida definizione degli interventi previsti dal Decreto Genova, e notizie certe sulle sue modalità di attuazione".

Redazione

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