- 29 agosto 2018, 10:00

Genova e le sue voci, il power trio pop del momento prende il nome di Moscow Club

Il loro ultimo singolo “Blu” ha catturato l’attenzione della scena Indie, ma si definiscono post-punk. L’intervista alla band genovese (VIDEO)

Genova e le sue voci, il power trio pop del momento prende il nome di Moscow Club

Si chiamano Gabriele Pallanca (basso e voce), Dario Monaco (batteria) e Federico Lobascio (chitarra e voce) e suonano insieme da sei anni. I Moscow Club, un nome - come raccontano - nato simpaticamente durante una vacanza a Malta, si autodefiniscono pop con influenze post-punk e sono molto legati ai propri punti di riferimento musicali ricercati nell’Alternative Rock. Fin dall’inizio, forti delle loro ispirazioni principalmente d’oltremanica, trovano nella lingua inglese l’abito perfetto per confezionare e comunicare i propri pensieri. Poi, dopo cinque anni, la decisione di cambiare rotta e “tornare a casa”, scoprendo l’Indie come leader del panorama musicale odierno su un palcoscenico di influenze diverse.

Nonostante l’intenzione di rimanere fedeli ai propri punti cardine - intenzione pienamente rispettata - la scena indipendente ha avuto forti influenze su creatività e produzione della band genovese, che si è lasciata sedurre da questa, ormai consolidata, era musicale. Così è nata “Blu”, una canzone dedicata alle mancanze e ai legami perduti con sonorità così coinvolgenti da conquistare al primissimo ascolto.

Il successo di questo brano - come si evince dall’emozione che dimostrano nel parlarne - ha spiazzato anche le loro stesse aspettative. “A breve vorremmo far uscire un nuovo singolo e poi, entro il 2019, un EP” - spiega Gabriele - “Ma mantenere l’asticella alta sulla scia di Blu non sarà un compito semplice”.

Si tratta di un ambiente esigente, oggi, quello dell’Indie italiano, ma non ci sono dubbi sul futuro di questi giovani talenti. Con “Blu” hanno “sganciato” quella che si può definire una bomba nel panorama musicale attuale, soprattutto a Genova, una città stretta nei suoi vicoli da cui spesso gli artisti sgusciano via in cerca di fortuna.

Precisi, puntuali, liberi da preconcetti ma soprattutto umili. Una caratteristica che oggi, nell’ambito artistico, si va sempre più perdendo e che dona alla loro musica un tocco di semplicissima classe.

 

 

 

Perché “Moscow Club”?

GP: “Il motivo è abbastanza banale e simpatico: nel 2011 mi trovavo in vacanza a Malta e girando per le strade dell’isola ho scovato un locale che si chiamava così. Ho pensato subito che potesse essere una bell’idea per un nome e l’ho proposto a Federico. Suonava bene, era indie”.

 

Avete iniziato a comporre e cantare in inglese per poi passare all’italiano: perché? Sarà un passaggio definitivo?

FL: “Abbiamo iniziato a comporre e cantare in inglese perché ascoltavamo musica in inglese. Come tutti i ragazzini alle prime armi con la musica, abbiamo provato a imitare i grandi gruppi d’oltremanica e abbiamo iniziato ad ottenere discreti risultati. Nel 2017, però, per una scelta sia artistica che motivazionale, abbiamo deciso di cambiare e passare all’italiano”.

GP: “Per ora la scelta dell’italiano è definitiva”.

 

Siete stati - e siete - influenzati dall’Indie di oggi?

GP: “Sicuramente siamo stati e siamo molto influenzati dall’Alternative Rock d’oltremanica, per citarne qualcuno: The Killers, Arctic Monkeys, The Kooks, Editors, che sono quelli che ci hanno dato l’input iniziale per dare vita al progetto. Successivamente abbiamo avuto influenze new wave che si possono ritrovare ascoltando il nostro ultimo EP Six Indie City, uscito nel giugno 2015, dettate da gruppi come i Joy Division, New Order e The Smiths. Blu, nata con il cambiamento di lingua, viene inevitabilmente da ascolti di artisti prettamente italiani come i Thegiornalisti, Calcutta, i Canova e gli Ex-Otago. In tutto questo, tuttavia, non dimentichiamo mai gli artisti del passato, specialmente Lucio Battisti e Franco Battiato a cui siamo molto legati”.

 

Il 21 maggio scorso è uscito “Blu”, il vostro nuovo singolo: com’è nato? Qual è il significato?

GP: “La musica è nata da un semplice arpeggio ispirato ad una canzone anni ‘80 dei Tears for Fears, mentre il testo ha un valore universale, o perlomeno ci auguriamo che lo abbia: parla di una mancanza - di una persona, un amico, un amore - ma ognuno può interpretarlo a suo modo in base alle proprie emozioni”.

 

“Blu” ha dei riferimenti espliciti alla Cina: ci saranno altri collegamenti in futuro?

GP: “In linea di massima no. Il legame con la Cina è nato dopo la registrazione del pezzo durante un brainstorming con il regista del videoclip Tiziano Colucci. Lui voleva che la protagonista fosse una ragazza cinese e da quella decisione è seguita anche la scelta stilistica della cover che riporta l’ideogramma cinese del colore blu. Questo però non è legato a possibili brani futuri. Piuttosto avremmo più ragioni di essere legati al Giappone, dal momento che esiste un’omonima band giapponese e con la quale, fino a poco tempo fa, abbiamo condiviso la pagina di Spotify”.

 

Nel videoclip di “Blu” avete reso Genova una città neutra, irriconoscibile ai non genovesi: scelta stilistica o puro caso?

GP: “La scelta di rendere Genova una città irriconoscibile e neutra è stata una scelta del regista che abbiamo approvato al 100%. Lo scopo era quello di creare un prodotto che non fosse locale ma universale, un po’ come il testo della canzone”.

 

Qual è la situazione musicale attuale di Genova? C’è futuro qui per gli artisti emergenti?

FL: “Qui a Genova, specialmente per gli artisti emergenti, il futuro non è molto roseo: stando a quello che si ascolta oggi attraverso i molteplici canali esistenti, oggi per un gruppo che fa musica di nicchia è difficile emergere. Soprattutto se si parla di Genova, una città un po’ emarginata musicalmente. Ci si prova e si spera che le cose un giorno possano cambiare”.

GP: “Di certo la musica di valore qui non manca. Suono da parecchi anni ormai e posso dire di aver notato una piccola risalita e questo dà speranza”.

DM: “L’offerta musicale c’è: attualmente ci sono molti giovani talenti come i SAAM o L’ultimodeimieicani, anche se non so effettivamente quale possa essere la visibilità che la città può offrire a gruppi come questi. Probabilmente il salto di qualità è possibile, ma fuori dal contesto ligure”.

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

GP: “Siamo molto contenti dell’uscita di Blu e di come sta andando il pezzo localmente, ma siamo già al lavoro sul nuovo singolo e sul nuovo EP che vorremmo uscisse entro il 2019”.

 

Chi è per voi la voce di Genova?

GP: “Attualmente la voce di Genova, senza citare i mostri del passato, sono senza dubbio gli Ex-Otago, gli Od Fulmine e i Meganoidi. Tutti gruppi che stimiamo molto”.

 

 

 

 

I Moscow Club su Facebook, Spotify, iTunes e YouTube.

Giovanna Ghiglione

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