- 02 ottobre 2018, 18:56

Per Gianni Pastorino il Decreto Genova è un "attacco alla città per calcolo politico"

La sintesi dell'lntervento del capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino a margine della discussione sul “Decreto Genova” avvenuta stamane in consiglio regionale

Per Gianni Pastorino il Decreto Genova è un "attacco alla città per calcolo politico"

"Il Decreto Genova è una sconfitta pesantissima per questa città. C’è qualcuno che ogni giorno guarda i sondaggi e si bea dei risultati: noi, invece, vediamo una città in rapido declino. La ratio del provvedimento è una soltanto: per il governo Lega-5Stelle la questione di ponte Morandi è solo genovese; e tale deve restare. Non è questione di rilevanza nazionale, non riguarda tutto il nordovest, non influisce sull’economia di Savona o La Spezia - dichiara Gianni Pastorino, capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria - Lo diciamo con molta chiarezza: il Decreto Genova è un attacco a questa città, alla sua gente e alla sua economia. Ma è anche un attacco a Toti, alla sua figura politica; perché dalle mosse del decreto si evince che qualcuno sta già facendo i calcoli per le regionali 2020. Non può esserci soltanto il calcolo politico su chi ha sofferto una tragedia del genere: è un meccanismo insano per la città e il suo territorio".

"Il concetto di fondo: non spetta ai decreti attribuire le responsabilità; e non spetta neppure ai giornali prosegue - Spetta soltanto alla magistratura. E invece il decreto contiene un passaggio assurdo: si attribuisce a priori la responsabilità ad Autostrade, senza che tale responsabilità sia stata accertata un organo dello Stato. Ci sono studi legali europei che si fregheranno le mani, visti i contenziosi che si origineranno da queste scelte. Tutte cose che ci allontaneranno dallo stabilire la verità su ponte Morandi, ammesso che un giorno ci si arrivi".

"Toti e Bucci - conclude Pastorino - hanno detto che avrebbero battuto i pugni sul tavolo. Bene: lo facciano, perché è evidente che la delusione sia pesantissima. Non dobbiamo mandare un messaggio di pessimismo: i genovesi sono donne e uomini forti che rispondono con dignità, ma quando si fanno le nozze coi fichi secchi, come avviene con questo decreto, il giudizio non può che essere sconfortante. Basta ascoltare cosa ci dicono gli spedizionieri e gli operatori della logistica portuale. Chi conosce la storia di questo Paese sa che quando soggetti divergenti decidono di agire insieme, come in questo caso sindacati e Confindustria, significa che la crisi è al massimo livello. Significa che datori di lavoro e prestatori d’opera concordano sul fatto che il decreto non risolva i loro problemi. Significa che le 258 famiglie degli sfollati e le 1460 aziende che perdono commesse resteranno deluse. Significa che nell’immaginario collettivo il decreto non convince". 

RG

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