Soprattutto Senegal, ma anche Camerun, Burkina Faso, Guinea Conakry e Liberia. Sono i luoghi dai quali provengono i giovanissimi richiedenti asilo che in questi giorni, rimboccate le maniche, stanno pulendo gli spazi degli impianti sportivi di Spotorno.
Della convenzione Tra il Comune di Spotorno, quello di Noli, che ospita questi ragazzi, e la cooperativa L’Ancora, avevamo parlato dettagliatamente in questo articolo (leggi QUI). Oggi però siamo andati a incontrarli di persona, per dare un nome, un volto, ma soprattutto una storia a queste discrete e silenziose presenze che lavorano per il bene cittadino.
Abbiamo incontrato Ousseini Seidou (Camerun), Henry Koiwu (Liberia), Mamadou Drame (Guinea Conakry), Yssouf Kussube (Burkina Faso), Mamadi Banda (Burkina Faso), Sega Diouf (Senegal), Dam Loum (Senegal), Muhamed Kossia (Guinea Conakry), Malik Kandji (Senegal)Mbengue Bassirou (Senegal) e Cisse Lamine (Senegal). Sono giunti in Italia più o meno tutti nello stesso periodo, tra i 5 e i 7 mesi fa, e anche se hanno già frequentato (e stanno tuttora frequentando) corsi di alfabetizzazione e di sicurezza sul lavoro, spesso preferiscono risponderci in francese o in inglese, lingue con le quali si sentono più a loro agio. Veniamo così a conoscere la storia di Loum, sarto, che sarebbe felice di aprire una sartoria in Italia, di Muhamed, che ha una vasta esperienza in tante tipologie di lavori edili, dal carpentiere all’imbianchino, o Sega, che nel suo paese faceva l’autotrasportatore e vorrebbe convertire il suo “permis de conduire” in una patente italiana per guidare sulle nostre strade.
Ci racconta il team di responsabili della cooperativa L’Ancora, che segue questi ragazzi da vicino: “Dobbiamo dire grazie al comune di Spotorno che li ha accolti veramente con affetto e con tutte le attenzioni del caso. Questi giovani qui lavorano con impegno, ma coccolati e seguiti da vicino. E la loro manodopera è volontaria, senza costrizioni o forzature”.
Quando si arriva in una realtà straniera, spesso il primo impatto un po’ “strano”, per così dire, si ha con il cibo. Ma da L’Ancora ci spiegano che, grazie al proliferare dei mercatini etnici in tutta la provincia, questi ragazzi possono farsi la spesa, trovare gli ingredienti tipici, prepararsi i piatti della loro tradizione. Ma naturalmente, mossi a curiosità, stanno anche familiarizzando con i prodotti italiani e tanti di loro stanno diventando bravissimi a cucinare la pasta e preparare la pizza. Perché spesso il cammino verso l’integrazione e l’interscambio culturale passa proprio attraverso il momento conviviale, con un buon pasto.
Intervistati da noi uno per uno, in generale questi migranti sono tutti concordi nel dire che in Italia hanno trovato una bella accoglienza, senza discriminazioni, e che della nostra nazione apprezzano in particolare il rispetto della libertà di culto. Dalle loro nazioni di provenienza, infatti, molti sono stati costretti a fuggire, con la pena nel cuore per i molti familiari rimasti laggiù, perché le guerre civili o le tensioni sociali scaturiscono spesso dall’attrito tra i gruppi musulmani che hanno una visione più moderna della società e quelli più oltranzisti e conservatori.
Ci dicono da L’Ancora: “A proposito di culto, ricordiamoci che questi ragazzi in questi giorni sono in pieno Ramadan. Quindi stanno lavorando duramente, sotto il sole con le temperature elevate di questi giorni, senza mangiare, senza bere, nutrendosi e idratandosi soltanto di notte e dormendo poco”.
Mentre giriamo tra i ragazzi, nel campo sportivo di Spotorno, arriva il veicolo della SAT addetto allo smaltimento degli sfalci di potatura raccolti. E anche il personale SAT si esprime molto positivamente: “Sono ragazzi attenti, disponibili, sempre gentili e lavorano alacremente, facendo le cose con metodo”.
A tal proposito abbiamo intervistato Ousseini Seidou, che svolge un ruolo di coordinamento e di responsabile dei lavori per tutti questi ragazzi, che in alcuni giorni al mattino dalle 7 alle 11 sono impegnati con le strutture sportive spotornesi:
Commenta l’assessore ai lavori pubblici Marina Peluffo, che per prima ha creduto fortemente in questo progetto: “Questo è solo l’inizio di un proficuo programma di collaborazione, ma posso dire che siamo partiti nel modo giusto: la risposta del paese è stata positiva, sappiamo che alcune persone ogni tanto al mattino vanno a salutare questi ragazzi e a portare loro qualcosa di fresco da bere o la colazione. Abbiamo parlato con la cooperativa e abbiamo pattuito di anticipare l’orario di inizio, per farli lavorare più in ore fresche, per venire incontro al naturale indebolimento fisiologico portato dal Ramadan. Siamo convinti che sia una straordinaria esperienza di arricchimento umano e l’inizio di un grande percorso di integrazione che fa bene a tutta la città. Per la cooperativa L’Ancora ho parole di grande stima, vivono il loro lavoro come una missione, con serietà e dedizione”.