- 06 dicembre 2018, 15:17

"Pregiudizio Universale": dietro al successo i testi dell'autore Matteo Monforte

La comicità è il suo mestiere. Dietro a grandi trasmissioni di successo, da Zelig al monologo di Maurizio Lastrico alla Iene, si nasconde l'autore genovese Matteo Monforte. Che adesso scopre nuovi comici a "La grande notte dei Loser". Lo abbiamo intervistato

"Pregiudizio Universale": dietro al successo i testi dell'autore Matteo Monforte

Lo abbiamo visto, agli inizi degli anni Duemila, mentre suonava e cantava “Grazie Signore grazie” in trasmissioni come “Zelig”, “Quelli che il calcio” e “Bulldozer”, ma la sua vera vocazione è quella della scrittura. Dietro al grandissimo successo di “Pregiudizio Universale”, infatti, il monologo di Maurizio Lastrico in onda durante le Iene, c’è lui, il genovese Matteo Monforte. Scrittore e ghost writer, autore dei testi per i più famosi comici liguri, da Ornano a Raco a Paci, ha da poco creato un nuovo modo di fare commedia, a Genova, secondo lo stand up comedy americano, ma seguendo temi e linguaggi nostrani: “La grande notte dei Loser”, vivaio dei comici del futuro.

Intanto grande successo, cui contribuisci anche tu, di Pregiudizio Universale: a che cosa è dovuto?

Pregiudizio Universale è uno spin off delle Iene, che va in onda come un blocco in coda alle trasmissione, è un monologo che affronta temi sia grandi sia un po’ più frivoli. Infatti abbiamo parlato, per esempio, di dal razzismo e di pornografia, e abbiamo parlato per 20 minuti perfino di morte e la gente non ha cambiato canale! Anzi, abbiamo fatto quasi il 17 per cento di share, che è un dato incredibile per Mediaset a quell’ora di notte. Credo questo sia dovuto al fatto che la gente ha voglia di sentire qualcuno che esprima la propria opinione e che abbia un punto di vista particolare. Siamo abituati - a parte la comicità dei gradi, come Crozza e Grillo - alla frivolezza del comico, che racconta della domenica all’Ikea con la moglie, ma che sostanzialmente non dice nulla. Invece la grande idea di Davide Parenti e degli altri autori delle Iene, Max Ferrigno, Filippo Casaccia e Maurizio Giambroni, è quella, appunto, di esprimere un’opinione su qualcosa senza avere un linguaggio sempre comico, ma facendo riflettere per un attimo, senza la ricerca della battuta di trenta secondi. Qui hai un monologo di 20 minuti, che sono tantissimi, e che non si vedevano dai tempi di Grillo o dallo spettacolo che fa Crozza.

Quanto lavoro c’è dietro a "Pregiudizio Universale"?

È un grande lavoro di brainstorming, anche con gli altri autori. Sono quasi 7 ore di scrittura al giorno. Alla domenica registriamo, mentre al lunedì lavoriamo con gli altri autori: scegliamo il pezzo, facciamo la scaletta, decidiamo gli argomenti da toccare e diamo un filo logico, una drammaturgia, alla storia, mentre al martedì e mercoledì lavoriamo insieme io e Maurizio, che è molto creativo, per cui a volte il mio compito è semplicemente quello di selezionare tutte le cose che dice, magari dandogli anche un freno, o inventare di sana pianta con lui, che ha sempre l’ultima parola.

Qual è stato il tuo percorso per diventare autore e approdare alle Iene?

Ho fatto il comico lavorando in “Quellilì”, i ‘parrocchiani’ del “Grazie Signore grazie”: con loro ho avuto un buon successo, inizialmente come musicista e poi come autore e attore, anche se non sono un attore. Ho lavorato un po’ anche con i Cavalli marci e i comici hanno iniziato a chiamarmi per scrivere per loro. L’ho fatto per tanti di loro, per esempio per Beppe Braida, Teresa Mannoni, i Turbolenti, Ornano ed Enzo Paci. E da lì, nel 2008, scovando talenti per la Liguria. In quel periodo è nato il gruppo con Lastrico, Ornano, Paci e Raco. Soprattutto collaboravo con Maurizio Lastrico, con cui ho lavorato per due stagioni a Zelig, ho scritto il libro “Nel mezzo del casin di nostra vita” e una stagione teatrale- Poi ci siamo separati per un po’ di anni, dal puto di vista lavorativo, e ora ci siamo di nuovo riavvicinati col monologo alle Iene.

Cosa vuol dire scrivere per un comico?

Un autore non può scrivere per tutti i comici, perché in quel momento deve essere Lastrico o Ornano, deve ragionare come lui e mettergli in bocca parole che devono calzargli come un vestito. Deve esserci molta empatia tra autore e comico, lo stesso umorismo e lo stesso modo di vedere la vita e le cose. Mi è successo di dover rifiutare di lavorare con alcuni grandi comici che mi hanno chiesto di scrivere per loro, proprio per questo motivo. Comunque un comico deve essere principalmente autore di se stesso e avere il proprio tempo comico, il proprio umorismo e il proprio modo di portare le battute. Altrimenti è un attore.

