Fabio Felline nel 2016 era stato da poco designato capitano della Trek-Segafredo, in occasione della selettiva Amstell Gold Race e tutto prometteva bene per l'astro nascente del ciclismo italiano. Però il corridore torinese classe Novanta, durante il trasferimento dalla partenza di Maastricht, per una fatale disattenzione, aveva posato la mano sinistra sul tubolare della ruota anteriore, forse per un gesto scaramantico e il guanto si era sfortunatamente impigliato sotto il telaio, facendo incastrare la mano fra i raggi e come un bastone fra le ruote e la sua bici rossa lo aveva proiettato rovinosamente per terra di faccia. In ospedale, dopo una prima analisi era risultato che l'impatto gli avesse causato la frattura del naso e dopo un intervento chirurgico in anestesia locale aveva potuto riprendere a respirare subito naturalmente, senza riportare alcun danno alla mano incastrata fra i raggi. Però dagli esami strumentali, era risultata evidente la rottura della base cranica che lo aveva costretto ad una terapia conservativa di stabilizzazione.
Dopo l'incidente nell'Amstel Gold Race 2016, la carriera ciclistica di Fabio Felline sembrava giunta al capolinea. Invece il giovane torinese ventiseienne, nonostante il parere non molto ottimista dei medici del Team, dopo la caduta, si è rimesso in piedi e con tanto coraggio ha ricominciato ad allenarsi vincendo ieri, in maglia azzurra, il 54° Trofeo Laigueglia, per distacco netto sugli avversari.
L'impegno di Laigueglia non sarà sicuramente paragonabile alle classiche gare di apertura del calendario internazionale, però conserva sicuramente l'attrattiva dei luoghi dove si disputa e soprattutto funge da prova molto selettiva che può coronare soltanto un campione. Fabio dopo essersi distinto nelle categorie giovanili, diventò professionista appena maggiorenne e subito dimostrò fin dalle prime gare di avere la stoffa del campione. La prossima sfida per il corridore rinato è prevista per marzo con la classica Milano-Sanremo.