Attualità - 15 gennaio 2017, 09:00

Un punto di riferimento per l'intera comunità: dal 1904 a Cengio il Bar Italia

Il locale ha sempre abbracciato l'attuale sede, situato nella piazzetta antistante la stazione ferroviaria. Nel 2014 è stato insignito di un importante riconoscimento dalla Camera di Commercio per aver compiuto un secolo di attività

Un punto di riferimento per l'intera comunità: dal 1904 a Cengio il Bar Italia

Nuova tappa alla scoperta delle attiche attività commerciali della provincia di Savona. Oggi il nostro treno oramai familiare fa tappa a Cengio, per conoscere il Bar Italia.

Aperto nel lontano 1904, il locale ha sempre abbracciato l'attuale sede, situato nella piazzetta antistante la stazione ferroviaria. Nel 2014 è stato insignito di un importante riconoscimento dalla Camera di Commercio per aver compiuto un secolo di attività. Specializzato nel servizio tavola calda, il Bar ha cambiato l'arredamento nel corso degli anni, ma la struttura del locale è rimasta sempre la stessa. 

Essendo posizionato poco distante dal confine ligure-piemontese, e alimentato dalla presenza di una fabbrica di esplosivi, il Bar Italia ha rappresentato durante la Seconda Guerra Mondiale un importante crocevia di collegamento e passaggio per partigiani, fascisti e nazisti. Proprio sul finire di questo periodo alquanto controverso, il Bar, che all'epoca faceva anche da albergo, fu teatro di una tragedia immane per tutta la comunità locale. 

Il 27 febbraio 1945 durante un rastrellamento in cerca di alcuni partigiani, i militari della San Marco sequestrarono nove civili. Questi i loro nomi: i fratelli Alberto e Silvio Camoirano, proprietari del bar, i fratelli Giovanni e Pietro Marenco, Anselmo Pasini, Luigi Rimoldi, Giovanni Serra, Giovanni Lerma e Pasquale Scavino.

In direzione Millesimo, all'altezza della caserma dei Carabinieri, su ordine del tenente Renato Danon, "i Repubblichini" aprirono il fuoco uccidendo a bruciapelo sette ostaggi: Silvio Camoirano, Giovanni Serra (mutilato della guerra 1915-1918), Pasquale Scavino (padre di otto figli), Luigi Rinaldi, Anselmo Pasini, Giovanni Lerma e Giovanni Marenco. Nell'eccidio rimasero feriti Alberto Caimorano e Giuseppe Marenco.

Graziano De Valle

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