Eventi - 16 novembre 2017, 18:30

"L’Attesa" e "Il Telefono": due rappresentazioni teatrali al Chiabrera di Savona

Giovedi a partire dalle ore 20.30

"L’Attesa" e "Il Telefono": due rappresentazioni teatrali al Chiabrera di Savona

 

Una donna è sola, tormentata, e attende un uomo; l’altra è con un uomo, ma parla al telefono. Messaggi che non vengono ascoltati, che vengono interrotti, messaggi che si attendono, che a volte arrivano, a volte tardano, forse alcuni non arriveranno mai.

Giovedì 23 novembre – ore 20.30 -  al Teatro Chiabrera di Savona va in scena "L’Attesa, 'mono opera'"  di Mikael Tariverdiev, in prima esecuzione scenica nazionale. A seguire "Il Telefono, or l’amour a trois", atto unico di Giancarlo Menotti.

Un abbinamento inconsueto, che propone due titoli rari, brevi, di carattere contrastante - uno più drammatico, l'altro fortemente ironico - ma entrambi incentrati sulle difficili dinamiche comunicative della coppia.

Produzione Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, in collaborazione con il Conservatorio “Niccolò Paganini” e la Fondazione Teatro Carlo  Felice di Genova. Recita per le scuole: Teatro Chiabrera, giovedì 23 novembre, ore 10.30.

Le due opere verranno rappresentate, in forma di concerto, al Teatro Carlo Felice (primo foyer), sabato 25 (ore 20.30) e domenica 26 novembre (ore 11.00).

L’Attesa

Mirella Di Vita, soprano

Pianoforte: Dario Bonuccelli

Regia: Mariya Chamkina

Costumi: Elisa Novacchi

Il telefono

Cantanti e orchestra del Conservatorio “N. Paganini” di Genova.

Cast: Giulia Filippi, Valeria Saladino (Lucy); Alberto Bonifazio, Liangchen He, Riccardo Montemezzi (Ben).

Direttore d’orchestra: Antonio Tappero Merlo

Regia: Lorenza Codignola

“Una produzione che coinvolge il mondo della scuola con il Conservatorio di Musica Niccolò Paganini di Genova, il Teatro Carlo Felice e il Teatro della città di Savona che si è attivato per produrre e permettere questo interessante debutto.

L’attesa è quella di scoprire altri mondi, altre possibilità, stimolare curiosità intellettuali e fermarsi a riflettere anche sull’uso che facciamo dei sistemi di comunicazione: un’opera che parla di noi.

"La nostra attività, quest’anno, si è estesa anche ad Albenga, Andora e Sanremo, oltre alla collaborazione con Genova con il Teatro Carlo Felice e il Conservatorio Paganini, segno di una apertura a tutti per costruire e rinnovarsi: tutto grazie al prezioso sostegno della Regione e del Comune di Savona che insieme al Comune di Andora, all’apporto degli imprenditori savonesi, dall’Unione Industriali alla Fondazione Parodi, alla costante presenza della Fondazione De Mari, insieme alla Costa e alla Coop Liguria hanno consentito all’Opera Giocosa di rimanere insieme a Voi” commenta il presidente del Teatro dell’Opera Giocosa Giovanni Di Stefano. 

L’Attesa.

L’opera è stata composta sul poema di Robert Rozhdestvensky, che scrisse su suggerimento dello stesso Tariverdev: Mikael Tariverdiev aveva da tempo il desiderio di scrivere una mono-opera, sulla scia de La Voce Umana di Francis Poulenc. La trasformazione in libretto del testo originale comporta tuttavia delle modifiche, specie nella delineazione del personaggio, che da ordinario diviene molto più nobile, elevando la donna protagonista ad un simbolo femminile alto ed universale. La prima esecuzione orchestrale è del 1984 al Festival La Primavera del Don, dove Tariverdiev  partecipa con  la delegazione dell'Unione dei Compositori. L'opera  viene eseguita da Elena Komarova e dall'Orchestra Sinfonica di Rostov diretta da Semyon Kogan.

La partitura (in questo caso lo spartito per pianoforte) fa praticamente tutto: a fronte di una scena piuttosto statica, la musica è mobilissima nel descrivere i mutevoli stati d’animo della donna, tormentata da emozioni differenti e più o meno repentine, che si susseguono nel corso dell’opera. Una mezz’ora di rappresentazione che vuole riflettere il tempo reale di un’attesa e tutto ciò che può accadere nella mente di una donna che aspetta un uomo, anzi, quell’uomo.

Il compositore si concentra sul dramma interiore, tutto è scritto nella musica: eclettico, prolifico, Tariverdiev – il “Morricone russo” – è molto legato all’ambiente cinematografico, utilizza un linguaggio immediato, lineare, volutamente staccato dai moduli “accademici”, ma egualmente distante dal banale gusto “globalizzato” e dalla diffusione culturale “di massa”, ricercando effetti peculiari e fortemente legati al dramma rappresentato. Né il testo né la musica sono contestualizzati,  ma noi avvertiamo questo luogo come  una città, una città moderna, un mondo fatto di persone, di oggetti, di suoni e rumori, di luci e di immagini: un luogo e un “non luogo” dove l’anima della donna si perde, si dispera, freme, cerca la felicità e….attende.

Il Telefono

Il breve atto unico, della durata di circa venti minuti, appartiene al genere comico, ha una spiccata teatralità ed è adatto, per la sua semplicità di allestimento, ad essere abbinato con opere disparate.

La trama è spassosa e risulta per noi molto attuale, prendendo di mira uno degli oggetti più in uso nella quotidianità: allora era a fili, oggi è il cellulare, ma è pur sempre il telefono, il vero "vizio" della società. Addirittura diventa anche lui personaggio dell'opera, con squilli studiati ad hoc - veri e propri pezzi chiusi - a seconda della situazione scenica: arpeggi in stile pianistico doc, trilli di allarme, squilli brillanti e impertinenti.

Vera protagonista è Lucy, cui spettano gorgheggi, passaggi di coloratura, pezzi impegnativi in stili differenti. Il baritono, oltre all'aria elegiaca che difende l'amata dagli improperi di George, si deve accontentare di balbettii a commento dell'esuberanza vocale del soprano. La partitura, dal linguaggio eclettico, ricalca in parte moduli ottocenteschi, riprende alcuni tratti “neoclassici” del primo novecento ed esplora – a tratti – anche la politonalità: un’orchestra particolarmente attiva e vivace – in cui figura anche il pianoforte - prende parte all’azione, supportando l’azione sul palcoscenico, commentando e assecondando gli espansivi slanci melodici della protagonista.  

 

c.s.

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