Al Direttore - 26 ottobre 2016, 09:45

Lettere al direttore: "Necessario contestualizzare gli eventi storici"

Lettere al direttore: "Necessario contestualizzare gli eventi storici"

Gentile Direttore,

questa sera mi sono imbattuto in un articolo scritto da Roberto Nicolick per la vostra pagina. Sorvolo sull’ortografia non impeccabile dell’articolo in questione,  perché non sono qui a fare le pulci per una virgola fuori posto. Non è la prima volta che leggo articoli di tale autore sulla vostra pagina, tutti incentrati sulla stesso argomento. Premessa doverosa: la guerra di liberazione è stata sanguinosa ed è stata, è tuttora e sarà sempre oggetto di dibattito. Generalizzare in buoni e cattivi è un errore da non commettere, ma è altrettanto sbagliato non contestualizzare gli avvenimenti: si sfuggirebbe a una delle regole fondamentali del mestiere di storico. Mi pare quindi doveroso sottolineare che la guerra di liberazione partigiana arrivò dopo vent’anni di dittatura fascista, non esattamente un periodo che verrà ricordato nella storia della democrazia occidentale: le rappresaglie, se non giustificabili, erano quantomeno comprensibili. E non dimentichiamo altresì che, per ogni efferato crimine partigiano, possiamo citare decine di episodi di crudeli e insensate stragi nazi-fasciste. Era pur sempre una guerra, tra italiani, tra due idee di Stato, di Mondo, di società, ma comunque una guerra, con tutto ciò che ne comporta.

Raccontare la storia con gli occhi dei vinti è esercizio apprezzabile e, purtroppo, troppo spesso snobbato dalla letteratura storica. Ma, e qui entro nel merito della questione, un conto è raccontare, un conto e fare una scelta di campo, lanciando giudizi netti e sprezzanti: questo non si può tollerare, o almeno, non riesco a tollerarlo. Perché? Per un mio capriccio? No, perché è la Storia, quella con la S maiuscola, ad aver stabilito torti e ragioni degli schieramenti in campo. Io posso affermare che dei poveri repubblichini vennero trucidati dai cattivi partigiani, e se in qualche episodio questa affermazione può risultare vera, nella grande Storia questo è, semplicemente, sbagliato. I partigiani che “infestavano”, parole di Nicolick, i boschi della Valbormida, a fronte di qualche efferatezza che possono aver commesso, hanno versato il sangue che oggi ci permette di dibattere di tali questioni. Articoli come quelli di Nicolick (che, sia chiaro, ha libertà di professare la sua fede politica, al contrario di quando al potere c’era la sua amata Repubblica Sociale), con i suoi giudizi sprezzanti tra le righe, fanno solo trasparire rancore, il che, a 70 anni di distanza e quindi con i fatti sempre più diluiti nello scorrere del tempo, rischia di inficiare il giudizio – netto – che la Storia ha già dato su tali avvenimenti.

                                                                        Cordiali saluti Pierpaolo

cs

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