Attualità - 19 aprile 2018, 10:00

Silvio Rossi ma di che vai cianciando e infangando la storia operaia di Savona?

La rubrica di Bruno Spagnoletti

Silvio Rossi ma di che vai cianciando e infangando la storia operaia di Savona?

Non conosco personalmente Silvio Rossi, se non per averlo visto più volte seduto silente sui banchi della maggioranza del Consiglio Comunale, mentre si approvavano misure che hanno quasi spento la Città e implementato il suo declino negli ultimi due anni.

Ho leggiucchiato i suoi 52 articoli pubblicati su un blog e riflettuto sugli ultimi due articoli “Savona una Città in declino” dei quattro che costituiranno la summa dell’opera omnia; una ricostruzione “revisionista” del declino di Savona su cui far crescere la cultura delle nuove generazioni, indicando prima nel PCI e poi nel PD, sempre in connubio con la Triplice Cgil, Cisl, Uil, le responsabilità per aver spogliato e martoriato la nostra Città.

Il Consigliere Rossi dimentica di dire che dal 1994 ad oggi, l’Italia è stata governata – per oltre 11 anni – dal trio Berlusconi – Bossi – Tremonti; anni in cui non solo non si è visto uno straccio di politica industriale, logistica ed energetica, ma alcun provvedimento mirato ad affrontare le crisi indotte nelle aree territoriali a “industria matura” (come Savona) e incentivi mirati alla costruzione dei Distretti tecnologici e innovativi di cui la Città e la sua Provincia sono totalmente privi, mentre sono fioriti provvedimenti che strangolavano gli EE.LL contraendo i trasferimenti dei finanziamenti statali. E che dire del ruolo dei suoi Parlamentari Rino Canavese e Guido Bonino a favore della Città? Stendiamo un velo pietoso!

Il nostro eroe dimentica ancora le sue promesse e gli impegni programmatici del suo Partito (la Lega) durante la campagna elettorale delle Amministrative 2016 e la rivoluzione savonese che avrebbe dovuto essere compiuta attraverso l’uso della cosiddetta Ruspa guidata da Massimo Arecco; una ruspa, subitaneamente riposta in Garage dopo le elezioni, perché senza più carburante e senza idee; una ruspa acefala sui punti di discontinuità che avrebbero dovuto essere realizzati rispetto a “Quelli di Prima” nella programmazione territoriale, nelle scelte urbanistiche, nel blocco della cementificazione, nella vivibilità, nell’arredo urbano e nella pulizia della Città, nel lavoro e nel rinnovamento delle Partecipate.

Non c’è Chi non veda (a meno di non avere gli occhi fasciati di caciocavallo) che neppure uno dei punti di discontinuità sia stato avviato e che le poche cose avverate sono in perfetta continuità con il passato sia nella versione peggiore (cementificazione e speculazione edilizia a favore dei soliti noti, gestione lottizzata delle Partecipate, scelte scellerate e prone sulle nomine nel Sistema Portuale), sia nella versione migliore (ma tutta da verificare) sul piano di investimenti e sul restyling di via Nizza (già istruito dalla precedente Giunta); il tutto condito dal piano decennale di rientro e dal taglio dei servizi sociali a discapito dei cittadini, degli alunni, delle mamme e dei giovani. Misure, alle quali Silvio Rossi non ha mancato di dare il suo voto!Il nostro Silvio Rossi (già “giovane ufficiale della Costa Crociere, a bordo del Federico C già nel 1969”), mostra una conoscenza della storia industriale di Savona e dei processi di trasformazione – innovazione nella prima fase della ristrutturazione (1984 – 1990) e negli altri cicli della deindustrializzazione (dal 1991 ai nostri giorni), davvero “fuori dal comune”; ma talmente “fuori” che non capisco come mai la Lega non colga una siffatta risorsa e competenza, promuovendolo nuovo Assessore nella Giunta Caprioglio, in attesa di tagliando, al posto del Sen. Ripamonti, volato a Roma.

Strano che la Lega non valorizzi cotanta intelligenza e sapienza industriale 10.0; e utilizzi il suo pedigree royal per bloccare il declino di Savona e incanalarlo su un circuito virtuoso! Forse le doti del Consigliere non convincono a fondo neppure il Gruppo Dirigente della Lega?

