Il volano che lega il Festival Teatrale di Borgio Verezzi al Museo di Arte Contemporanea di Calice Ligure, è la propensione alla partecipazione diffusa della cultura, la celebrazione del territorio e l'intenzione di collegare i centri dell'entroterra, per dare un senso comune alle varie iniziative culturali che fanno l'attrazione dei piccoli borghi liguri.
Le prime scintille all'origine di questo incontro vengono da lontano e vedono sovrapporsi le date di riferimento. Le iniziative praticamente nascono in contemporanea nel periodo degli anni 1960/1970, ricco di fermenti creativi; il pittore Emilio Scanavino abita a Calice Ligure dal 1964 formando la comunità artistica che ha generato il Museo della Casa del Console ed il Festival di Borgio Verezzi nasce nel 1967 con i primi spettacoli quasi sperimentali.
Si tratta di anni contrassegnati da una evoluzione nel costume, nella cultura, nelle immagini, indotta dallo spirito del sessantotto. Era un sentimento diffuso che investiva anche scrittori ed artisti. La fantasia al potere e quel fermento culturale si materializzavano lontano dalla città, nelle periferie liguri, con la complicità della pausa estiva che favoriva gli incontri fra intellettuali e creativi.
In mezzo secolo di attività il Festival di Borgio Verezzi ha dimostrato la sua validità, con il passare dei decenni l'organizzazione si è affinata, non solo presentando anteprime di spettacoli veramente nuovi, ma anche attirando l'interesse di intellettuali e del mondo dello spettacolo.
In genere il pubblico teatrale, ha una propensione letteraria, il pubblico delle mostre, pratica le arti visive, il pubblico televisivo, ha una consuetudine mediatica: dove si intersecano i mondi e confliggono le idee nasce uno sguardo intellettuale nuovo.
La cultura delle immagini negli ultimi decenni ha registrato un'evoluzione.
La tradizione della fotografia si è mutata in velocità ed automatismi che hanno riversato nel web un modo nuovo di consumare e produrre le immagini. La televisione ed i nuovi telefoni permettono a tutti di produrre visioni impensabili fino a poco tempo fa. Questa evoluzione ha coinvolto tutti e ci coinvolge trasformando l'individualità in pensiero collettivo e lo scorrere del tempo in sequenze simboliche.
L'individuo che consuma televisone, immagini, tempi pubblicitari e decide di andare a teatro non può sospendere gli stimoli quotidiani e vivere l'esperienza del palcoscenico con uno sguardo diverso. E' lo stesso individuo che "partecipa" ad uno spettacolo teatrale, in fuga dal presente mediatico. Si va a teatro a caccia di sensazioni vere. Guardare con la mente per vedere se stessi rappresentati. Se stessi in uno specchio. Non è come guardare un video. Non è come cadere in una ipnosi televisiva. Allo stesso tempo la velocità percettiva di chi guarda, non cambia. Reagisce per "convergenza" di stimoli. Per questo motivo abbiamo pensato che una raccolta di ricordi teatrali, la sensazione di una Prima, il ricordo di uno spazio fisico, i nomi degli attori non possano essere rappresentati da pochi stampati nella rigida cadenza di una mostra tradizionale.
