Se il problema fosse soltanto la moltitudine di furbetti, buona volontà e virtù civile basterebbero a ripristinare la legalità. Invece è la confusione, proprio quella delle norme e delle procedure, a rendere la burocrazia così ottusa e ingiusta. Una burocrazia che avvilisce gli onesti. Una burocrazia che è diventata il brodo in cui sguazzano gli scaltri, ma anche il diaframma tra il cittadino serio e quanto gli spetta legittimamente.
Ci sono i falsi invalidi, che popolano le cronache (e sottoboschi). E ci sono invalidi autentici costretti a passare il purgatorio per esercitare i propri diritti. Si prenda per esempio il contrassegno per sostare con l'auto nelle aree predisposte, pedonali o Ztl, rilasciato dalla polizia municipale sulla base della certificazione sanitaria. Con le nuove regole (condizionate dai casi dei troppi impostori), chi ha problemi reali di deambulazione finisce per aspettare mesi prima di ottenere o rinnovare il contrassegno per il veicolo.
I vigili rimandano all'Asl e l'appuntamento della visita con la commissione può richiedere un paio di mesi o più. Tra rimpalli da un ufficio all'altro, l'attesa può toccare i cinque mesi. Gli sventurati con capacità di movimento sensibilmente ridotta o altre limitazioni di salute non sempre hanno la fortuna di avere familiari o accompagnatori disponibili. Oltre al peso della menomazione, devono sopportare attese bibliche prima di rientrare nel "tutto a posto" e beneficiare di una circolazione o sosta veicolare agevolata. Neanche l'introduzione del pass europeo, da due anni a questa parte, ha snellito i procedimenti. Anzi, il suo primo risultato è stato quello di ispessire la confusione.