Attualità - 10 febbraio 2017, 17:01

Quando l’integrazione dei profughi parte anche da una corretta alimentazione e dalla testa: è sinergia tra Arcimedia e il Centro AMAL

Obiettivo promuovere l’integrazione e il benessere dei profughi ospitati nel centro di accoglienza straordinaria di Albisola.

Quando l’integrazione dei profughi parte anche da una corretta alimentazione e dalla testa: è sinergia tra Arcimedia e il Centro AMAL

Introdurre i migranti nella nostra società attraverso non solo l’insegnamento della lingua italiana e del supporto di psicologi ed educatori, ma anche attraverso una educazione alimentare. Infatti, spesso, la cattiva alimentazione è causa di disturbi patologici, cosa che si riscontra nella grande maggioranza dei giovani profughi che vengono accolti.  

Si parte proprio dall’alimentazione nel progetto di collaborazione avviato da aprile scorso tra Arcimedia e il Centro AMAL con l’obiettivo di promuovere l’integrazione e il benessere dei profughi ospitati nel centro di accoglienza straordinaria di Albisola. Infatti, Arcimedia, è l’ente che gestisce uno dei CAS (centri predisposti dalle prefetture e quindi dal Ministero dell’Interno, che attraverso un bando di gara lascia in gestione a soggetti enti, cooperative), situato ad Albisola Superiore, nel quale sono accolti 45 profughi (12 in casa Betania e i rimanenti sparsi in diversi appartamenti). Arcimedia gestisce i ragazzi attraverso una equipe di sei persone, alla quale, in questo progetto, si aggiungono i componenti del centro AMAL, che si sviluppa attraverso una collaborazione olistica tra specialisti quali uno psicologo, una nutrizionista e un medico agopuntore. I ragazzi coinvolti in questa sperimentazione, sono tutti di età compresa tra i 18 e i 20 anni, di diversa origine (Ghana, Sudan, Gambia, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Pakistan).

“La collaborazione tra i professionisti di Arcimedia e del centro AMAL sta portando a buoni frutti – afferma Giovanni Durante, presidente Arcimedia e nella direzione di Arci Provinciale Savona La maggior parte dei richiedenti asilo che vengono accolti, presenta problemi di natura psicosomatica, per questo il nostro progetto di prevenzione ha come obiettivo il perseguimento del benessere della persona in senso totale. Questo avviene attraverso uno studio complessivo della persona: ricostruendo le esperienze vissute, infatti, si possono comprendere i problemi fisici e psicologici derivanti”.

In Arcimedia sono attivi sei operatori: una coordinatrice (Marisa Ghersi), un educatore professionale (Francesco Laterza), un insegnante di italiano (Raffaele Di Noia), un operatore legale (Riccardo Morielli), un mediatore culturale (Kavsu Keita) e una psicologa (Patrizia Turchi).

Grande è la sinergia che si è creata con gli specialisti del centro AMAL (che collaborano in questo progetto a titolo gratuito) quali il presidente Mohammad Natour, medico Olistico, Andrea Guido, psicologo e Stefania Acquaro, nutrizionista.

“Ogni persona porta con sé una storia e ogni trauma, che si fisico o psicologico, deriva da uno sradicamento dal proprio territorio – afferma lo psicologo Andrea GuidoPatologie frequenti riscontrate nei giovani profughi sono ad esempio l’insonnia, attacchi di panico, passività, disidratazione, che si ripercuotono anche a livello fisico con dolori di diverso tipo. In questo progetto sperimentale con Arcimedia, che sta dando buoni frutti, abbiamo iniziato oramai da mesi un percorso di conoscenza e apertura, attraverso incontri settimanali con i ragazzi del centro di Albisola. Infatti, prima abbiamo bisogno di conoscere il vissuto dei pazienti e le esperienze per capire lo svilupparsi di problemi cronici. In primis raccogliamo i sintomi (fisici, psicologici, alimentari) e cerchiamo di guarire attraverso una cura omeopatica (agopuntura, auricoloterapia)".

Ad emergere in maniera rilevante è anche la cattiva alimentazione, causa di cattive patologie. A curare i cattivi comportamenti alimentari è la nutrizionista Stefania Acquaro che spiega: “La maggior parte dei giovani provenienti dall’Africa accusano problemi legati all’alimentazione, dannose sono infatti le abitudini e un rapporto scorretto con il cibo. Generalmente sono abituati a consumare cibi industriali, super cotti, molto speziati, e nella loro dieta non sono compresi frutta e verdura. Per questo tantissimi presentano carenze vitaminiche e problemi gastrointestinali: il mio compito è quello di spiegare loro  a riconoscere gli alimenti, freschi e di stagione, e come cucinarli”. 

Scoprire come alimentarsi e come usare gli alimenti è il punto di partenza: “Intendo loro spiegare la valenza che ha il cibo, non solo nutrizionale, ma in particolare l’attaccamento che ha alla terra. Da qui l’importanza della dieta mediterranea – continua - Attraverso il gioco insegno loro ad ampliare la panoramica alimentare: gli faccio assaggiare diversi tipo di frutta e verdura, indicando come riconoscerli e cucinarli”.

Debora Geido

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