Eventi - 29 luglio 2015, 18:00

Albissola Marina proseguono gli appuntamenti con "Parole Ubikate in mare" con Luca Mercalli

Giovedì 30 luglio alle ore 21,15 in Piazza della Concordia

Albissola Marina proseguono gli appuntamenti con "Parole Ubikate in mare" con Luca Mercalli

Giovedì 30 luglio alle ore 21,15 in Piazza della Concordia - Albissola Marina: incontro con il climatologo e scrittore
LUCA MERCALLI e presentazione del libro
“Tav No Tav

Le ragioni di una scelta”
(Bruno Mondadori)

Introduce Renata Barberis

Nell’ambito del Festival "Parole ubikate in mare"

In collaborazione con la Rete savonese feriamo il carbone

Ingresso gratuito

(In caso di pioggia: nella sala adiacente del Museo)

La TAV come è stato per il progetto di ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure, progetti assurdi che portano benefici ad alcuni (pochi), mentre la collettività, che ne subisce un danno assai rilevante, benchè contraria non viene coinvolta nel processo decisionale.

Il libro nasce per diffondere in modo sintetico e organico le principali motivazioni tecnico scientifiche (apportate da ingegneri, medici, economisti, filosofi, fisici, naturalisti, geologi) che scoraggiano la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino – Lione. Lo scempio perpetrato e pianificato ai danni della Val di Susa porta a un bilancio perdente sotto tutti i punti di vista: trasportistico, energetico, ambientale, storico, occupazionale e sociale. Eppure i demagoghi ad Alta Velocità hanno cercato di svilire le considerazioni tecnico-scientifiche messe sul tavolo dai controesperti della Valle, senza discutere nel merito e contrapponendo loro slogan vuoti e ideologici.
Luca Mercalli, climatologo esperto in ricostruzione del paleoclima alpino, presidente della Società Meteorologica Italiana, direttore della rivista di meteorologia Nimbus, docente, saggista, giornalista scientifico per La Stampa, Il Fatto quotidiano e Repubblica, conferenziere con oltre 1400 incontri al suo attivo, autore e ospite televisivo (RAI3 Che tempo che fa dal 2003 al 2013, Scala Mercalli dal 2015, RAI2 TGR Montagne 2005-2013 e Radio Televisione Svizzera Italiana). Consulente dell’Unione Europea per la Strategia di Adattamento ai cambiamenti climatici in Regioni Montane e per la Strategia di Salvaguardia dei Suoli. Tra i suoi libri: Che tempo che farà (Rizzoli), Prepariamoci (Chiarelettere, Premio Selezione Bancarella 2012).

 

Descrizione estesa:

All’indomani degli arresti eccellenti che apparentemente hanno incrinato il fronte compatto e trasversale pro-Grandi Opere, ecco che esce “Tav No Tav” per le edizioni Scienza Express. Un libro che, per usare le parole di Luca Mercalli, “nasce per diffondere in modo sintetico e organico le principali motivazioni tecnico scientifiche che scoraggiano la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino – Lione” (pag. 18). Motivazioni che però si possono tranquillamente estendere alla gran parte delle opere scaturite dalla famigerata “legge obiettivo” e che in “Tav No Tav” sono spiegate – per lo più con linguaggio scientifico e nel contempo divulgativo - da ingegneri, medici, economisti, filosofi, fisici, naturalisti, geologi: approccio multidisciplinare, “che può essere adottato per altre grandi opere che costellano Italia ed Europa”, e che quanto meno mostra una sua peculiarità rispetto molte delle pubblicazioni “anti-Tav”.

