L’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova si conferma ancora una volta un’eccellenza internazionale. Per la prima volta, infatti, è un ricercatore italiano ad aggiudicarsi il più importante riconoscimento mondiale per la chimica, l’ACS COMP OpenEye Outstanding Junior Faculty Award. È a Marco De Vivo, responsabile dal 2014 del gruppo di ricerca "Molecular Modeling & Drug Discovery” dell’IIT, che appunto l’American Chemical Society ha deciso di conferire l’onorificenza, in particolare per gli studi compiuti nell’ambito della chimica computazionale.
I meriti di De Vivo, chimico riminese quarantaduenne tornato in Italia dopo anni di ricerca all’estero, accanto a luminari quali il Premio Nobel Michael L. Klein, sono dovuti alle scoperte fatte sugli enzimi che regolano DNA e RNA nelle cellule, grazie all’utilizzo di simulazioni a computer. Si tratta di studi utili allo sviluppo di nuove terapie di precisione, grazie a cui, soprattutto nel futuro, sarà possibile creare cure personalizzate, in modo particolare per quanto concerne le malattie tumorali, ma non solo.
Questo grazie, appunto, alla chimica computazionale: “Attraverso l’uso di software simuliamo e vediamo sul PC ciò che avviene a livello atomico, cioè come gli atomi reagiscono all’interno della cellula–spiega De Vivo-. Questo è molto importante perché attraverso gli esperimenti non si ottiene la stessa risoluzione: è come avere una grandissima lente di ingrandimento che permette di dare spiegazioni razionali e di fare ipotesi riguardo fenomeni che si vedono in laboratorio indirettamente. In questo modo l’ipotesi può essere verificata e il processo molecolare si può modificare, inibire, accelerare o bloccare, perché sappiamo come funziona.” E questo è fondamentale nella creazione dei farmaci, in quanto si progettano al computer solo le molecole utili al loro impiego: “Questo allevia i costi e accelera i tempi di sviluppo di un farmaco. Perché se prima si andava a tentoni, ora si ha un approccio più efficiente.”
Dunque spese inferiori, tempi più rapidi e soprattutto una maggior possibilità di guarigione attraverso una cura mirata, grazie allo studio del profilo genetico dei pazienti. “Ognuno ha il proprio DNA, che si può studiare per comprendere quali geni, mutando, possono avere probabilità di sviluppare un tumore.” Quindi in un futuro prossimo enormi data base conterranno lo screening genetico di intere popolazioni. “La popolazione italiana, per esempio, sarà monitorata e al suo interno si studierà il tipo di gene legato all’insorgenza di determinate malattie, non solo il cancro. Da lì si cercherà la cura per quelle persone che hanno lo stesso profilo genetico che risponde bene alla terapia, piuttosto che per le persone con la stessa malattia, ma che hanno un profilo diverso che non risponde alla cura.”
Proprio questi studi sul Dna hanno portato De Vivo al prestigioso premio, che riceverà il prossimo aprile a San Francisco, nonché alla pubblicazione sulla più autorevole rivista scientifica di chimica negli USA (Journal of the American Chemical Society, JACS), e alla copertina di JACS insieme ad un editoriale che riflette l’importanza del risultato scientifico. “Si tratta di un motivo di orgoglio e gioia essere il primo italiano a ricevere il premo. Sono compiaciuto, anche perché sicuramente la strada intrapresa è stata anche piena di sacrifici e questi riconoscimenti mi danno l’energia per continuare a lavorare in Italia–conclude De Vivo- Sono tornato dopo cinque anni negli Stati Uniti, cogliendo un’opportunità che ritenevo unica. E l’Istituto Italiano di Tecnologia è un ambiente internazionale, che mi permette di fare il mio lavoro ai massimi livelli, come dimostra il premio. Ci vogliono passione, tenacia e curiosità per fare un mestiere che per me è estremamente appagante, e io ho avuto la fortuna di fare un lavoro che è anche la mia passione.”