Sebbene la Regione si sia attivata per il tracrollo industriale savonese e si sia impegnata a battere i pugni sui tavoli ministeriali, l'industria aeronautica che a Villanova non è mai decollata è un "caso speciale", che il governo è chiamato a riaggiustare direttamente. Non si tratta soltanto di una crisi di liquidità dell'azienda. C'è un aspetto che non si può dimenticare: Piaggio Aerospace, nel corso degli anni, ha ingurgitato molti soldi erogati dallo Stato.
La Piaggio Aero è stata finanziata con contributi pluriennali e anabolizzata con diverse agevolazioni (basti citare 90 milioni di euro per i programmi svolti dal 2008 al 2011). Senza considerare i fondi concessi in base alla legge sulla partecipazione di imprese nazionali a programmi industriali aeronautici, specialmente per la progettazione e produzione dei velivoli militari a pilotaggio remoto, quale il noto P.1HH HammerHead.
Nonostante il foraggiamento pubblico, oltre alla business unit motori che già da tempo è in asfissia, anche il settore militare è andato in corto circuito. Non è bastata la virata dal comparto civile degli executive al mondo nuovo ed avanguardistico dei droni: il colosso è entrato in una fase di sofferenza. In ballo c'è la tenuta occupazionale e, nel contempo, tutto un know-how produttivo strategico per il Paese, che non può essere né sperperato né venduto.
Eppure la delocalizzazione da Finale Ligure a Villanova d'Albenga era stata salutata come una benedizione. Eppure, un anno e mezzo fa, la dirigenza forniva ai sindacati un documento in cui garantiva che ricavi e utili erano in netto miglioramento. Invece il 2016 si è aperto con la nota girandola di incontri in Unione Industriali, al Ministero dello Sviluppo Economico, in Regione e via dicendo per le procedure di cassa integrazione.
Non si capisce se ci sia una via per la ricapitalizzazione, né se l'azienda abbia davvero la volontà di attingere a finanziamenti propri per far ripartire i programmi. Il danno, che stanno pagando già da un po' i lavoratori, è anche ovviamente sull'amministrazione della difesa, cioè sul principale cliente. Finmeccanica sta a guardare. O forse è una strategia attendista del governo stesso, per spuntare la migliore delle occasioni in modo da realizzare la cosiddetta due diligence tra Finmeccanica e la storica azienda ligure, naturalmente sulla parte velivolistica ed escludendo la parte motori. L'interlocutore è Mubadala, l'investitore unico arabo; insomma si deve mercanteggiare.
Torniamo ai finanziamenti pubblici. Visto l'enorme profusione di denari di Stato, adesso il governo può esercitare i poteri poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale. Ha tutto il dovere e il diritto di intervenire. Per tutelare l'occupazione, ma anche il sofisticato patrimonio di tecnologie di Piaggio Aero. Non stiamo parlando di noccioline, ma di droni di sorveglianza aerea, pattugliamento terrestre, costiero e marittimo. Tecnologie che non possono migrare facilmente senza il consenso della Difesa e di un governo che ha cuore, insieme al futuro di tanti lavoratori specializzati, l'eccellenza della propria storia d'innovazione.