- 06 agosto 2018, 13:07

Pegli, allarme inquinamento nel Rio Rexello

Uno sversamento di acque nere ha richiesto nei giorni scorsi l’utilizzo di un autospurgo. Currò (5 Stelle): “Sono anni che segnaliamo il problema, ma nessuno vuole intervenire concretamente”. Alla foce del torrente i batteri superano regolarmente i limiti massimi. E i bagni restano vietati

Pegli, allarme inquinamento nel Rio Rexello

Il torrente scorre lento, quasi completamente tombato. A fatica i pegliesi lo conoscono. Se non fosse per l’omonima via, non ne saprebbero neppure il nome. Eppure il Rio Rexello - che scende da Pegli 2, attraversa Quartiere Giardino, passa sotto a via Argentina e finisce nel mare di fronte a piazza Porticciolo - da anni è una bomba ambientale perfettamente innescata. Liquami, pozze oleose, macchie, bolle, odore nauseabondo sono una costante praticamente quotidiana. Non è un caso se il mare di fronte al litorale pegliese, da quest’estate tornato finalmente balneabile, resta off limits proprio nel tratto dove il Rexello ha il suo estuario. In pochi lo sanno, in pochissimi rispettano il divieto, anche se c’è tanto di cartello.

Ma più che i bagnanti ‘coraggiosi’ o troppo accaldati per poter solo guardare l’acqua senza immergersi dentro, qui i veri responsabili sono altri. La storia la riavvolge come un nastro il consigliere municipale del VII Ponente Massimo Currò, del Movimento 5 Stelle: “Sono anni che, prima da privati cittadini, e ora nelle stanze del Municipio e del Comune, continuiamo a denunciare lo stato pietoso e molto grave delle acque del Rio Rexello. Le istituzioni ne hanno preso atto, ma poi di concreto non s’è mai fatto nulla”.

Currò ricorda: “A settembre 2017 le acque davanti a Pegli riottengono dopo anni di attesa e di burocrazia la balneabilità in deroga, entro i limiti di cinquanta metri dalla battigia. Solamente un tratto rimane escluso, proprio quello dove sfocia il Rexello”.

Currò e gli altri attivisti del 5 Stelle compiono regolarmente sopralluoghi lungo i pochi tratti scoperti del corso d’acqua. Altre volte vanno sul posto invitati da segnalazioni dei cittadini. L’inquinamento è spesso visivo, spesso olfattivo, ma quasi sempre entrambe le cose insieme. “E’ una situazione inaccettabile, che è degenerata negli ultimi mesi. La scorsa settimana è apparsa una pozza di liquami di dimensioni preoccupanti. Così abbiamo subito avvertito Iren, che è intervenuta con un autospurgo. Pochi giorni dopo, c’era ancora cattivo odore e i tecnici sono tornati a fare l’ennesimo sopralluogo. Tutti sono a conoscenza del problema. Ma questo non è mai stato affrontato in maniera definitiva”.

Il ‘problema’ sarebbero degli scarichi fognari non correttamente allacciati alla rete delle acque nere, con conseguente sversamento nel torrente. Niente di industriale, quindi, bensì proveniente dagli insediamenti abitativi, probabilmente quelli sulle colline di Pegli. “L’assessore comunale all’Ambiente Matteo Campora - dice Currò - ha fatto un sopralluogo a gennaio, con relativa commissione. Poi aveva detto che ci saremmo riaggiornati ad aprile, ma non ci siamo più visti. Abbiamo scritto diverse mail, senza ottenere risposte. E intanto gli scarichi di acque nere continuano”.

I dati di Arpal confermano un quadro preoccupante: lo scorso 4 giugno, nella zona ‘incriminata’, la quantità di Escherichia Coli (uno dei batteri su cui vengono basati i campionamenti) era di 6200 (MPN/100ml, ovvero most probable number), laddove il decreto legislativo 116 del 2008 fissa il limite massimo in 500 MPN/100ml.

In pratica, in ogni cento millilitri d’acqua (un normale bicchiere di plastica pieno, per farsi un’idea), c’erano 6200 microrganismi invece di 500. Ben 5700 oltre la soglia. Ma è niente rispetto a quanto successo lo scorso anno, quando si è arrivati a toccare persino la quota di 20.000 batteri (era il 4 aprile del 2017). E ancora: 17.000 ad aprile 2018 e 9.500 a maggio 2018.

“In un punto a Pegli 2 - continua Currò - abbiamo individuato una fognatura a cielo aperto. Iren ha constatato che in quella zona non c’è allaccio con la rete pubblica. E che quindi la questione andava gestita dalla Polizia Municipale. In sostanza, si è creato il classico conflitto di competenze per il quale adesso è tutto fermo, in attesa che venga chiarito chi deve fare cosa. Con fatica stiamo coordinando le varie realtà e speriamo di avere novità positive in tempi brevi. E’ da troppo che questo problema si ripresenta, eppure per risolverlo non servirebbe molto. Tursi, dal canto suo, non può certo stare a guardare, perché si tratta di una questione di salute pubblica. L’acqua è sporca, maleodorante e piena di agenti inquinanti. Tutti lo sanno, nessuno se ne occupa. E’ ora di finirla”.

Sarebbe un vero peccato per Pegli, visto che con la balneabilità è tornato un buon interesse e anche le attività commerciali ne risentono positivamente. Cervantes diceva: Por la calle de despues se va á la casa de nunca, ovvero per la strada del dopo si arriva alla casa del mai. C’è da sperare che le istituzioni non vogliano mettere in pratica questo concetto.

Alberto Bruzzone

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