Alassino - 06 agosto 2018, 11:06

Andora, martedì 7 agosto l'appuntamento con Gherardo Colombo

L'incontro, alle ore 21.30 nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti”, si svolgerà nell'anfiteatro dei Giardini di Palazzo Tagliaferro

Andora, martedì 7 agosto l'appuntamento con Gherardo Colombo

I prossimi appuntamenti della Rassegna Letteraria  "Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” - Anfiteatro dei Giardini di Palazzo Tagliaferro

martedì 7 agosto 2018 ore 21.30 

GHERARDO COLOMBO:

“Democrazia” ed. Bollati Boringhieri “Il legno storto della giustizia” ed. Garzanti scritto con Gustavo Zagrebelsky

Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” martedì 7 agosto 2018 ospite dell’incontro Gherardo Colombo, magistrato per oltre trenta anni presso il Tribunale, la Procura della Repubblica di Milano e la Corte di Cassazione , in conversazione con Christine Enrile e il giornalista Claudio Porchia presenterà due delle sue ultime pubblicazioni “Democrazia” ed. Bollati Boringhieri e “Il legno storto della giustizia” ed. Garzanti scritto con Gustavo Zagrebelsky.

Sinossi “Democrazia” ed. Bollati Boringhieri 

Imperfetta, esigente, fragile. Eppure irrinunciabile, perché non ha rivali se si tratta di garantire la ricerca della felicità individuale, nel rispetto e nella considerazione degli altri. È la democrazia. La respiriamo ogni giorno, fa così parte del nostro paesaggio mentale e del nostro vocabolario di base che avremmo difficoltà a delinearne i connotati, come accade quando qualcosa ci sembra troppo familiare. Probabilmente non andremmo oltre la definizione scolastica, «governo del popolo», senza sospettare che niente è ovvio in quei due concetti, governo e popolo, e che coniugarli comporta premesse e conseguenze di estremo rilievo. Di più: implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole e attivo, non si accontenti di delegare chi lo rappresenta. Per governare una società complessa occorre infatti stabilire principi, regole, finalità, limiti, ma anche educare alla cittadinanza. «Democrazia» significa tutto ciò. Lo spiega benissimo Gherardo Colombo, con la semplice cordialità di chi compie un gesto civile. Maneggiate da lui, le parole dense di una elaborazione secolare – libertà, diritti, doveri, uguaglianza, giustizia – rivelano una stretta pertinenza con i modi del vivere insieme, qui e ora, e riservano qualche sorpresa. Alla fine è ancora più chiaro che la democrazia, la si chiami forma di governo o modello organizzativo della società, parla di noi, della nostra sofferta perfettibilità.

Sinossi“Il legno storto della giustizia” ed. Garzanti scritto con Gustavo Zagrebelsky

Corruzione, potere, legalità. Un appassionante dialogo sui vizi della nostra democrazia. La legge in equilibrio è legame sociale. Se rompe l’equilibrio, ne è il disfacimento, la frattura, cioè corruzione. La corruzione è una piaga che infetta gran parte della vita sociale e politica del nostro Paese, in misura non solo eticamente inaccettabile ma anche economicamente insostenibile. Proprio all’Italia sembra infatti spettare un non onorevole posto tra le nazioni più corrotte al mondo: ovunque si formino aggregati di potere, lì alligna il rischio del malaffare. Prendendo le mosse da questi presupposti drammatici che troppo spesso consideriamo immutabili e ai quali sembriamo quasi assuefatti, Gherardo Colombo e Gustavo Zagrebelsky si confrontano con schiettezza e reciproco rispetto discutendo da punti di vista diversi e complementari il senso ultimo del nostro vivere in comunità. Con la consapevolezza che la democrazia può rappresentare un ambiente favorevole alla diffusione della corruzione e scavando nella nostra natura e nel desiderio tipicamente umano di raggiungere fama, potere e ricchezza anche a costo di sopraffare il prossimo, i due autori discutono di letteratura e filosofia del diritto, spaziano dalla storia all’attualità più recente, in un dialogo che sarà motivo di riflessione per quanti ancora credono nell’onestà, nella correttezza e nei principi della nostra Costituzione.