Da qui gli interventi di Luca Giunti (“Geografia ferroviaria”), Luca Mercalli (“Una soluzione in cerca di problema”), Angelo Tartaglia (“Le ragioni di un’infrastruttura”), Sergio Ulgiati (“Il costo energetico e ambientale di una nuova ferrovia”), Guido Rizzi e Davide Rizzo (“Sostenibilità energetica del tunnel di base”), Marco Ponti (“Sull’arbitrio economico del principe”), Maria Rosa Vittadini e Stefano Lenzi (“La Valutazione di Impatto Ambientale”), Marco Tomalino (“Le ricadute sulla salute”), Michele Roccato (“L’opposizione al Tav in Val di Susa”), Serenella Iovino (“Pensare come una montagna”). Adesso gli organi di informazione e gli editorialisti tuttofare, fin tanto non sarà passata la bufera, sembrano non insistere troppo sui “No Tav” alla stregua di cavernicoli e pericolosi estremisti, ma c’è da scommettere che presto, al momento di finanziare le cattedrali nel deserto per miliardi di euro, torneranno alla carica con le parole d’ordine di progresso e di crescita. Figuriamoci poi in uno scorcio di regime che si riempie la bocca della parola “velocità”. E’ evidente che in questo caso il ruolo dell’informazione diventa cruciale, proprio per demistificare la retorica governativa e dei partiti sanguisuga. In questo senso “Tav No Tav” fa la sua parte in maniera, secondo noi, puntuale, pragmatica, basandosi su fatti e documenti difficilmente contestabili. Inoltre viene riaffermato – in particolare da Marco Ponti – il trasversalismo di chi si oppone alle grandi opere targate legge obiettivo: “varrà la pena di notare che sia un approccio tradizionalmente di sinistra, di supporto molto spunto alle azioni di protesta locale contro i progetti infrastrutturali, sia una visione liberale della necessità di porre precisi vincoli all’uso delle risorse prelevate per via fiscale, convergono nel dibattito sulle grandi opere, e sulla nuovo linea ferroviaria Torino-Lione in particolare” (pag. 98). Sempre l’economista Marco Ponti, già tacciato da Lunardi di essere un “comunista-liberista” (più corretto definirlo semplicemente liberale), evidenzia come spacciare le proteste locali alla stregua di mero esercizio egoistico e “nimby”, per i promotori e i costruttori di un’opera di scarsa utilità, sia del tutto funzionale ai loro interessi; come possano sfruttare agevolmente le cosiddette “asimmetrie informative”, e come addirittura certe istanze ambientali paradossalmente possano risultare gradite per poi dare corso alle famigerate compensazioni: “il maggior ambientalista bolognese divenne poco dopo parlamentare, e poi consigliere di amministrazione di FS, posizione dalla quale non espresse mai dissenso per gli incredibili extracosti che il progetto AV generava” (pag. 105). Maria Rosa Vittadini e Stefano Lenzi, nel loro capitolo dedicato all’inglorioso destino della Valutazione di Impatto Ambientale, tornano dettagliatamente sulle procedure a dir poco opache che in questi anni – da parte dei politici e scendiletto “riformisti - ci sono state prospettate come panacea di tutti i mali: “la scelta su cosa finanziare e cosa no non è affatto compresa nelle pur faticose procedure di autorizzazione, ma si svolge su altri tavoli, con altri interlocutori: in un processo opaco e totalmente fuori da ogni controllo democratico” (pag. 122). Opacità - aggiungiamo noi – che, grazie anche al famigerato “Sblocca Italia” e alla faccia degli slogan “L’Italia è tornata”, sembra destinata a perpetuarsi chissà fino quando.   Tra i tanti spunti di osservazione (e di contestazione) presenti nel libro di Mercalli e Giunti possiamo ricordare quanto scrive il professor Tartaglia in merito al fantomatico corridoio 5 e alle chiacchiere in libertà dei demagoghi ad alta velocità, che alla fine del capitolo si sintetizza in una domanda: “Il famoso corridoio Lisbona-Kiev si limiterà a Novara?” (pag. 58). Ancora Mercalli, riguardo lo scempio perpetrato e pianificato ai danni della Val di Susa, tra bilancio trasportistico perdente, bilancio energetico perdente, ragioni storiche perdenti, ragioni occupazioni perdenti, bilancio sociale perdente e grandi opere perdenti, non manca di osservare come “vi sarà la fase di compensazione delle emissioni e finalmente una riduzione netta (incerta), non prima del 2050. Il danno ambientale iniziale sarà dunque certo” (pag. 23). Concetto rafforzato dal professor Guido Rizzi sulla sostenibilità energetica del tunnel di base della linea Torino – Lione: “Il costo energetico dell’infrastruttura è irrecuperabile, e il pareggio energetico in condizioni di esercizio richiede un flusso di traffico che forse una ventina di anni fa poteva essere considerato ragionevole (erano i tempi in cui la crescita esponenziale infinita di tutte le cose sembrava ancora possibile e desiderabile), ma che da una dozzina d’anni a questo parte nessuno studio indipendente giudica possibile” (pag. 92). Le conclusioni poi di Marco Tomalino, medico, al termine di un’analisi sui danni da amianto, uranio e inquinamento atmosferico, non sono affatto rassicuranti: “i rischi per la salute pubblica sono notevoli e se non verranno contenuti in modo sostanziale saranno francamente inaccettabili” (pag. 135). Altrettanto impietose le conclusioni di Michele Roccato in merito alla gestione delle proteste locali da parte dei cosiddetti decisori pubblici: “Si è dato per scontato che l’opera dovesse essere costruita senza fornire ragioni a sostegno di tale decisioni. Si sono sistematicamente stigmatizzati i residenti e le istituzioni locali che hanno chiesto di confrontarsi con i decisori muovendo loro accuse che la ricerca scientifica mostra essere sistematicamente infondate. Si sono svilite le considerazioni tecnico-scientifiche messe sul tavolo dai controesperti della Valle, senza discutere nel merito e contrapponendo loro slogan vuoti e ideologici” (pag. 150). Frasi pesanti come pietre ma che ben sintetizzano le contestazioni multidisciplinari presenti nel libro edito dalla Scienza Express. Anche se alla fin fine dicono molto sia una citazione di Mercalli (“l’economia non può dare un prezzo a tutto”), sia una frase tratta dal capitolo finale, quello forse meno “scientifico” della studiosa di filosofia ambientale Serenella Iovino: “la realtà rischia di essere scalzata, un passo dopo l’altro, dal dominio incontrastato dell’irreale economico” (pag. 162).    

 

cs

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