- 23 novembre 2018, 08:00

"Io e Pirandello": sul palco dello Stabile il monologo autobiografico di Lo Monaco

Porta sulla scena il monologo autobiografico "Io e Pirandello". E' il famoso attore e regista siciliano Sebastiano Lo Monaco, al Teatro Stabile dal 27 Novembre al 2 Dicembre. L'intervista in anteprima

"Io e Pirandello": sul palco dello Stabile il monologo autobiografico di Lo Monaco

“Io e Pirandello”. Ma anche io e Sofocle, io e Miller, io e Shakespeare e molti altri ancora. Chi, se non un attore, potrebbe intrecciare e legare indissolubilmente la propria vita a quella dei drammaturghi? Specialmente quando alle spalle ha 40 anni di carriera e interpretato i personaggi delle più famose opere teatrali di Pirandello. E non solo. Si tratta, appunto, di Sebastiano Lo Monaco, uno degli interpreti pirandelliani più celebrati, che torna a Genova, al Teatro della Corte, con il monologo autobiografico “Io e Pirandello”, dal 27 novembre al 2 dicembre. Vita privata e carriera, rapporto col pubblico e con la Sicilia, personalità e personaggi, mafia e legalità: un monologo in cui l’attore e regista si racconta e si “spoglia”.

Con “Io e Pirandello” prosegue dal 2017 il festeggiamento dei suoi “primi” 40 anni di teatro e dei 150 anni di vita di Luigi Pirandello. Com’è stato il suo percorso d’attore e uomo, da quando, ragazzo, aveva il sogno di essere “Edipo Re” nel teatro di Siracusa, a questo monologo autobiografico?

In una serata in cui dovevo parlare di Pirandello ad Agrigento, mi sono reso conto del fatto che la mia carriera era costellata soprattutto di personaggi pirandelliani e, anche quando non ho recitato sue opere, ho sempre interpretato quelle di autori che hanno avuto a che fare con la Sicilia e il Mediterraneo, come i tragici greci Sofocle, Eschilo ed Euripide, ma anche Pietro Grasso. E ancora, quando ho portato sulla scena Arthur, Miller il tema di “Uno sguardo dal ponte” era su una famiglia di migranti siciliani nell’“atmosfera di tragedia greca”, come dice Miller. Quindi la terra, le radici, il substrato culturale della Sicilia sono stati più forti di me e hanno indirizzato la mia carriera.

Ha definito questo monologo: “lo spogliarello della mia anima”: che cosa emerge di maggiormente intimo?

Quando parlo col pubblico riesco a scavare nel mio intimo molto di più di quanto farei davanti a una persona sola. Il pubblico rappresenta un individuo molto importante, cui devo la mia carriera, perché è il pubblico che mi approva da 40 anni, mi riconosce e mi segue.

Il suo incontro con Pirandello si è trasformato in un vero e proprio “processo simbiotico”: che cosa significa?

Il processo simbiotico è tale che ormai nella vita, senza accorgermene, parlo usando frasi o parole pirandelliane o le creo a sua immagine e somiglianza. Definisce questa pièce come nata “dalle viscere del teatro”: recitare serve a curarsi senza andare in analisi? Recitare è una grandissima terapia stando due o tre ore sul palcoscenico e spogliarsi. Non mascherarsi: i piccoli attori si mascherano, i grandi si spogliano. Il grande attore racconta se stesso, il proprio intimo e privato, anche attraverso le parole dei personaggi che interpreta.

Ironia e comicità stanno alla base di questo monologo: si tratta di un’opera più tragicomico, ironico o comico, per dirla pirandellianamente?

Non saprei, è la storia di un uomo con tutte le idiosincrasie, l’ironia, i fatti tragici. È la mia storia di 60 anni di vita e 40 di carriera, che non posso definire con una parola, è troppo riduttivo.

Quanto il teatro di Pirandello è ancora attuale?

La sua lingua, i suoi temi e il suo teatro parlano parla fortissimamente all’uomo contemporaneo, perché è come se fossero scritti oggi.

Ricordiamo che è stato lei a portare sul palcoscenico un altro siciliano, Pietro Grasso, di cui ha trasformato i libri in opere drammaturgiche: “Per non morire di mafia” e “Dopo il silenzio”. Alcuni anni fa anche qui, al teatro Duse.

Ho voluto portare la sua esperienza, la sua storia umana e professionale a teatro e i testi sono diventati quasi dei classici. Uno lo porto in scena dal 2010: è il teatro che parla della propria attualità, perché i suoi libri sono come una Iliade contemporanea, come se si parlasse della guerra di Troia di oggi, di una guerra infinita tra istituzioni e criminalità organizzata, che non è ancora finita.

Quali sono i personaggi più significativi tra quelli che ha interpretato?

Entico IV di Pirandello ed Edipo Re, che ho amato fin da piccolo e ho finalmente frequentato sul palcoscenico da attore.

Medea Garrone

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