"La Piave mormorò: non voglio lo straniero": questo è il testo dello striscione apposto dai militanti savonesi di CPI Liguria per protestare contro il paventato trasferimento di presunti "profughi" alla Caserma Piave in Albenga. CasaPound, il movimento politico italiano di destra, che deve la sua nascita al rifiorire dei sentimenti nazionalisti che hanno attraversato la seconda repubblica facendo perno sulla crisi economica e sulle simpatie fasciste di alcuni revisionisti, si oppone non tanto nei confronti dei profughi ma contro le logiche dell'accoglienza attuate dal governo e dalle prefetture. I responsabili del movimento di Albenga e Savona hanno pertanto voluto esprimere il disappunto nei confronti di un governo che non sa gestire i flussi dei migranti, affiggendo lo striscione.
"Da alcuni mesi, in diverse occasioni - dichiara CasaPound in una nota - i cittadini si sono accorti come all'interno dell’edificio, costruito nel 1932, impiegato dal Regio Esercito prima e dall'Esercito Italiano poi e negli ultimi anni lasciato in completo abbandono, fossero iniziati lavori di manutenzione nelle strutture e nelle aree esterne. Il timore della cittadinanza di Albenga e in particolare del quartiere dove sorge la Piave è che questi lavori preludano all'arrivo di un certo numero di immigrati extracomunitari. E ben sappiamo che questo timore è molto fondato, visto le correnti "logiche dell’accoglienza", ossia la forzata imposizione da parte delle prefetture di numeri sempre crescenti di "profughi", i quali, ricordiamo, sono in realtà in massima parte immigrati clandestini per motivi meramente economici, non fuggendo da alcuna guerra e spesso provenienti da aree dell’Africa, Asia e anche Balcani certamente non floride ma neanche in emergenza umanitaria".
"CPI Liguria - prosegue la nota - si pone le stesse domande dei cittadini di Albenga: perché questa Caserma, bene gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, non è stata prima restaurata, riconvertita e restituita alla cittadinanza, agli italiani? Perché lo stato si è attivato – e con grande celerità e dispendio di fondi pubblici – solo per degli stranieri? Perché, come al solito, gli eventuali disagi saranno patiti dai cittadini comuni, mentre anche questo sarà probabilmente l’ennesimo capitolo di un "business dell’accoglienza", che prevede un guadagno delle solite ONLUS, ONG e associazioni pseudoumanitarie? Perché dovremmo assistere all'ennesimo degrado di una struttura pubblica, di un quartiere, di una città, in cambio delle solite vuote parole retoriche sulla "solidarietà" (ma solo verso gli stranieri, mai a favore degli italiani) e magari le solite trite e logore immagini di "migranti che puliscono il verde pubblico" per una mezza mattinata, per mascherare lo sperpero di risorse e denaro degli italiani? Perché a pagare per queste decisioni calate dall'alto, senza confronto "democratico" – parola tanto cara ai paladini della costituzione, saranno sempre i soliti?".
"Siccome sappiamo già che le risposte a queste domande mai arriveranno - conclude la nota - CasaPound Liguria vigilerà assieme alla gente comune, ai lavoratori, agli studenti, agli anziani e ai giovani di Albenga perché le istituzioni locali, provinciali e nazionali non compiano fino in fondo l’ennesimo tradimento verso i cittadini italiani che dovrebbero invece tutelare".