L'estate è alle porte e il registro delle tragedie stradali segna già tre gravi perdite. Nel giorno in cui si celebra il funerale di Marco Caviglia, 37 anni, stroncato da un incidente con la moto dalle parti delle ex Colonie Bergamasche, arriva la notizia della morte di Simon Gheno, 26 anni, rimasto incastrato tra le lamiere dell'auto contro un muro a San Fedele d'Albenga, estratto e sottoposto alle cure chirurgiche del Santa Corona, ma strappato alla vita dopo due giorni di lotta in ospedale. Marco sarebbe presto diventato papà per la seconda volta. Simon aveva un bimbo piccolo.
Una manciata di giorni separano queste due fatalità, insieme al caso di Lorenzo Scianda, Lollo per gli amici: stava rientrando a casa in sella alla sua due ruote, nella notte tra giovedì e venerdì, e la corsa si è conclusa tremendamente contro una macchina a Pietra Ligure. Appena 22 anni. Una scia di dolore.
La viabilità si tramuta in una bolgia con la stagione balneare, le infrastrutture - sempre carenti - non riescono a tollerare il carico turistico, la confusione diventa la sovrana delle strade. Tutto questo ha un effetto moltiplicatore sui sinistri stradali. Eppure i tre scontri letali di questi giorni non sono avvenuti in condizioni di traffico estremo o pericoloso.
L'indice di mortalità sulle strade mediamente raggiunge il valore massimo tra le 3 e le 6 del mattino. Quando stanchezza, colpi di sonno e cali di vigilanza sono più insidiosi. I dati dimostrano che la prima causa di incidenti gravi è la distrazione: nel 30 per cento dei casi il conducente non ha rispettato i segnali, nel 20 per cento il guidatore era distratto. Seguono il mancato rispetto della distanza di sicurezza e la velocità eccessiva.
L'utilizzo dei mezzi di guida è un fatto sociale: l'educazione e le campagne di sensibilizzazione sono più cruciali di quanto si possa immaginare. Non sono il salvavita assoluto, ma una necessità civile per rendere la sicurezza stradale più consapevole e quindi più efficace.
Le multe non dovrebbero semplicemente ingrassare le casse: dovrebbero interamente finire nei progetti per il miglioramento della mobilità e della rete viaria, per attraversamenti pedonali protetti, per rotatorie serie (non striminzite) così da evitare inversioni stupide e singhiozzi di traffico, per un tessuto urbano più umano e sereno. Gli autovelox imboscati e i cartelli che ne annunciano la presenza sono quanto di più inutile si possa concepire. E sono il nulla di fronte alla perdita di vite umane.