Politica - 27 giugno 2016, 13:45

Balneari, assessore Scajola: "Necessario subito incontro con il Governo"

"Prima della sentenza del 14 luglio"

Balneari, assessore Scajola: "Necessario subito incontro con il Governo"

Un incontro urgente con il Governo e in particolare con il Ministro agli Affari Regionali, Enrico Costa entro il 14 luglio, data in cui è attesa la sentenza della Corte di Giustizia Europea sui vari ricorsi presentati contro la proroga al 2020. Lo hanno chiesto oggi le regioni italiane, in modo compatto, riunite nel tavolo interregionale sul demanio, coordinato dall’assessore al Demanio della Liguria, Marco Scajola.

Un incontro che segue le linee guida presentate dal Governo in materia di riordino della normativa sulle concessioni demaniali marittime ad uso turistico in cui però non si fa cenno alcuno ad uno specifico  periodo di proroga, sostituito dal termine generico ‘un congruo periodo transitorio’ e che segue la mozione presentata trasversalmente la scorsa settimana in Senato, da esponenti di Forza Italia, della Lega e del Pd  e respinta dal Governo, proprio nel punto in cui si fa richiesta di una proroga di 30 anni. E se fino a poco tempo fa i distinguo, tra le regioni italiane erano più marcati, oggi  in vista della prossima sentenza,  i rappresentanti regionali hanno fatto quadrato.

“A questo punto, anche alla luce della Brexit, quello che chiediamo al Governo – ha sottolineato Scajola, come coordinatore - è da un lato un testo di legge nazionale che tuteli i balneari in modo chiaro, e parallelamente di  riaprire i negoziati con l’Europa per rivedere la posizione troppo rigida della Bolkestein, anche alla luce dei precedenti di Portogallo e Spagna dove sono stati approvati provvedimenti che non tengono conto della direttiva Bolkestein e dove  è stato concesso un periodo di proroga di 30 anni e oltre per le varie concessioni”.

Il testo che il Governo ha presentato in questi giorni, anche a seguito delle pressioni regionali, è stato comunque giudicato dal tavolo interregionale un punto di partenza su cui discutere e confrontarsi, in vista di un suo miglioramento, nel corso del prossimo incontro per trovare una soluzione, soprattutto per dissipare le nebbie sulla dicitura ‘periodo transitorio’. Da tutte le regioni è stato giudicato indispensabile andare in Europa per negoziare il periodo transitorio, alla luce della Brexit, auspicando che il Governo abbia la forza e la volontà di farlo. “Il Governo deve al più presto, in modo chiaro, dare dei segnali forti  – ha continuato il coordinatore, Marco Scajola -   e approvare  una legge che faccia uscire dall’indeterminatezza il settore”.   Tutti hanno concordato sulla necessità che il Governo, prima del 14 luglio, esca con un atto concreto per contenere gli effetti di una sentenza, di cui, al momento, non si riesce a valutare la reale portata, ma che preoccupa gli amministratori regionali e che potrebbe essere esplosiva per gli operatori.

In parallelo alla vicenda Bolkestein, la Regione Liguria sta lavorando a un disegno di legge da inserire nel “Growth Act” che riconosca la peculiarità dell’imprenditore balneare,  dal punto di vista storico, culturale e economico, cercando di intervenire sul valore dell’azienda, salvaguardandone la sua tipicità, come settore di punta dell’economia ligure.  Una norma che sarà approvata al più presto e che si prefigge  anche di fare chiarezza sulla definizione delle strutture di facile e difficile rimozione che ha conseguenze dirette sui canoni da applicare. “Anche  alla luce di Brexit – ha concluso Scajola - credo che questa situazione possa dare più forza a quei Governi, come il nostro, che hanno qualcosa da chiedere all’Europa per tutelare le aziende italiane. Mai come adesso ci sarebbe terreno fertile in Europa nell’accogliere le nostre richieste”. In Italia gli stabilimenti balneari costituiscono una realtà fondamentale per il sistema tursitico-nazionale, una vera e prorpria eccellenza dell’offerta turistica-ricettiva-italiana. Si tratta di oltre 30.000 imprese che in media, durante la stagione estiva, occupano non meno di 300.000 addetti, ai quali vanno aggiunti gli addetti occupati nell’indotto.

c.s.

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