“Tra pochi giorni il Presidente della Repubblica sarà in una città, Savona, nella quale è stato palesemente violato l’articolo 27 della Costituzione chiudendo improvvisamente il carcere S. Agostino. Chiudere un carcere vuol dire interrompere ogni attività finalizzata alla rieducazione del reo, vuol dire vanificare la territorialità della pena per ristretti e familiari (costretti a girovagare la Regione e l’Italia per andare a colloquio con i congiunti detenuti), vuol dire avere deportato il personale di Polizia Penitenziaria – che per buona parte lavorava e ha famiglia a Savona – in altre sedi. Spero e mi auguro che la presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, garante della Costituzione, possa essere da sprone alle Autorità cittadine perché si sveglino dal torpore che riguarda questo argomento e si diano da fare per trovare un’area dove costruire un nuovo carcere a Savona”.
Lo denuncia Michele Lorenzo, segretario regionale per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri. “Chiudere il carcere S. Agostino di Savona è stato un grave errore, che ha scontentato tutti – poliziotti, detenuti, familiari – e penalizzato il territorio savonese. Avrebbe avuto un senso farlo se e quando fosse disponibile una nuova struttura detentiva, di almeno 300 posti letto. Ma chiuderlo così, dall’oggi al domani, è stato un grave errore”.
Da Roma, aggiunge Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Non si può promettere più sicurezza e poi chiudere presidi di legalità come le carceri. Altro che territorialità della pena: così facendo si sono trasferiti i detenuti un po’ in tutta la Regione ed in tutta Italia con gravi disagi anche per i familiari dei ristretti stessi, che devono macinare chilometri per raggiungere e fare visita ai proprio cari. E non si devono dimenticare i disagi agli Agenti di Polizia Penitenziaria. Non si poteva attendere di vedere realizzato un nuovo carcere sul territorio prima di chiudere il S. Agostino?”.
Il leader nazionale del SAPPE ricorda la proposta fatta dal Sindacato per un nuovo uso della struttura S. Agostino: “destiniamolo a casa di arresto o presidio per l’esecuzione penale esterna, per coloro cioè che scontano una pena sul territorio senza però essere fisicamente detenuti in una struttura”.