Parliamoci chiaro cari lettori: con i risultati del 4 marzo che hanno confermato un Paese diviso in tre sostanziali blocchi alternativi, è oggettivamente difficile fare un Governo, anche se siamo arrivati a quasi due mesi e mezzo di tentativi abortiti e confezionati sotto vuoto spinto.
Per onestà intellettuale confesso che la Partita che si sta giocando su programma, alleanze e governo tra M5S e Lega non è delle più semplici; e non condivido i giudizi sommari e ironici di tanti soloni che sparano veleno come gli scorpioni, ne fanno oggetto di satira canzonatoria e di aspre censure.
Tutto ciò premesso e dato ai due Cesari (Di Maio e Salvini) ciò che è loro (la parziale vittoria elettorale senza maggioranza autosufficiente), non c’è chi non veda – se si ragiona criticamente con il cervello connesso e non annebbiato dal fumo da tifo partitico – che siamo arrivati a una fase di stallo, borderline tra cul de sac e rischi seri di mettere in discussione la democrazia parlamentare connaturata alla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza.
Qual è il vulnus vero apparso in tutta il suo pathos domenica scorsa con la richiesta di “altro tempo” per tentare da un lato di chiudere il cosiddetto contratto tra due forze politiche, quasi a prescindere dal ruolo di regia (responsabile e direttore d’orchestra) del nuovo Presidente del Consiglio, dalla funzione non notarile del Presidente della Repubblica; e, dall’altro di sottoporre alla rete e alla piattaforma Rosseau (proprietà di una Impresa privata) dei pentastellati e agli iscritti alla Lega, snaturando e depotenziando il ruolo sovrano del Parlamento di concedere o meno la fiducia al nuovo Governo.
Il vulnus sta nell’ipostasi tra sistema maggioritario e sistema proporzionale; e nella pretesa di agire come se fossimo ancora in un impianto maggioritario, mentre siamo dentro una griglia di regole sostanzialmente proporzionali; un sistema cioè che presuppone e alimenta una concezione della democrazia “mediata” dalla sovranità del Parlamento, rispetto alla concezione della democrazia “immediata” (diretta) tra Elettori, Partiti (che non esistono quasi più) e Leader.
Se poi i Leader non sono più Moro, La Malfa, Berlinguer, Craxi, Malagodi, Saragat e Almirante ma…le mediocrità dei nani pokitici di oggi, a partire da Di Maio, Salvini & oltre, la frittata è bella che cucinata!
I 73 giorni trascorsi, hanno quasi compiutamente consumato la credibilità dei due giovani Capi politici e messo a nudo visioni antitetiche e alternative che rischiano non solo (a questo punto) di non portare a nessun accordo, alleanza o contratto; ma anche di sottoporre a scossoni pericolosi gli equilibri delle nostre istituzioni e delle regole democratiche vigenti. Fanno sorridere le ultime sortite di Salvini e Di Maio di esternalizzare le difficoltà d’intesa politica tra Lega e M5S, scaricando le responsabilità su Europa, Poteri forti o manovre tattiche di Matteo Renzi (che ormai è colpevolizzato di qualsivoglia amenità).
E’ un tentativo maldestro di trovare una qualche forma di exit strategy e salvare anima e immagine.La realtà è ben diversa e riguarda l’inconciliabilità di politiche economiche che non possono coesistere (Flat Tax nelle diverse declinazioni e Reddito di Cittadinanza), visioni opposte (Giustizia, Conflitto di interessi, Grandi opere e infrastrutture materiali e immateriali), concezioni diverse e forse anche inconciliabili (Europa e Immigrazione), chimere e fantasie macro economiche (costi programmatici di nuovi 100 miliardi a debito e allucinante imbarazzante richiesta alla BCE di abbuonarci il debito per almeno 250 miliardi), competizione ossessiva (indicazione Premier) e fantasma di Berlusconi che formalmente cacciato dalla porta principale, è continuamente e ossessivamente presente al tavolo dei negoziati ben attaccato a mordere i cabbasisi di Salvini.
Non c’è chi non veda che il più grave degli errori compiuti è stato quello di scegliere la cosiddetta priorità del programma per poi arrivare alla selezione dei nomi dei Ministri che quei contenuti programmatici dovranno far camminare sulle gambe e, in particolare, il nome del Premier.Una siffatta scelta si è dimostrata improvvida e vagamente surreale, poiché tutti sappiamo perfettamente che il nodo più difficile da sciogliere è proprio quello del capo del governo (e già questa considerazione basterebbe a decidere di ribaltare il metodo).
La pasquinata sta nella pretesa di volere un vestito da cerimonia su misura confezionato in un laboratorio di alta sartoria da far indossare a un “modello” che non ha mai provato quel vestito in fase di confezionamento!
Si spiega cosi il ridicolo delle vicende grottesche dei Professori Sapelli e Costa, coinvolti, più o meno seriamente, in una ipotesi di designazione per Palazzo Chigi, prima sedotti e poi abbandonati come fossero spazzatura neppure riciclabile.
Un metodo allucinante, al limite della stravaganza politica, che mette da un lato a dura prova la Costituzione (è il Capo dello Stato, sentite le forze politiche, che designa il premier incaricato) dall’altro il senso del ridicolo per cui un giorno c’è il Premier e l’altro viene bruciato per veti contrapposti con evidente effetto “burlesque” degno di un film di Paolo Sorrentino.
Non ci resta che sperare nel marketing di Savona News e nell’annuncio AAA Premier Cercasi anche a sua insaputa.
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