Attualità - 10 maggio 2017, 10:11

L'appello dell'Enpa: "La caccia non è la soluzione, è il problema"

"Decenni di caccia sempre più ampia a cinghiali, daini e caprioli non ne hanno ridotto il numero, anzi; e la sua inutilità è stata addirittura riconosciuta dal massimo esperto ligure di ungulati e padre della caccia di selezione"

L'appello dell'Enpa: "La caccia non è la soluzione, è il problema"

 

"Non lo dice la Protezione Animali savonese ma scienziati ed esperti: attraverso la caccia le specie animali che sono già rare divengono ancora più rare ma quelle che sono numerose diventano ancora più numerose; come la realtà dimostra a tutti, meno a chi non vuole vedere: decenni di caccia sempre più ampia a cinghiali, daini e caprioli non ne hanno ridotto il numero, anzi; e la sua inutilità è stata addirittura riconosciuta dal massimo esperto ligure di ungulati e padre della caccia di selezione, il professor Andrea Marsan dell’università di Genova!" commenta l'Enpa.

"Le vere soluzioni per contenere animali selvatici in sovrannumero ci sono ma hanno un’unica controindicazione: essendo incruente hanno la colpa di sottrarre prede ai cacciatori che, attraverso un esercito di politici loro amici, sono i gestori della fauna selvatica italiana; stupisce invece l’alleanza masochistica degli agricoltori, sempre al loro fianco sebbene ne subiscano pesantemente le conseguenze; e non fa quindi eccezioni la Coldiretti savonese nelle sue recenti esternazioni sui daini e caprioli del finalese e sulla sua richiesta di abbattimenti".

Prosegue: "Le soluzioni, ovviamente osteggiate dai politici e amministratori filo-caccia, sono gli studi scientifici, che dovrebbero essere incoraggiati mentre Enpa li propone inascoltata da decenni, sulla somministrazione di sostanze specie-specifiche che inibiscono per lungo tempo la fertilità degli animali; in molte parti del mondo sono già state effettuate sperimentazioni con ottimi risultati". 

"E, nel frattempo, si può ricorrere agli esistenti sistemi difensivi delle colture, anche contro daini e caprioli, come recinti elettrificati di adeguata altezza per ostacolare i loro salti e reti e cilindri antifauna per proteggere gli arbusti, magari facendoli pagare a chi a partire dagli anni 80, con la sola opposizione dell’Enpa (dov’erano gli agricoltori?), liberava nei boschi cinghiali e caprioli per criminale ripopolamento…" conclude l'Enpa. 

c.s.

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