Attualità - 12 marzo 2016, 09:45

I russi vogliono crescere con il know how ligure

Non solo turismo e migliore qualità della vita: quello che la Russia cerca e trova in Liguria è un “saper fare” adatto alla crescita di entrambe le economie. Grasso (Confartigianato): "Necessario porre fine alle sanzioni: ogni giorno che passa è un’opportunità di sviluppo persa"

I russi vogliono crescere con il know how ligure

I russi trovano in Liguria le risposte alla loro ricerca di una migliore qualità della vita: eccellenze agroalimentari e floricole, prodotti artigianali di pregio, destinazioni uniche per i loro soggiorni turistici, un’offerta ricettiva e di ristorazione attrattiva e di qualità. Elementi che caratterizzano la nostra regione e la sua economia. Ma non solo. Da quanto è emerso dalla recente missione istituzionale ed economica in Russia organizzata dalla Regione Liguria, alla quale era presente Confartigianato Liguria con il presidente Giancarlo Grasso, il tessuto economico russo punta soprattutto al know how della Liguria, al “saper fare” dei piccoli imprenditori per stringere nuove collaborazioni commerciali con le aziende della regione e sviluppare quella fetta di economia, fatta di micro e piccole imprese, che in Russia non è particolarmente diffusa. «Non solo interscambio commerciale – commenta Grasso – ma anche un’internazionalizzazione vera e propria per far crescere la cosiddetta “imprenditoria diffusa” in Russia e, contemporaneamente, dare un’importante opportunità di sviluppo anche alle nostre imprese». In base ai riscontri ottenuti dalla missione, la Liguria, con il suo tessuto economico ricco di micro e piccole imprese e di artigianato, rappresenta un terreno fertile per le necessità delle controparti russe.

Certo, il peso delle sanzioni si fa sentire. Iniziative come quella della Regione Liguria rappresentano un segnale di rottura nei confronti della situazione attuale: «Ogni giorno che passa è un’opportunità di sviluppo in meno per le nostre imprese – spiega Grasso – Mettere la parola fine alle sanzioni significa soprattutto battere sul tempo i nostri principali competitor, come Germania e Paesi asiatici, nella rincorsa a quelle posizioni commerciali lasciate vacanti dalle imprese che in questi anni hanno diminuito o azzerato i propri interscambi con Mosca».

Tra queste, molte realtà liguri: secondo gli ultimi dati Istat e Unioncamere elaborati dall’Ufficio studi Confartigianato, tra il primo semestre 2015 e lo stesso periodo del 2014 l’export verso Russia, Libia, Tunisia e Brasile (i quattro mercati emergenti in maggior crisi) è diminuito del 64%: si tratta di oltre 105 milioni di euro, il 30,4% riconducibile alla Russia (circa 31,5 milioni). Quello della Liguria rappresenta uno dei maggiori cali d’Italia, a fronte di una decrescita media nazionale del 21,9% su un export complessivo di 6,8 miliardi.

A Genova l’export verso questi Paesi ammonta a otre 63 milioni di euro (il 32% verso la Russia, circa 20,16 milioni) e proprio qui il calo è stato quello più pesante della regione: -73,7%. Alla Spezia (14 milioni di esportazioni, l’11,2% verso Mosca, quasi 1,6 milioni) si registra un -48,5%, mentre l’export imperiese (quasi 1,4 milioni di euro, il 35,2% destinazione Russia, circa 492 mila euro) cala del 15,8%. Solo Savona ha fatto registrare una crescita: +15,5% su un totale di quasi 26,5 milioni di euro di esportazioni, per il 35% destinate alla Russia (quasi 9,3 milioni).

cs

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