Aldo Grasso, il famoso critico televisivo, pensa che il mondo di Internet stia rischiando di diventare il modello culturale del domani. -Da quando esiste la televisione, i giornali ed il teatro, per esempio, hanno dovuto trasformarsi per sopravvivere, secondo modelli dettati dalla televisione stessa. È più che probabile che Internet divenga presto il medium dominante, e che anche la televisione sia costretta a conformarsi ai nuovi criteri. L’avventura culturale più affascinante, proposta da Internet, è quel fenomeno che si suole definire "convergenza". Internet è un insieme di mezzi di comunicazione. È un multimedia, perché sfrutta contemporaneamente diverse espressioni, come quelle testuali, quelle sonore, quelle video, e quelle di animazione. Internet è computer, è telefono, è televisione, ed è radio. Ciò che affascina del mondo di Internet non è tanto la "navigazione" cieca e bieca, quanto la presa di coscienza di come tutti questi mezzi si siano trasformati. Questa è cultura. Questa ibridazione, questa mescolanza dei media per arrivare a un nuovo mezzo, rappresentano la nuova forma del "sapere" e della conoscenza. Dobbiamo smettere di credere che la cultura sia qualcosa di estraneo a questi mezzi. Dobbiamo cominciare a pensare che questi mezzi sono i portatori di una "nuova" cultura.-
La storia del festival di Borgio Verezzi è l'arsenale concettuale di una mostra che vuole riassumere con una "esplosione" di oggetti e pulsioni quell'esperienza che tutti i protagonisti definiscono "magica". Attraverso citazioni allegoriche, sostituzioni e similitudini, il Festival diventa opera d'arte a tutti gli effetti; il tentativo è quello di rappresentarla secondo le nuove regole in divenire; per dirla citando un maestro del coinvolgimento, Brian Eno:"...si guarda un'opera d'arte come si guarda il paesaggio delle nuvole nel cielo ed il corso del fiume. Generalmente le opere d'arte sono costruite su un'idea determinata, su una direzione fissa. Penso che questo sia una eredità del passato.....Nella vita non è così. Un opera d'arte dovrebbe lasciar liberi di scegliere diversi punti focali."
La Mostra del Festival non vuole racchiudere una bolla temporale, ma vuole aprire allo sguardo dell'osservatore un paesaggio di stimoli visivi che facciano nascere la curiosità di conoscere la sua storia.
La rappresentazione del "futuro" è affidata ai lavori dei due Licei Artistici che collaborano con l'organizzazione del Festival: il Liceo Artistico G. Bruno di Albenga con una sala dedicata agli studi scenografici completi di modelli di allestimento ed il Liceo A. Martini di Savona con una rassegna di immagini creata dagli studenti all'opera come fotografi di scena. Una saletta è dedicata al pittore Luzzati che soprattutto agli inizi del Festival ha realizzato le scenografie. Convergenze ed atmosfere pronte allo sguardo. Un modo per apprezzare il presente, prendere coscienza del passato e guardare al futuro con la leggerezza che la nuova curiosità intellettuale richiede.
Adorno scriveva:"il compito attuale dell'Arte è di introdurre il caos nell'ordine", l'Archivio del Festival ha alimentato la ricerca. Così immagini e documenti sono stati scelti per la mostra e riproposti allo sguardo sospesi nel tempo e nello spazio con oggetti che forse arrivano direttamente dal palcoscenico.
Mondi che si incontrano, dimensioni intrecciate.
Ogni oggetto narra uno spettacolo, ogni oggetto ha una sua vita nascosta e tutto fluttua nel mondo magico della memoria delle ibridazioni.
Ma questa mostra vuole anche mettere in evidenza una necessità che presto diventerà urgente e che le istituzioni devono affrontare. La documentazione raccolta in questi lunghi anni di Festival è già copiosa e ricca di immagini, filmati, aneddoti e testimonianze, in futuro sarà ancora più ricca e corposa. Un deposito di documenti può diventare un archivio vivo solo se ordinato e studiato con metodo, può produrre cultura solo se trattato con continuità da archivisti e studiosi. L'intento è che questa mostra attragga l'attenzione delle università, di ricercatori ed appassionati per rendere questo giacimento culturale, studiato, vivo e leggibile a tutti. Con l'augurio che presto la raccolta archivistica del Festival possa trovare una sede adatta (ad es. il Torrione recentemente restaurato) diventi centro studi e possa produrre didascalie, testi e pubblicazioni oltre a rendere sempre più nota la sua storia.
Nicolò Scarabicchi
giu. 2018
«L’oggetto è un attore», scrisse Matisse. «Un bravo attore può avere un ruolo in dieci spettacoli diversi. Un oggetto può avere una parte in dieci diversi quadri».