Gherardo Colombo

Gherardo Colombo per oltre trent’anni ha fatto il magistrato presso il Tribunale, la Procura della Repubblica di Milano e la Corte di Cassazione, contribuendo ad alcune inchieste celebri, dalla Loggia P2 a Mani pulite, dal delitto Ambrosoli al processo IMI-SIR. Nel 2007 ha lasciato la magistratura e da allora si dedica alla riflessione pubblica sulla giustizia, con i ragazzi delle scuole e tramite il suo sito www.sulleregole.it. Tra i suoi saggi: Ameni inganni (con Corrado Stajano, 2001), Sulle regole (2008), Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini (con Anna Sarfatti, 2009), Il peso della libertà (in Fëdor Dostoevskij, Il Grande Inquisitore, 2010), Le regole raccontate ai bambini (con Marina Morpurgo, 2010), Educare alla legalità (con Anna Sarfatti, 2011), Il perdono responsabile. Perché il carcere non serve a nulla (2013), La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo (con Piercamillo Davigo, 2016) e Il legno storto della giustizia (con Gustavo Zagrebelsky, 2017).

Martedì 14 agosto 2018 ore 21.30

GIAN PIERO ALLOISIO:

“Il mio amico Giorgio Gaber - Tributo affettuoso ad un uomo non superficiale” ed. UTET

Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” martedì 14 agosto 2018 ospite dell’incontro Gian Piero Alloisio, autore e drammaturgo racconta attraverso aneddoti divertenti e commoventi la sua amicizia con Gaber e l’uomo Gaber in famiglia, in camerino, Gaber come persona.

In conversazione con Christine Enrile e il giornalista Claudio Porchia l’autore attraverso il racconto del suo libro “Il mio amico Giorgio Gaber - Tributo affettuoso ad un uomo non superficiale” svelerà al pubblico fatti mai pubblicati.

Sinossi

«Dopo gli anni di Radio Alice ci furono i cosiddetti anni di piombo e io», ricorda Gian Piero Alloisio, «mentre Francesco De Gregori cantava che i suoi amici erano tutti in galera, per non finire tra gli amici di De Gregori, mi rifugiai in via Frescobaldi a Milano, a casa di Giorgio Gaber.»

Quando arriva a Milano, Alloisio è un giovane autore promettente, può vantare collaborazioni con Guccini, album, concerti, e uno spettacolo teatrale. Sottobraccio tiene un nuovo testo: Ultimi viaggi di Gulliver. Gaber, che per tutti è già il Signor G., rimane colpito da quel ragazzo dal pensiero veloce, ne intravede il talento, definisce l’opera «una tesi di laurea in drammaturgia», un possibile esempio di teatro-canzone collettivo “in stile Gaber”.

Lo spettacolo debutta ad agosto del 1981 al Teatro Carcano di Porta Romana, a Milano, e nonostante le difficoltà che hanno scandito le prove, si rivela un successo. Sul tabellone, sotto il titolo, appaiono i nomi degli autori: oltre ad Alloisio e Gaber, che si occupa anche della regia, figurano Sandro Luporini e Francesco Guccini.

Inizia così una collaborazione che si svilupperà per oltre un decennio, in una Milano dal doppio volto: da un lato la città forgiata dal boom economico, tutta locali scintillanti, champagne, starlette e ricchi imprenditori venuti fuori dal nulla; dall’altra il rifugio di un’intera generazione di intellettuali, cantanti, attori: Dario Fo e Franca Rame continuano a misurare il perbenismo degli italiani nelle loro commedie, Gabriele Salvatores comincia ad affermarsi come regista, sul palco del Derby Enzo Jannacci si alterna con una nuova classe di giovani comici capitanata da Diego Abatantuono.