Nella Divina Tragedia di Savona in quattro tomi, Silvio mostra un nozionismo storico di grande effetto (Lepanto, la sinergia Liguria – Veneto come asse per sconfiggere l’invasione dei Turchi e dell’islamismo), evidenzia una capacità di gestione degli indici demografici da grande statistico, ma – soprattutto - una ricostruzione della storia industriale di Savona e della Liguria da fare invidia a Denis Mack Smith.

Il parallelo Veneto – Liguria non sta né in cielo, né in terra per ovvie ragioni geomorfologiche, demografiche, logistiche, di dimensionamento storico delle imprese e di specializzazione delle filiere produttive dedicate: senza dimenticare che il Veneto non è una Regione Venezia dipendente, mentre la Liguria è oggettivamente geocentrica con fulcro sulla matrigna Genova.

Il parallelo “Il Veneto è una regione moderna ben governata da anni, proiettata verso il futuro….mentre la Liguria negli ultimi 30 anni è stata ridotta all’umiliante ruolo di vagone, quasi al pari delle regioni meridionali….come la regione più assistita del nord Italia: la terra delle bocciofile, dei pensionati e delle badanti”  per responsabilità delle Giunte di sinistra e di Burlando è un ossimoro visto che dal 1990 al 2005 la Liguria è stata diretta da Gualco, Ferrero, Mori e Biasotti, mentre l’amministrazione Burlando è stata in vita dieci anni sino al 2015! Ma tant’è! Il Mefistofile Burlando, infine, viene individuato come “il principale artefice del definitivo affossamento economico della nostra povera Città”.

Vedi Silvio, qualche ragione l’avrai pure; ma le criticità savonesi e liguri datano dalla prima ristrutturazione delle PP.SS e dalla scelta dello Stato di uscire dal Sistema industriale pubblico (Burlando aveva i calzoncini corti e ci entra un fico secco), cosi come la messa in discussione degli asset che costituivano l’economia mista di Savona attorno al Trinomio Siderurgia – Porto – Carbone! Di che vai cianciando? Hai mai sentito parlare di Gianni Dagnino, Luciano Verda, Alberto Teardo? E ti dicono qualcosa questi nomi che si sono succeduti al Ministero delle PP.SS nei periodi decisivi per la Liguria e Savona? Bisaglia, Lombardini, De Michelis, Darida, Granelli, Fracanzan…..proprio a proposito di scelte industriali geopolitiche a favore del Veneto e a scapito della Liguria?E’ intollerabile il suo livore verso la Sinistra e il Movimento operaio savonese quando – addirittura – si permette di scrivere “Intanto, mentre tutte le città di mare iniziavano a cavalcare l'onda favorevole dell’economia generata dalla grande nautica da diporto e dal grande turismo, a Savona sventolavano le bandiere rosse sui bastioni dell'Italsider e si difendevano industrie decotte e senza futuro, con i loro altiforni portatori di silicosi per i poveri operai, e con le loro ciminiere, portatrici di inquinamento da carbone e causa di gravi patologie ai cittadini. In quegli anni, il P.C.I. faceva marciare gli operai e gli studenti con i cartelli “Non siamo camerieri”: come dire che tolleriamo di morire di silicosi piuttosto che abbassarci al ruolo di chi deve servire gli altri, com’è necessario fare nel turismo. Il risultato di questa mentalità è una città che ai giorni nostri non solo è senza turismo, ma anche senza industria”.

Veda Signor Rossi il valore aggiunto settoriale (ultimi dati disponibili) codifica l’agricoltura al 2%, l’industria in senso stretto comprensiva delle attività portuali al 15%, le costruzioni al 6% e il terziario al 77% (di cui commercio al 27% e gli altri servizi al 50%). 

Le ricordo che Terziario, Turismo e Porto senza produzione manifatturiera progressivamente si spengono e muoiono, perché Savona sta consumando quanto aveva prodotto e tesaurizzato nel passato: qui è la crisi e la causa del declino!

La prossima volta prima di scrivere ad minchiam, studi! Altrimenti sarò costretto a ripeterle in meneghino “O félé Ofelè fa el to mesté“.

Bruno Spagnoletti

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