L’USB (Unione Sindacale di Base) partecipa per la prima volta nella sua storia alle elezioni per le rappresentanze sindacali in seno al Comune di Savona. E arriva primo, ottenendo il massimo dei voti, corrispondenti a 5 rappresentanti eletti. “Un risultato storico”, commentano dal sindacato.
Ma chi è la USB? Sul sito ufficiale troviamo così riassunta la storia di questo schieramento: “L'Unione Sindacale di Base è nata nel 2010 dalla fusione di RDB (Rappresentanze Sindacali di Base) e SdL (Sindacato dei Lavoratori), due sigle del sindacalismo indipendente presenti da decenni in Italia
La nuova confederazione è nata quindi forte della storia, del radicamento e della rappresentatività delle organizzazioni precedenti, già protagoniste di lotte e grandi vertenze sia nel privato, sia nel lavoro pubblico e firmatarie di numerosi contratti collettivi nazionali di lavoro.
USB è in continua e rapida crescita e in questi ultimi anni molti sono stati gli apporti provenienti anche da altre organizzazioni sindacali.
USB ha tra i suoi obiettivi la contrapposizione alla frammentazione dei lavoratori connettendo le lotte nei luoghi di lavoro, sul territorio e nel sociale.
Attraverso una capillare diffusione sul territorio nazionale (oltre 80 sedi regionali e provinciali e centinaia di sedi aziendali in tutto il paese), USB rappresenta ed organizza i soggetti del lavoro e del non lavoro, è sindacato accogliente per le nuove istanze sociali, è sindacato "meticcio", è sindacato “contaminato” dalle esperienze provenienti da altre realtà di lotta: per la casa, per l’ambiente, per i beni comuni, per i diritti uguali dei migranti”.
In merito al risultato savonese, il sindacato commenta con una nota diramata a livello provinciale: “Ringraziando i lavoratori che ci hanno dato fiducia e personalmente a tutti quelli che mi hanno votato, promettiamo che, pur non avendo la maggioranza assoluta, ci impegneremo al massimo con l'unico obiettivo l'interesse dei lavoratori”.
Praticamente dimezzati, invece, due “colossi” storicamente forti nel Savonese: la CGIL passa da 7 a 4 membri, la CISL da 4 a 2. Nessuna tangibile variazione invece per la UIL, che rimane stabile ad 1.