Gaber con «i capelli vaporosi» e il suo incedere dinoccolato è uno dei fuochi intorno a cui si radunano i giovani. Maestro generoso e artista severo, Gaber li accoglie, li incita, li guida, a volte perde le staffe. Alloisio, protagonista e testimone di quella stagione unica, di ricordo in ricordo, ci fa conoscere Gaber “come persona”: al ristorante con gli amici, mentre scherza con Battiato o Calasso; alle prese con il testo di una canzone, o l’intonazione di un monologo; o mentre dirige, come regista, la moglie Ombretta. E di nuovo sul palco, stoico e beffardo, nonostante la malattia avesse già iniziato a manifestarsi.

Gian Piero Alloisio  nato a Ovada (AL) nel 1956, è cresciuto a Genova. Debutta nel 1975 come autore e frontman dell’Assemblea Musicale Teatrale, per cui scrive quattro album. Nel 1978 scrive Venezia, resa celebre da Francesco Guccini. Nel 1981 comincia l’attività di drammaturgo, con la commedia musicale Ultimi viaggi di Gulliver, per la regia di Giorgio Gaber. Fino al 1994 continua la sua collaborazione con l’artista milanese con cui scrive commedie musicali (fra cui Una donna tutta sbagliataAiuto! Sono una donna di successo e Donne in amore), canzoni (La strana famiglia) e sceneggiature di film musicali. Dal 1990 fa parte del Teatro della Tosse come autore e interprete di prosa e di canzoni (recentemente è stato pubblicato il copione dello spettacolo Il Mistero dei Tarocchi, scritto con Tonino Conte).  Con Geppy Gleijeses scrive la commedia musicale Doktor Frankenstein Junior per la regia di Armando Pugliese. Dal 2004 dirige spettacoli itineranti per Compagnie di centinaia di Cittadini-Artisti professionisti e amatoriali (in ultimo, Le strade di notte al Festival Gaber del 2017). Nel 2006 scrive il dramma storico I Templari, ultimo atto, con Paolo Graziosi, trasmesso dalla RAI. Nel 2008, con Maurizio Maggiani, pubblica per Feltrinelli il libro+cd Storia della meraviglia. Nel 2010 per il Teatro Stabile di Genova scrive lo spettacolo La musica è infinita, dedicato a Umberto Bindi, con Giuseppe Cederna. Nel 2017 è uscito il suo Il mio amico Giorgio Gaber. Tributo affettuoso a un uomo non superficiale, edito da UTET. Da tredici anni Alloisio produce il Festival Pop della Resistenza (il 6 aprile è uscito per la EDEL il suo cd+dvd Resistenza Pop con videoracconti di partigiani e il suo singolo Eia Eia Trallallà sui rigurgiti nazifascisti). Dal 2013 è direttore artistico e produttore di Genova per Voi, talent che ha scoperto e lanciato giovani autori di canzoni. 

Lunedi’ 20 agosto 2018 ore 21.30

PIER FRANCO QUAGLIENI “Grand’Italia” ed. Golem

Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” Lunedì 20 agosto 2018 Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale in conversazione con Christine Enrile, Bruna Bertolo scrittrice, Nino Boeti Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e Sandro Chiaromonti giornalista presenterà il suo ultimo libro “Grand’Italia” ed. Golem

