- 24 gennaio 2019, 11:44

Da Genova a Sanremo: il Corochinato dei caruggi sale sul palco dell’Ariston

È tornato di moda tra i giovani, nei locali della movida genovese, ma fa parte dell’antica tradizione. Si beve liscio, o nei cocktail. Si tratta dell’Asinello il “Vero Corochinato”, che andrà a Sanremo grazie all'album degli Ex-Otago. Intervista a Tiziana Allara, proprietaria del marchio

Da Genova a Sanremo: il Corochinato dei caruggi sale sul palco dell’Ariston

È tornato di moda tra i giovani, nei locali della movida genovese. Eppure fa parte dell’antica tradizione – l’etichetta è un concentrato di simboli locali che si perdono nel tempo, tra leggende d’amore e vita contadina -. Si beve liscio, o nei cocktail, e al Bergese ne hanno presentato una versione con ingrediente segreto. Si tratta dell’Asinello il “Vero Corochinato” (da distinguere da imitazioni), un vino genovese nato nel 1886, che ora, grazie al palco di Sanremo e all’album “Corochinato” degli Ex Otago, potrebbe diventare famoso in tutta Italia. Ci racconta la sua storia – e come berlo - Tiziana Allara, della storica “Vineria Allara” di Pra’, che col fratello Mauro ha acquisito in marchio.

Prima di tutto c’è la novità degli Ex-Otago…

Sì, saremo a Sanremo! Per noi è un grande orgoglio che un LP si chiami Corochinato. Gli Ex-Otago, che sono di Marassi, lo conoscono perché lo bevono in un locale dei vicoli, e hanno pensato di chiamare l’album così, per dare un segno tangibile della loro genovesità. In precedenza, infatti, avevano composto “Marassi”, per raccontare storie locali. Quindi, siccome il nostro è un marchio registrato, ci hanno chiesto il permesso di usarlo. Ed è per noi motivo di soddisfazione poter dire che, grazie a loro, saremo tra i big, perché lì porteranno all’Ariston un brano tratto da “Corochinato”.

Siete pronti a ricevere richieste di bottiglie da tutta Italia?

Prontissimi, siamo attrezzati!

Da quando siete proprietari del marchio?

L’Asinello nasce nel 1886 e dopo vari proprietari, abbiamo acquisito noi il marchio registrato circa 25 anni fa. Era un po’ decaduto: quando abbiamo iniziato a riproporlo, la maggior parte delle persone non lo conosceva, mentre negli ultimi anni, essendo simile, nel profumo, a un Vermouth, è stato rivalutato. Ho cercato di fare diverse manifestazioni per farlo assaggiare e conoscere e da lì si è fatto strada da solo, perché piace. Il merito è anche della ditta Toso di Cossano Belbo, a Cuneo: noi siamo i proprietari della formula e del brevetto, ma lo fanno loro, che hanno una grande e consolidata esperienza dell’elaborazione delle spezie in infusione. In Liguria non ci sono ditte che lo facciano.

Che caratteristiche ha?

È un vino bianco in infusione con molte erbe, tra cui due tipi di assenzio, il pontico e il romano. Quindi il profumo ricorda subito quello del classico Vermouth, del Martini Bianco. Invece il gusto è molto differente, meno dolce, più secco e asciutto, con retrogusto tipico del Corochinato, cioè quell’amarognolo dato dalla china. Si può bere sia come aperitivo che come digestivo. Un nostro cliente, ormai scomparso, quando veniva a comprare l’”Asinetto”, a 90 anni, ricordava che già suo nonno, novantenne, aveva in casa il Corochinato, e diceva: “Siamo furbi noi genovesi, perché con un prodotto solo ne facciamo due risparmiando: lo iniziamo come aperitivo e lo finiamo come digestivo!”.

L’etichetta è una illustrazione che ne racconta tutta la storia.

Sì, infatti sono raffigurati un uomo e un asinello e alle loro spalle una collina: è quella di Coronata. Dalla contrazione delle due parole, Coronata e china, nasce il nome “Corochinato”. L’asinello, che ha due ceste con le bottiglie di vino dentro, richiama il mezzo di trasporto di oltre cento anni fa, dal momento chedalle colline si scendeva a dorso d’asino. L’uomo, invece, è Paciugo, il protagonista della leggenda di Paciugo e Paciuga. Erano del centro storico, ma lei andava a piedi fino al Santuario di Coronata per pregare la Madonna che lui tornasse vivo dopo essere stato rapito in mare dai Saraceni. E poi c’è la Lanterna con le barche, da cui si capisce che è un prodotto tipicamente genovese.

A cosa si accompagna meglio?

Essendo un prodotto naturale, vino bianco e verde, senza conservanti, e può essere la base per tantissimi tipi di cocktail. La sua morte è, fresco, per esaltare le erbe, semplice col limone e un pezzo di focaccia e olive, alla genovese, o come Spritz, con vino bianco, meglio frizzantino come il Prosecco o il Pinot, e col seltz. In cucina può servire per sfumare il pesce o la carne bianca, o si può perfino mettere su alcuni tipi di creme di gelato. Presto parteciperemo a un evento in cui vogliono presentare una gassosa al basilico con Corochinato. Insomma, è buono e se sono buoni anche gli altri prodotti, si abbina con tutto.

Quanti gradi fa l’Asinello Corochinato liscio?

“Solo” 16 gradi. Ma a chi non è abituato fa venire subito i “rossetti”, come si dice qui a Genova.

Siete stanti anche all’Istituto Bergese, nella Giornata degli Alberghieri, per insegnare agli studenti a farlo?

È stato bellissimo, i ragazzi sono stati molto bravi e professionali. Conoscevano già l’Asinello e come usarlo per i cocktail. Infatti hanno preparato la propria versione di aperitivo con la base col Corochinato e un ingrediente segreto, oltre a rabarbaro e Bitter, mentre noi ne abbiamo preparato un’altra, quella dell’Asinello “Farfallo”, della Brinca di Né, con ghiaccio, limone e alcune foglie di menta.

A proposito di ragazzi: è un prodotto della tradizione, ma piace molto ai giovani.

Fa parte dell’antica tradizione, e rappresenta un rivisitare un profumo e un sapore antichi, come mi dicono i miei clienti, ma nello stesso tempo so che a berlo sono quasi tutti universitari che frequentano i vicoli. Anche i ragazzi qui, di Pra’, che lo bevono nel Centro Storico e poi scoprono che lo hanno sotto casa. È un bel successo meritato.

Medea Garrone

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