Ti stai occupando anche di altri programmi televisivi?

Sostanzialmente non mi piace fare tv. Infatti lavoro a Pregiudizio Universale, che continuerà nel 2019, perché comporta un lavoro più da scrittore che da autore televisivo, perché non ci sono balletti e stacchi, ma solo Maurizio col suo monologo, come a teatro. In passato ho lavorato a molti programmi, come "Zelig", "Se stasera sono qui" con Teresa Mannino sulla 7, "Copernico" su Sky, "Tribù" su Rai2, ma sono prettamente un autore comico, non saprei fare l’autore di trasmissioni, per esempio, come “Tu sì che vales”. Collaboro anche con comici che lavorano a Colorado, ma io non firmo per Colorado, ma lavoro con i singoli comici.

Sei anche la voce di Armando, il pupazzo irriverente dello show alla Claque: i suoi dialoghi li scrivi tu?

Sì, ma mi diverto soprattutto a fare la voce e si tratta di uno spettacolo sporadico e il merito è di Nicolas Vigliotta. Forse torniamo il prossimo marzo.

E poi c’è “La grande notte dei Loser”, il laboratorio comico creato da te.

Ne vado molto fiero e sono affezionato, perché è la nuova scuola cabarettistica genovese: sono comici giovanissimi, dai 19 ai 30 anni. Si tratta di un modo diverso di intendere la comicità: è nuda e cruda, con microfono e monologo, niente presentatore, niente altri personaggini di contorno.

Chi sono quelli che possono diventare famosi?

Tre o quattro sono molto forti: Pietro Casella ha solo 20 anni ed è una bomba, ha un modo di fare comicità veramente originale e molto simile a quello degli americani. E poi sono molto bravi anche Paul Genovese, Giorgio Greco e Alex Trevisan. Qualcuno potrà fare il comico di mestiere. Lo stand up comedy, se fatto all’americana, è sbagliato, perché bisogna farlo all’italiana, usando temi e linguaggi che fanno parte della nostra cultura. Non puoi parlare come fanno loro degli ebrei o del papa. Per esempio Casella parla dell’insicurezza e del bullismo: riesce a fare ridere con la tragedia, con la vita di tutti i giorni e con la sua esperienza.

Quindi che caratteristiche deve avere il bravo comico?

Prima di tutto deve essere ricco di famiglia per non fare la fame! Scherzo, ma prima di riuscire a guadagnarci devi fare più lavori. Poi la qualità che sicuramente si deve avere credo sia la cultura, che è alla base di tutto. Quando un comico ha delle cose da dire e lo fa a proprio modo, esprimendo concetti interessanti, e toccando gli argomenti in modo ragionato, mostrando di aver studiato, questo viene fuori. I comici che resistono nel tempo, infatti, e che riempiono ancora i teatri, sono sempre i soliti: Guzzanti, Crozza, Grillo e Rossi. Tutte persone che fanno satira di un certo livello e che soprattutto hanno cose da dire. Poi i momenti up e down per i comici ci sono sempre.

Chi sono i grandi del momento?

A parte quelli già citati e Maurizio Lastrico, aggiungo anche Ornano, che riempie i teatri di tutta Italia, ma anche Pintus e Pucci.

La scuola di comici genovesi è tra le più famose: come mai?

Tra noi diciamo che se fai ridere i genovesi fai ridere tutti, perché i genovesi entrano in teatro pensando che, avendo già pagato 20 euro, devi farli spaccare dalle risate! E poi il tipo di umorismo genovese è così particolare che è diventato unico.

Cosa consigli a chi vorrebbe fare il tuo mestiere?

Consiglio di armarsi di pazienza, tanta voglia di fare e pensare che non esistono feste, ferie, mutua, sabato e domenica, perché si lavora a volte solo per quattro o cinque mesi all’anno, ma non c’è vita in quel periodo. Magari guadagni un po’ di più di una persona che fa un altro lavoro, ma sei sempre in bilico. Quindi consiglio anche tanta umiltà, perché se si è bravi viene fuori e i comici hanno sempre bisogno di autori capaci che li aiutino a scrivere. Non esistono scuole, ma ci sono tanti workshop e spesso sono docente anch’io. Si impara sul campo.

Sei anche autore di libri.

Come ghost writer ho scritto molti libri, come per esempio con Zibba la biografia di Patty Pravo “La cambio io la vita che” per Einaudi, mentre come scrittore ho pubblicato due gialli, “La Genova male” e “Come siamo caduti in basso Oscar” per la casa editrice genovese Chinasky e un ebook, “Prendo la sciarpa e arrivo da te”, per la Grandi Associati, che è stato best seller su Amazon e al primo posto. Invece a febbraio 2019 uscirà per i Frilli “La vanità dei pesci pulitori".

Medea Garrone

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