- 03 dicembre 2018, 10:23

Traverso, Siap: "Impugneremo la sentenza: il comportamento di Manzo è antisindacale"

Traverso, Siap: "I sindacalisti che 'godono' di fronte a una sentenza che penalizza i diritti dei lavoratori, ci danno ulteriore forza per impugnarla al fine di tutelare fino in fondo i poliziotti del Reparto Prevenzione Crimine Liguria"

Traverso, Siap: "Impugneremo la sentenza: il comportamento di Manzo è antisindacale"

Il Siap di Genova ha portato davanti al Giudice del lavoro il Dirigente del Reparto Prevenzione Crimine Liguria Fabio Cosimo Manzo, sulla base di "oggettivi elementi che a nostro parere dimostrano reiterate violazioni contrattuali e condotte antisindacali".

A dichiararlo è Roberto Traverso, segretario provinciale del Siap. In questi giorni, però, il Giudice ha rigettato il ricorso del sindacato di Polizia, con "una sentenza assolutamente inaspettata, che rispettiamo, ma che nello stesso tempo non possiamo assolutamente condividere per i motivi che di seguito evidenzieremo. Prima però vogliamo evidenziare l’aspetto più grottesco emerso dopo la notizia della sentenza, ovvero la gioia incontrollata di altre organizzazioni sindacali che invece di rammaricarsi per una sentenza che non riconosce i diritti dei poliziotti, hanno festeggiato insieme alla dirigenza. Spettacolo indecoroso che però rafforza in modo esponenziale l’immagine del Siap!".

Relativamente alla sentenza, invece,"il Siap non intende accettare il contenuto - continua Traverso - e valuterà da subito i termini di un'opposizione da presentare presso il Giudice Competente. Prima di tutto abbiamo il dovere di preservare l’immagine istituzionale e professionale dei Reparti Prevenzione Crimine che sono presenti sul territorio nazionale: la sentenza, dando ragione al Dirigente Fabio Cosimo Manzo, ha certificato che i poliziotti del suo Reparto, quando escono dai confini provinciali, sono assolutamente privi di ogni tutela sindacale, visto che il sindacato di appartenenza territoriale non avrebbe la possibilità di intervenire per tutelare i diritti dei poliziotti interessati. Nel 2018 non si può più accettare l’immagine anacronistica del “poliziotto” pre-riforma anni ‘80".

E, come un fiume in piena, prosegue: "I poliziotti del Reparto Prevenzione e Crimine indossano una divisa e devono obbedire a un 'comandante' che è il primo a non rispettare le regole contrattuali ogni volta che deve impiegare il proprio personale fuori dalla provincia. I poliziotti dei Reparti Prevenzione Crimine quando hanno scelto quel percorso professionale non pensavano di essere considerati come pedine da spostare sul territorio nazionale a disposizione dei vari Questori che hanno bisogno di personale per tamponare esigenze di controllo del territorio, che nulla hanno a che fare con le reali competenze dei Reparti Prevenzione Crimine, visto che vengono utilizzati addirittura al posto delle “volanti” degli Uffici Prevenzione Generale delle Questure".

Questo vale anche per le Squadre UOPI (squadre altamente specializzate per prevenire o sventare eventuali attentati terroristici) che da pochissimo tempo sono passate dalle Questure alla competenza dei Reparti Prevenzione Crimine. Ma "la beffa nella beffa sta nel fatto che tutti i dipendenti dei RPC non possono nemmeno contare sui diritti sindacali che invece gli altri poliziotti hanno, visto che loro non devono uscire continuamente dal proprio territorio provinciale. Dobbiamo ricordare che siamo stati costretti a rivolgerci al Giudice anche a causa della non compattezza sindacale presente a Genova, dove purtroppo alcuni sindacati preferiscono accontentarsi delle briciole che la dirigenza fa cadere dal tavolo, abbandonando i poliziotti, spogliati dei propri diritti".

E quindi conlcude: "Non siamo intenzionati ad arrenderci anche perché la Polizia di Stato deve ancora fare passi avanti sul fronte dei diritti sindacali ed accettare sentenze che comprimono quelli già ottenuti sarebbe una caduta di stile per il Siap. Non ci fermeremo anche per tutelare sino in fondo l’immagine del sindacato e dei propri dirigenti sindacali, specie quando vengono attaccati ingiustamente con condotte inaccettabili e che grazie alla diffusione incontrollata di dati sensibili si sono trovati a leggere il proprio nome su pagine web di dominio pubblico: altro elemento interessante che sicuramente immaginiamo potrà essere valutato da chi di competenza".

Redazione

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