Alassio e la ferrovia una storia affascinante, una realtà leggendaria, che parla di Inglesi e di un turismo internazionale che aveva nella cittadina costiera una meta privilegiata. Un sogno rivissuto oggi quando nella stazione di Alassio ha transitato il leggendario Orient Express.
E dire che l’app di Trenitalia aveva celato il celebre convoglio sotto il numero 13464, anonimo come solo i numeri possono essere. C’è voluta la straordinaria passione di un collezionista del luogo, per scovarlo.
“Quella dei treni è una passione da quando ero bambino – spiega infatti Alessandro Bellenda, titolare di una nota galleria del centro alassino – e in gioventù, in cerca di esperienza ed emozioni ho anche lavorato a bordo dell’Orient Express”.
Una passione che l’ha portato a comporre la più grande collezione al mondo di manifesti, memorabilia storica e soprattutto di lussuosi arredi Art Déco originali, provenienti dall'Orient-Express, dal Train Bleu e dal Cote d'Azur Pullman Express. Angelo Galtieri, Assessore al Turismo del Comune di Alassio, sta addirittura pensando di invitarlo ad allestire una mostra alla Ex Chiesa Anglicana nella quale ricostruire gli ambienti di quei viaggi perduti. “Del resto la nostra città è stata il crocevia di moltissimi treni di lusso per il turismo d'élite dell'epoca” spiega, supportato dallo stesso Bellenda che elenca, tanto per citarne alcuni, il San Pietroburgo-Cannes (fino al 1914), il Milano Cannes con sole carrozze salone, il Berlino-Ventimiglia, il Roma Nizza.
“Il transito nella Riviera dei Fiori – aggiunge Bellenda – è un’eccezione rispetto ai tradizionali percorsi del convoglio e rappresenta un’occasione davvero rara di vedere l’Orient Express sui nostri binari. Per il suo viaggio da Venezia a Parigi effettua infatti un tragitto inusuale verso la Costa Azzurra”.
Diciassette carrozze, tre ristoranti e un bar il treno, oggi proprietà del Gruppo Belmond, è riservato e ovviamente non effettua il normale servizio passeggeri. Una curiosità: all’esterno di ogni carrozza fanno ancora splendida mostra di sé le scritte della ragione sociale originale con lettere di bronzo pieno per un peso di una tonnellata per ogni carrozza.