Sinossi

Grand’Italia prosegue il percorso iniziato dal fortunato Figure dell’Italia civile, allargando gli orizzonti della narrazione storica con il ritratto di 31 personaggi che hanno caratterizzato la storia e la cultura italiana contemporanea, 31 donne e uomini di diverso orientamento culturale e politico, espressione di un’Italia che appare lontana, ma che può essere di utile esempio ai giovani di oggi. Il libro, che si presenta come una serie di capitoli autonomi, distinti, leggibili ognuno per conto suo, permette al lettore di cogliere il significato complessivo della storia dell’Italia del Novecento. Tratteggia, fra le altre, le figure dei “venerati maestri” Benedetto Croce e Francesco Ruffini, di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci, di Oriana Fallaci e di Rita Levi Montalcini, di Leonardo Sciascia e di Giovannino Guareschi, di Umberto Agnelli e di Enrico Martini Mauri, di Valdo Fusi e di Bruno Caccia, di Adolfo Omodeo e di Carlo Antoni, di Aldo Garosci e di Giovanni Sartori, di Giuseppe Saragat e di Umberto II, per concludersi con i ricordi su Vittorio Chiusano, Stefano Rodotà, Giorgio Albertazzi, Umberto Eco, Giuseppe Galasso, Lucio Toth, Valerio Zanone e molti altri. In appendice, un inedito di Mario Soldati su Mario Pannunzio, il terzo “venerato maestro” a cui l’autore ha dedicato cinquant’anni della sua vita.

Con alcuni dei personaggi, Pier Franco Quaglieni ha intrattenuto rapporti personali anche attraverso la direzione del Centro “Pannunzio”. Emerge, nel suo insieme, un’Italia dalle molte voci che hanno lasciato traccia significativa di sé: una Grand’Italia anche perché polifonica, in cui la diversità di pensieri e di esperienze è vista come una ricchezza.

Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale e contemporanea, è pubblicista dal 1968. È vice presidente del Centro Pannunzio, che ha contribuito a far crescere a fianco di Arrigo e Camillo Olivetti, Mario Soldati,

Ha incontrato e conosciuto da vicino molte personalità di cui ha scritto in questo libro. È conferenziere invitato in tutta Italia e all’estero. All’età di 47 anni è stato insignito dal Presidente della Repubblica Scalfaro della Medaglia d’oro di I classe di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte. Ha vinto, tra gli altri, i premi “Voltaire”, “Tocqueville”, “Popper” e “Venezia”. Ha scritto di lui Aldo Cazzullo: “È un cavaliere solitario che da decenni tiene viva la memoria di una grande tradizione culturale spesso misconosciuta”. Massimo Gramellini ha, a sua volta, affermato: “È un liberale del Risorgimento nato nel secolo sbagliato. Per nostra fortuna”. Alessandro Passerin d’Entrèves scrisse nel 1984: “Nella mia giovinezza conobbi, simile a lui, Piero Gobetti, anche lui artefice di vita morale e culturale come oggi è Quaglieni”.

Martedì 28 agosto 2018 ore 21.30

MARGHERITA OGGERO :

“Non fa niente” ed. Einaudi

GIANNI FARINETTI:

“Il ballo degli amanti perduti” ed. Marsilio

Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” martedì 28 agosto 2018  due gli ospiti dell’incontro in conversazione con Christine Enrile e Renata Barberis. L’appuntamento letterario sarà occasione per presentare le ultime produzioni letterarie dei due autori 

MARGHERITA OGGERO:

“Non fa niente” ed. Einaudi

Sinossi

«Può esistere un amore di madre che non contempli l'esclusiva? La natura ha davvero leggi cosí rigide da non ammettere eccezioni?» Esther e Rosanna stipulano un patto, per qualcuno forse scandaloso, inaccettabile. Un patto che cambia per sempre le loro vite. Nel 1933, in uno dei momenti più cupi per l'Europa, Esther ha dovuto lasciare Berlino, il suo innamorato, la sua libertà, ogni promessa di futuro. Ora è una giovane donna colta, dall'intelligenza tormentata, la cui eleganza sconcerta l'arcigna suocera piemontese. Rosanna invece è cresciuta in mezzo alle risaie, non ha potuto studiare e la sua bellezza le ha giocato un brutto tiro trasformandola in fretta in una creatura determinata e sensuale, ansiosa di cambiare la sua esistenza. Cos'abbiano in comune due donne cosí, non ci vorrà molto a scoprirlo. Sono vive nonostante tutto, profondamente capaci di amare e d'insegnarsi qualcosa l'un l'altra. Un giorno Esther domanda a Rosanna di aiutarla ad avere un figlio, «come nella Bibbia fece Agar per Abramo e Sara». Il loro universo non esclude affatto gli uomini. Esther è legata al marito Riccardo da una complicità generosa e Rosanna ama Nicola con un'irruenza passionale, che trova negli assolo e nelle improvvisazioni jazz la sua colonna sonora. Intanto il mondo va avanti e le interroga senza risparmiarle: dalla guerra alla Torino postbellica che si avvia alla ricostruzione, passando per Bartali e Togliatti, gli anni delle rivolte studentesche e il terrorismo, fino alla caduta del muro di Berlino. I giorni si riempiono di cose da fare, giacche di pannofix, segreti condivisi, paure, entusiasmi, scommesse, Fiat 1100 che arrancano su autostrade pericolose appena costruite. È la vita che corre, la vita di due amiche che non saranno mai piú sole.

