Politica - 09 settembre 2016, 13:35

La Val Bormida dice no al referendum: ieri primo incontro ad Altare organizzato dal Comitato civico "Cairo per il NO"

Presso il Circolo ZeroNovanta

La Val Bormida dice no al referendum: ieri primo incontro ad Altare organizzato dal Comitato civico "Cairo per il NO"

"In Val Bormida diciamo No al referendum". Si è tenuto ieri sera presso il Circolo ZeroNovanta di Altare un primo incontro incontro alla quale hanno preso parte i Comitati valbormidesi per il NO al referendum costituzionale.

Presenti l'avvocato Alberto Bonifacino, portavoce del Comitato civico “Cairo per il NO” e promotore dell'evento, Paolo Ardenti, coordinatore regionale dei Comitati per il NO  del Centrodestra, Christian De Vecchi e Francesco Garofano, fondatori della Federazione Valbormidese dei Comitati per il NO e l'avvocato Maria Gabriella Branca, presidente della sezione savonese del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.

"Questa proposta di riforma costituzionale sembra essere caratterizzata da una riduzione drastica della democraticità delle istituzioni, abolire l'elezione diretta del Senato da parte dei cittadini, rappresenta sicuramente un passo indietro per quando riguarda la democrazia - commenta l'avvocato Alberto Bonifacino - noi del Comitato civico “Cairo per il NO” non siamo dell'idea che la Costituzione non debba essere modificata o non possa essere migliorata anzi, siamo quasi dell'opinione che il nostro statuto debba essere migliorato sotto certi aspetti, detto questo, non significa affatto che qualsiasi proposta di riforma vada bene".

"Noi siamo dell'idea che sia necessario fare le riforme che servano per davvero, questa non ci sembra una revisione utile– spiega – e non accettiamo che la campagna referendaria sia trasportata su temi che nulla hanno a che vedere con il contenuto di approvazione di questa proposta".

“Io ritengo che dobbiamo risvegliare la coscienza delle persone su quello che potrebbe capitare se passasse il 'Si' - commenta Paolo Ardenti, coordinatore regionale dei Comitati per il NO  del Centrodestra – questa proposta di riforma cosi strutturata, porterà un livellamento verso il basso di tanti servizi e per chi ha una mentalità e ragiona per 'migliorare le cose', è una prospettiva futura assolutamente inaccettabile".

"Questa proposta di riforma modifica tutto il nostro assetto istituzionale e costituzionale senza che neppure ci venga spiegato il metodo, andando pericolosamente verso un premierato assoluto – sottolinea l'avvocato Maria Gabriella Branca. Sono due gli aspetti particolarmente inquietanti, l'istituzione di un Senato delle Regione e delle Autonomie dove il titolo 5° viene completamente demolito, con il trasferimento di parecchie materie dalle Regioni allo Stato, annullando il percorso di decentramento messo in campo negli ultimi 30 anni".

"E un Senato composto da 100 senatori che non saranno votati dai cittadini ma nominati, secondo un metodo e proporzione ancora da stabilire – continua – ma c'è di più, la cosa più grave è dettata dal fatto che questa riforma venga spacciata come un grande risparmio pari a circa 700 milioni di euro, di cui 500 milioni 'investiti' per aiutare i poveri, dato che contrasta apertamente su quanto dice la Ragioneria dello Stato che stima il risparmio sui 40 milioni circa, insomma, questa grande riforma partorirebbe un topolino".

Una cancellazione delle autonomia locali a favore del potere centrale, come sottolineato anche d Christian De Vecchi, fondatore assieme a Francesco Garofano della Federazione Valbormidese dei Comitati per il NO: "La riforma proposta parla di dare una camera in Parlamento a Comuni e Regioni, trasformando il Senato in una sorta di 'camera del territorio'. Questo mi lascia particolarmente perplesso, non capisco perché il Governo 'romano' abbia bisogno di altre 'stanze' quando il territorio ha già delle camere locali costituite dai Consigli comunali e regionali".

"Il percorso della nostra “federazione” sarà principalmente incentrato all'inteno dei piccoli Comuni – spiega – l'obiettivo è portare il messaggio del 'no al referendum” nelle zone che si erano già opposte alle fusioni dei Municipi obbligatori volute dal Governo".


Graziano De Valle

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