Attualità - 31 dicembre 2017, 14:00

L'appello Enpa contro la caccia

"Attraverso la caccia le specie animali che sono già rare divengono ancora più rare, e quelle che sono numerose diventano ancora più numerose"

L'appello Enpa contro la caccia

Comincia come sempre sotto i peggiori auspici l’anno, per la fauna selvatica, secondo la Protezione Animali savonese. Anche se per fortuna i cacciatori savonesi, liguri ed italiani continuano a diminuire visibilmente, è a “tutta caccia” che si apre anche il 2018, con la sistematica proroga “eccezionale” della caccia al cinghiale al 31 gennaio (riaprirà il 15 aprile) e l’inizio delle battute di “selezione”, in buona parte delle circa quindici zone e due “riserve di caccia” della provincia di Savona in cui non sono ancora stati raggiunti gli abbattimenti programmati, alle femmine e cuccioli (!) di capriolo e daino (per il secondo esclusi Zuccarello e Monte Acuto nell’albenganese) ogni lunedì, giovedì e sabato, a partire da domani e fino al 15 marzo; la caccia, detta di selezione, potrà essere esercitata fino al raggiungimento del contingente prestabilito, sulla base di censimenti condotti dagli stessi cacciatori (1.388 caprioli); ma tali limiti non sono mai stati raggiunti (neppure per i cinghiali), a dimostrazione della scarsa affidabilità dei conteggi; il buon senso e la correttezza dovrebbero quindi far riflettere, ridimensionare i numeri e studiare metodi di censimento moderni con l’utilizzo delle tecnologie già esistenti da tempo.

Si chiude invece oggi la caccia al fagiano, cioè a poveri “polli colorati” comprati da allevamenti e liberati poco prima dell’apertura della caccia per diventare facili bersagli; buona parte di questi animali sono morti poco dopo essere stati liberati malgrado il veto dell’Ispra, per fame e sete o predati altrettanto facilmente da altri animali in un ambiente a loro sconosciuto; una quindicina di soggetti sono stati soccorsi affamati dai volontari della Protezione Animali spesso in centro città ed ora, finalmente, li potranno liberare; ma proseguirà fino al 31 gennaio la caccia al germano reale ed alla volpe a squadre; e a molte specie di animali migratori (cesena, tordo bottaccio e sassello, gallinella d’acqua, folaga, alzavola, codone, fischione, mestolone, moriglione, marzaiola, canapiglia, frullino, pavoncella, porciglione, moretta e beccaccino, mentre la beccaccia chiude il 20 gennaio), animali stanchi e di ritorno dalla migrazione e molti quasi alle prese con la stagione degli amori ed in cui si ripeteranno le stragi degli anni passati (circa 50.000 vittime di uccelli migratori annualmente in provincia, di cui oltre la metà tordi). E riprenderà, dopo una breve fermata, dall’11 gennaio al 10 febbraio la caccia al colombaccio ed a cornacchie, gazze e ghiandaie, tre specie tra le più intelligenti e sociali del mondo animale.

La caccia a cinghiali, daini e caprioli non porterà alla riduzione delle specie perché i cacciatori, responsabili di averli liberati negli anni 80 per farli crescere a loro esclusivo interesse, non sono in grado di contenere il numero di animali per limitare i danni alle coltivazioni. Ed infatti gruppi di scienziati europei dichiarano che “se in un territorio vengono uccisi molti animali mediante la caccia, che avviene soprattutto in autunno ed in inverno, i sopravvissuti hanno un migliore apporto nutritivo; così si rinforzano e si riproducono in primavera più presto e con maggior numero di discendenti. Attraverso la caccia le specie animali che sono già rare divengono ancora più rare, e quelle che sono numerose diventano ancora più numerose.”

cs

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