Margherita Oggero

Margherita Oggero è nata e vive a Torino. Nel 2002 ha esordito nella narrativa con il romanzo La collega tatuata, edito da Mondadori, da cui è stato tratto il film Se devo essere sincera (regia di Davide Ferrario, con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè). Sono seguiti, con altrettanto successo di pubblico, i romanzi Una piccola bestia ferita (2003), L’amica americana (2005), Qualcosa da tenere per sé (2007), e i racconti Il rosso attira lo sguardo(2008), tutti editi da Mondadori. Con Einaudi ha pubblicato nel 2006 Così parlò il nano da giardino, nel 2009 Il Compito di un gatto di strada e nel 2017 Non fa niente.

Per la Rai ha scritto i soggetti della fortunata serie Provaci ancora prof, ispirata ai suoi libri, con Veronica Pivetti come attrice protagonista.

GIANNI FARINETTI:

“Il ballo degli amanti perduti” ed. Marsilio

Sinossi

Dicembre, Alta Langa piemontese. Sebastiano Guarienti, pilastro della saga farinettiana, ha l'eccentrica idea di suggerire al sindaco di un piccolo paese, un po' per gioco, molto per prenderlo in giro, di organizzare un grandioso ballo di Capodanno in costume nel locale castello assai cadente. Un'insensatezza che il primo cittadino, da grossolano signorotto con le mani in pasta in diversi affari, fa subito sua per accattivarsi il declinante favore della cittadinanza. Tra ex belle donne sfiorite ma ancora appetibili, un nobiluomo che vive da solo in un convento di cinquantotto stanze con un cavallo imbalsamato, una vecchietta in odore di stregoneria (una masca in tutto e per tutto), una giovane charmosa, un altrettanto giovane e fascinoso architetto, e poi formaggiai, parroci, nonne impossibili, muratori romeni di impagabile simpatia, devastanti ragazzini, bande musicali, farmacisti cornuti, maschere improbabili (si segnala un geometra di Mondovì travestito da banana), spesso parlanti in un vero e proprio grammelot vecchio Piemonte, la preparazione del veglione scorre febbrile sotto gli sguardi divertiti di Sebastiano e del maresciallo dei carabinieri Beppe Buonanno, a loro volta colti entrambi in un'impasse sentimentale dai risvolti inquietanti. Ma, come da copione, la notte di Capodanno, al culmine dell'affollato festone, fra le pareti del castello avviene un sanguinoso omicidio. E qui il maresciallo deve smettere i panni dell'amabile saggio per quelli più concreti del severo inquisitore. Perché sì, ridendo e scherzando, il morto c'è stato davvero. Subito l'inchiesta s'ingarbuglia per l'elevato numero dei possibili indiziati, in pratica tutto il paese e dintorni: omertà, piste troppo facili, segreti che riaffiorano, ecco il dannato lavoro del maresciallo che, scartando via via falsi indizi e impietose soffiate, si ritrova davanti a una verità ben più amara di quel che immaginava. Gianni Farinetti ci regala una nuova commedia dai risvolti neri, in cui ritroviamo i personaggi del suo fortunato Rebus di mezza estate mescolati a nuove figure con, protagonista occulto, il severo panorama delle Langhe, questa volta in versione invernale, fra tradizione e modernità, antiche lentezze e nuove mode. Un eden marginale, nel quale però allignano i peggiori misfatti di questo nostro (ex bel) paese.

