Secondo la Protezione Animali savonese la pesca sportiva, o cosiddetta ricreativa, dovrebbe essere abolita o, almeno, limitata con obbligo d’uso dei semplici attrezzi di una volta, canna, lenza ed amo e divieto dei mezzi supertecnologici attuali; come le esche artificiali, che riproducono ogni tipo di pesce identico a quello vero, irto di ami, per attirare povere prede sempre più rare in un mare sempre più vuoto.
Neppure i gabbiani reali riescono a distinguere un pesce finto da uno vero e finiscono sempre più spesso gravemente feriti dagli ami e dalle lenze, perdute o abbandonate da qualche maleducato “sportivo ricreativo”; ed i volontari dell’Enpa sono sempre più impegnati nel recuperare e curare soggetti devastati dalle conseguenze del loro dannoso e crudele passatempo.
Le ultime vittime sono tre volatili, recuperati rispettivamente a Finale Ligure (spiaggia di San Donato) con ami conficcati nelle zampe e nel petto, a Noli (vicino al bar Splendor) ferito al becco ed alla lingua ed a Spotorno (vicino ai bagni L’Ancora) con ami nelle ali e nel becco, ora in cura presso i volontari dell’Enpa.
Ma l’esercito di pescatori “ricreativi”, oltre un milione in Italia e 165.000 censiti in Liguria, è tranquillo, perché caro ai politici locali e nazionali che, recentemente, hanno confermato le norme che consentono di usare attrezzi professionali come nasse e palamiti e catturare fino a cinque chili di animali al giorno!