Molti gli esponenti politici che si sono espressi e sono stati interrogati sulla strada migliore per guarire le ferite inferte a Genova dal crollo del Ponte Morandi; questa volta abbiamo deciso di sondare un punto di vista diverso sulla questione, quello di un imprenditore genovese. Abbiamo scelto di confrontarci con Enrico Montolivo, che guida lo storico marchio Giglio Bagnara, attivo a Sestri Ponente dal 1869, sicuramente depositario di una profonda conoscenza storica della città, e in particolare del ponente.
Naturalmente, come spiega subito Montolivo, l’impatto dello stop al traffico cittadino dopo il 14 agosto è costato caro alla sua attività, come a tutta Sestri Ponente.
Il disastro del ponte e il blocco del traffico hanno colpito pesantemente Sestri, che è la zona più danneggiata da un punto di vista commerciale di tutto il ponente, al di fuori della zona rossa. Sestri è sempre stato il centro commerciale, direzionale, industriale e associativo vero dell’area, e non una cosa fasulla come Campi o la Fiumara; è il centro di tutta la zona che va da Voltri a Cornigliano, e poi su per la Valpolcevera. Una volta a ponente c’erano due centri commerciali, uno era Sampierdarena e l’altro era proprio Sestri. Poi Sampierdarena è stata massacrata dalla speculazione edilizia, per cui si è vista privare di tutta la sua forza commerciale: per quelle vie c’erano delle realtà che hanno insegnato il commercio a tutta Genova e oggi sono per lo più scomparsi. Sestri quindi non è stata danneggiata materialmente dal crollo, ma da un punto di vista commerciale è stato un disastro, basti pensare che a Sestri ci sono 4300 imprese nel commercio per oltre 6000 dipendenti.
Se la presenza sul territorio e una buona capacità comunicativa sono stati riconosciuti a Toti e a Bucci nell’immediatezza del crollo, qualche perplessità in più ha destato in diversi osservatori il comportamento di alcuni esponenti del governo: basti pensare alle recenti dichiarazioni di Toninelli sulle tempistiche della ricostruzione.
Un ministro che confonde i mesi con gli anni non si rende conto della situazione che sta vivendo Genova. Anche i trimestri potrebbero essere fatali. Avrebbe dovuto dimettersi una settimana dopo aver indicato il ponte Galata nei quartieri genovesi di Istanbul come modello per il nuovo viadotto. Quindi quello che dice il ministro è poco credibile oggi, mentre l’intervento delle autorità locali è stato straordinario. Sono state aperte di fatto tre strade, e la quarta verrà aperta la settimana prossima. E’ stato fatto un lavoro di recupero mai visto prima, che in realtà sarebbe stato possibile realizzare già prima: infatti la strada del Papa, che è stata chiamata della Superba, doveva essere chiamata di Papa Wojtyla, perché era già lì dall’80 immobile e inutilizzata; ci hanno obbligato a fare per trent’anni mezz’ora di coda al giorno senza motivo. Ora, dopo tre alluvioni senza risarcimento, dopo che per vent’anni l’Italsider ha potuto licenziare o trasferire indisturbata 12 mila persone, speriamo che il dramma del ponte condiviso da tutta la nazione possa veramente portarci a ricostruire la città che da anni è in ginocchio. La prima alluvione devastante è avvenuta nel 2010 a Sestri. Io credo che sia una cosa buona la concretezza del sindaco Bucci, la ricostruzione è molto impegnativa e serve un uomo di azienda. Sono ottimista anche per quanto riguarda i tempi, certo non ci possono volere anni, Genova deve ricominciare a funzionare in pochi mesi. Con la sensibilizzazione dell’opinione pubblica a livello nazionale, con la disponibilità che comunque ha dato il governo, contrariamente a quanto successo con le alluvioni passate del 2010 2011 e 2014, penso che si possa veramente arrivare a un recupero di Genova.
Da un punto di vista viabilistico quale sarà a suo parere il punto di svolta?
Quando la settimana prossima aprirà la strada del ponte Rosso, e vorrei che il sindaco continuasse a chiamarla così in memoria della storia “rossa” di Sestri, eliminerà il 90% dei problemi del traffico a quattro mesi dal disastro, e si tratta della settimana prossima.
Sulla questione dei risarcimenti invece come le sembra stiano andando le cose?
E’ la prima volta che abbiamo la disponibilità delle istituzioni: nel 2010 nessuno si è interessato in questo senso, nel 2011 pochissimi soldi che sono arrivati dopo anni, e nel 2014 credo sia andata nella stessa maniera. Il crollo del ponte di Morandi è stato particolarmente comunicato anche a livello internazionale perché è il ponte che facevano tutti. Noi abbiamo avuti 200 messaggi da tutto il mondo, e tutti si ricordavano di averlo fatto: è stato un ponte che rimaneva impresso per la sua altezza, e perché si stagliava su fabbriche e case, evidentemente l’unico che non lo conosceva era il ministro Toninelli.
Ora uno dei temi più importanti è la scelta di un progetto per la ricostruzione. Si è fatto un’idea sul tema?
C’è il discorso non da poco, che non abbiamo sfruttato adeguatamente, della straordinaria proposta di Renzo Piano. Io non discuto se sia migliore di altre proposte, ma Piano è il genovese più noto al mondo, uno dei cinque architetti più influenti a livello planetario, e il fatto che 10 giorni dopo si sia presentato offrendo il progetto era un’opportunità da cogliere in due ore, e da comunicare a tutti come segno della rinascita di Genova. Abbiamo perso 4 mesi, non so se accetteremo il suo progetto, ma sicuramente se l’avessimo comunicato a settembre come atto ufficiale sarebbe stato un grande colpo. Si sarebbe potuto fare un vero e proprio road show, qualunque spesa per una simile iniziativa avrebbe avuto un ritorno enorme per Genova, sia in termini di entusiasmo per i residenti che per il grande richiamo di capitali, investimenti e turismo da tutto il mondo.
Il governo ha mostrato a più riprese contrasti al suo interno, anche in relazione alla gestione della “questione Morandi”, incertezze di questo tipo possono essere un rischio per Genova?
I rischi si corrono sempre, poi I ministri della Repubblica non si sono visti a Genova così tanto in nessuna occasione, fausta o infausta che fosse. Questa presenza del governo centrale a Genova non si è mai manifestata, abbiamo ascoltato cose clamorose come quella del ‘ponte parco giochi’, ma comunque esiste una forte attenzione. Adesso se entro un mese viene dato l’appalto per la costruzione del ponte possiamo risolvere tutti i nostri problemi di viabilità, anche perché il 90% dei problemi sparisce già la settimana prossima: ricordiamoci che il ponte Morandi, oltre ad essere costruito male e manutenuto peggio, aveva un pessimo svincolo dell’uscita verso Milano con code perenni. Lo so molto bene perchè noi come Giglio Bagnara la percorrevamo circa una trentina di volte al giorno, e posso garantire che per 6 ore al giorno c’era coda verso Milano. La nuova uscita verso il ponte rosso e la strada Guido Rossa già quello migliorerà la situazione rispetto a prima, non solo rispetto ad adesso.
Lei è ottimista quindi?
Io credo che sia tutta una questione di tempi: se si riuscirà a risolvere i problemi in pochi mesi andrà tutto bene, altrimenti saranno guai seri. Il livello di solidarietà nazionale su questo caso è alto, e Genova è la città con il più alto senso di solidarietà d’Italia, per questi due motivi sono ottimista. Confidiamo in Bucci e nella collaborazione dell’opposizione affinchè si prosegua nella strada virtuosa della velocità e della qualità nella ricostruzione.