Gianni Farinetti (Bra, 1953) ha esordito con Marsilio nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa (premio Grinzane Cavour autore esordiente 1997, premio Premier Roman di Chambéry 1997). Con Marsilio ha pubblicato anche L'isola che brucia (premio Selezione Bancarella 1998), Lampi nella nebbia (2000), Regina di cuori e La verità del serpente (2011), Rebus di mezza estate (2013), Prima di morire (2014) e Il segreto tra di noi (2016, premio Via Po 2009). I suoi libri sono tradotti nei maggiori paesi europei. Vive fra Torino e le Langhe.

Martedì 4 settembre 2018 ore 21.30

GUIDO GIAMPIETRO “La casa sospesa nel tempo”

ed. Edizioni Milella di Lecce Spazio Vivo s.r.l.

Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Sguardi Laterali incontri con gli autori su temi inconsueti” martedì 4 settembre 2018 il Guido Giampiero in conversazione con Christine Enrile presenterà lasua ultima fatica letteraria “La Casa sospesa nel tempo” ed. Edizioni Milella di Lecce Spazio Vivos.r.l.

Sinossi È una casa del centro storico di Brindisi quella che scandisce i ritmi di questa nuova storia. Una casa che, a metà dell’Ottocento, accoglie una giovane profuga russa, Ljudmila. Mentre, ai giorni

nostri, si appresta a ospitare una irrequieta Elisabetta. Sullo sfondo altre città, altre case, altri personaggi. Su tutti, però, si stagliano le figure di queste due donne che, vissute in epoche diverse, sono unite da un fil rouge che ne accomuna i destini. A rendere più intrigante il racconto un diario con le sue crude confessioni e una caccia al tesoro. E, come è oramai nello stile dell’autore, c’è perfino un pizzico di giallo. In sottofondo il tema delle radici. Sia che riguardino la glaciale San Pietroburgo di Ljudmila che l’assolato Salento di Elisabetta. Ne risulta una lettura variegata che agli striptease dell’anima e alle dolcezze di una storia (anzi, due) d’amore unisce anche notizie di eventi europei, dell’avventura della Valigia delle Indie e della vita semplice d’una Brindisi che non c’è più.

Biografia

Guido Giampietro nasce a Taranto. Segue gli studi d’indirizzo classico e di Giurisprudenza. Dopo avere prestato servizio quale Ufficiale nell’Aeronautica Militare, inizia l’attività di scrittore con la sceneggiatura di testi teatrali in vernacolo e in lingua. Prosegue con la favolistica dove, tra i vari riconoscimenti, compare quello della Giuria presieduta da Susanna Tamaro (1999 – 1° classificato al Premio Nazionale per Favole Inedite).

Nel 2005 esordisce nella narrativa con una raccolta di racconti. Altri racconti sono presenti in alcune antologie. Lusinghieri sono i consensi ricevuti in vari Premi letterari. Di pari passo con la narrativa scrive qualche articolo e pamphlet di saggistica militare.

Nel periodo dal 2009 al 2017 pubblica tre romanzi. In qualità di giornalista pubblicista collabora con testate giornalistiche e siti web. Nel 2017 ottiene

una segnalazione al Premio Giornalista di Puglia. Vive a Brindisi. Nota: nelle sue storie, anche se ambientate in luoghi diversi, trova sempre il modo di riservare uno spazio al Salento e non mostra alcuna esitazione nel confessare la personale nostalgia per quei valori della vita che, come sabbia finissima, stanno lentamente sfuggendoci dalle mani.

c.s.

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