Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti ha confermato che il nuovo piano industriale della Piaggio non è stato condiviso col Governo. Questo quando emerge dal vertice che si è svolto oggi alla Presidenza del Consiglio sulla vertenza di Piaggio Aeroindustries.
"La richiesta da parte del governo verso l'azienda è rivolta alle prospettive che ha l'azionista nei riguardi dell'azienda. Il ministro Calenda ha detto di non aver ha ancora incontrato l'amministratore delegato - affermano dalla UIlm che han partecipato al vertice - Quando l'azionista avrà definito come agire e cosa intende chiedere al governo italiano, questo procederà nella discussione. Entro settembre il governo deve cercare di chiarire il pensiero dell'azionista e cosa vuole fare in modo che il piano si possa presentare e condividere insieme ai sindacati".
Questo il punto su Piaggio dopo la presentazione del Piano Industriale, che prevede 137 esuberi. L'amministratore delegato Logli, nell’incontro al Mise a fine luglio, aveva indicato le linee future, che giudica "non più strategici" i settori della produzione di motori e della manutenzione civile: gli addetti passeranno "a nuova proprietà". Il nuovo corso prevede la cessione del ramo d'azienda dei motori (350 persone circa), la cessione della parte legata al solo velivolo civile del service di Genova (100 circa) e il non reintegro delle 130 persone che oggi sono in Cigs. L'azienda vuole focalizzarsi sulla velivolistica militare e ottimizzare i costi sbarazzandosi di tutto il resto, con uno spacchettamento che comunque si prevede graduale, ma che comincerà già dalle prossime settimane. Il management prevede di arrivare alla fine del piano con 650 persone nella sola Piaggio.
"Le linee guida annunciate dall'azienda lo scorso 28 luglio al Mise non sono condivise dal Governo - afferma il segretario provinciale Fiom Cgil Savona, Andrea Mandraccia - Per il governo resta valido il piano industriale dell'accordo assunto nel 2014. Come annunciato dal ministro oggi, seguirà un nuovo incontro a settembre presso il Ministero dello Sviluppo Economico in cui saranno nuovamente presenti azienda e sindacati".
Affermano dalla CGIL e la FIOM di Savona: “Un linea con quanto sostenuto anche dalle altre OO.SS, hanno espresso grande preoccupazione per le linee guide presentate dall'amministratore delegato di Piaggio Logli il quale, dichiarando di fatto fallito il piano industriale del 2014, ha annunciato il 28 luglio che la condizione essenziale per la definizione di un nuovo piano industriale è rappresentata dalla cessione di parti importanti della produzione ad oggi svolta con conseguente ridimensionamento a 650 lavoratori complessivi sui 1235 attualmente in forza. Abbiamo ribadito che e' necessario ripartire da una verifica dell'accordo del 2014 che tutelava occupazione e produzione ed abbiamo chiesto al governo che ruolo intende svolgere in questa delicata vertenza anche in considerazione della possibilità di esercitare la Golden Power su un' azienda che opera in un settore strategico. Infine abbiamo con chiarezza ribadito che il quadro prospettato è inaccettabile perché mina la prospettiva industriale di Piaggio Aero, oltre a prefigurare una perdita di lavoro e di ricchezza per il nostro territorio. Sia De Vincenti che Calenda hanno dichiarato che le linee guida esposte da Logli non sono state condivise col governo e che occorre prima di tutto procedere ad un chiarimento con l'azionista verificando il perché dei problemi emersi nel dar corso dal precedente accordo che rappresenta la base di partenza di qualsiasi nuova trattativa. Il ministro Calenda ha ribadito l'impegno del governo in questa delicata vicenda assicurando che procederà ad effettuare una verifica sulle reali intenzioni dell'azionista prima di convocare nuovamente le parti al ministero dello sviluppo economico nel mese di settembre. Nell'esprimere soddisfazione per la posizione espressa dal governo, sottolineiamo come un positivo esito della vertenza Piaggio sia assolutamente necessaria per non creare un altro pesantissimo problema occupazionale nel nostro territorio già duramente colpito dalla crisi e per il quale chiediamo la definizione di area di crisi complessa al fine di mettere in campo politiche indispensabili ad un rilancio economico ed occupazionale non più rinviabile”.